Omelia (16-11-2001)
Casa di Preghiera San Biagio FMA


Dalla Parola del giorno
Stolti [...] vivevano nell'ignoranza di Dio, e dai beni visibili non riconobbero Colui che è [...].Difatti dalla grandezza e bellezza delle creature per analogia si conosce l'Autore.

Come vivere questa Parola?
"Colui che è"! Si tratta del nome di Dio più vero e misterioso: quello che Lui stesso ha rivelato a Mosè nel roveto ardente. Tutto ciò che esiste, dice l'autore del libro della Sapienza "viene da Lui". Si tratta, dunque, di guardare "tutto ciò che esiste" come "creato" e dono del Creatore. Si tratta di sapersi stupire e restare ammirati per tutto quello che, nel mondo, rivela un'impronta di quella potenza e bellezza che, all'infinito, sono nel Creatore. Non a caso il salmista (nel salmo responsoriale odierno) afferma: "I cieli narrano la gloria di Dio e l'opera delle sue mani annunzia il firmamento". Ma com'è che molti sono quelli che non sanno risalire dalle realtà belle e grandi al Creatore? Egli infatti è Bellezza infinita e splendore di grandezza senz'ombra. "Si lasceranno sedurre dall'apparenza –dice l'autore sacro- perché le cose vedute sono tanto belle".

Oggi, nella mia pausa contemplativa, chiedo allo Spirito Santo di aiutarmi a indagare in me il motivo per cui il mio sguardo è spesso opaco e avido. Le persone e ogni realtà positiva che Dio ha creato e mi dona con immenso amore, io le vedo ma mi fermo ad esse; mi chiudo nelle "apparenze", perché non colgo la sostanza di ogni realtà creata che porta la firma di Dio. Chiederò il dono di liberare lo sguardo da tanto materialismo pratico invadente, da tanta superficialità. E verbalizzerò:

Dammi la sapienza del cuore, per "leggere" in ogni creatura un tuo dono di bellezza e d'amore.

La voce di un Padre della Chiesa
Ciascuno potrà contemplare la gloria di Dio, nella misura in cui quaggiù rende puro il suo occhio; ciascuno potrà abbracciare la Sapienza di Dio, nella misura in cui quaggiù apre le sue orecchie; ciascuno potrà accogliere i suoi tesori nella misura in cui rende largo quaggiù il suo cuore.
S. Efrem