In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo.
Portarli lì è un po' come se oggi li avesse portati a porto cervo in mezzo ai super panfili. Filippo è un uomo ricco e potente, invidiato da tutti per la sua bella vita.
Per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?».
Gesù fa una domanda per sciogliere il ghiaccio, per invogliare i discepoli a chiacchierare, e ci riesce; ma quello che gli interessa veramente è la seconda domanda che farà.
Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti».
E' interessante notare che lo paragonano ai profeti.
Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?».
Questa è la domanda importante: chi sono io per te? Quanto mi vuoi bene? Sono importante per te? Preferisci seguire uno come Filippo o uno come me?
Qui il discorso si fa serio; si tratta di decidere se voglio servire o essere servito. Dalla risposta che do, la mia vita prende una direzione o un'altra.
Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.
Pietro si butta e dice quello che pensano tutti, eppure Gesù non sembra entusiasta di questa risposta, infatti ordina severamente di non parlarne con nessuno. Perché?
Probabilmente capisce che per messia intendono uno potente, come Filippo. Questo succede perché il loro sogno di fare carriera, li acceca.
E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell'uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. Faceva questo discorso apertamente.
Gesù comincia a parlare della sua Passione per l'uomo, del suo desiderio di rivelare un Dio che si fa povero e serve l'uomo. Proposta che lo porterà ad essere rifiutato.
Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va' dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
Pietro fa solo il suo dovere di amico, che prova a fare ragionare Gesù secondo i criteri religiosi del suo tempo. Era evidente per tutti che il messia doveva avere successo; altrimenti che messia è? Eppure la reazione di Gesù è molto dura. L'invito è quello di ricominciare a seguirlo, senza più provare a fargli da maestro.
Penso che quando saremmo nell'aldilà, a nessuno verrà più in mente di spiegare a Dio cosa deve fare.
Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».
A questo punto Gesù rinuncia per adesso al suo tentativo di spiegare la sua Passione.
Cambia tattica. Prova a spiegare ai discepoli qual è il giusto atteggiamento per seguirlo, sperando che cosi, saranno più inclini e preparati ad ascoltarlo.
Notiamo che non dice che chi vuole seguirlo deve accettare le sue croci con rassegnazione, come tante volte si sente dire. Non è questa la proposta.
Anzi tutto dice:"Chi vuole", quindi non è un obbligo o una condizione per evitare un qualche inferno. Poi invita a rinnegare se stessi, la propria impostazione di vita, a non puntare più a preservarci, a evitare tutto ciò che può procurarmi sofferenze e difficoltà.
Meglio prendere la propria croce. Che cosa è? Per Gesù è la via che ha scelto per manifestarci quanto è grande, folle e gratuito l'amore di Dio per noi. Per me è il sacerdozio, per altri è il matrimonio, i figli, un lavoro. La croce è la mia vocazione, cioè la via con la quale decido di manifestare l'amore di Dio.
La salvezza è riuscire a fare una vita feconda, bella per me e per gli altri. Questo implica delle scelte e delle difficoltà, ma ne vale la pena.
Buona domenica.