Gesù va verso i villaggi di Cesarea di Filippo, l'attuale Banias, ai piedi del monte Hermon. Qui "indaga" la posizione dei suoi discepoli prima di intraprendere il cammino verso Gerusalemme. Gesù inizia con una specie di sondaggio: "la gente, che dice che io sia?" E i discepoli fanno un rapido elenco riportando gli stereotipi applicati a Gesù. A Gesù tuttavia non basta sapere cosa pensa la gente e incalza: "ma voi, chi dite che io sia?". Lasciamo che questa domanda risuoni nel cuore. «Ognuno di noi può chiedersi: chi è Gesù per me? È un nome, un'idea, soltanto un personaggio storico? O è veramente quella persona che mi ama che ha dato la sua vita per me e cammina con me? Per te chi è Gesù? Stai con Gesù? Cerchi di conoscerlo nella sua parola? Leggi il Vangelo, tutti i giorni un passo di Vangelo per conoscere Gesù? Porti il piccolo Vangelo in tasca, nella borsa, per leggerlo, ovunque? Perché più stiamo con Lui più cresce il desiderio di rimanere con Lui» (papa Francesco).
Pietro, ispirato dallo Spirito di Dio, azzecca parte della risposta: tu sei il Cristo! Cristo non è il cognome di Gesù. Il titolo "cristo", letteralmente "il consacrato", era la versione greca dell'ebraico Messia. Nell'Antico Testamento il Messia era atteso come un uomo investito della missione di offrire la parola definitiva di Dio e di chiudere il cammino della storia. Il Cristo lo stavano aspettando da duemila anni; dire tu sei il Cristo era il condensato di tutta l'attesa della speranza di duemila anni di tutto il popolo. Tuttavia a Pietro ne manca ancora un pezzo (la divinità di Cristo) e ha ancora un'idea distorta su Gesù. Pietro, infatti, forse ancora "fiero di sé" per la risposta appena azzeccata, davanti a tutti prende in disparte Gesù e lo rimprovera un po': Ma che dici? Tu soffrire? Non sia mai! ora te lo spiego io come si fa... Ed ecco arrivare a Pietro una doccia tremenda: «mettiti dietro di me, Satana, perché tu ragioni secondo il mondo, ma non secondo Dio». Sì, Gesù rimprovera Pietro perché ragiona in modo umano, anzi diabolico: vuol mettersi davanti a Dio, vuole dire lui a Dio che cosa debba fare, invece di fare lui ciò che Dio dice, di seguirlo imparando cosa significhi amare e donare la vita per gli altri. Gesù chiama Pietro a non invertire i compiti. Il discepolo non è colui che si impone al Maestro ma che gli va dietro. È un monito importante anche per noi, spesso tentati di voler dire noi a Dio cosa fare, rimanendo incartati nella non-accettazione della realtà e della sua volontà, nella quale c'è il nostro vero bene!
La reazione di Pietro è importante: svela quella che era la sua e la nostra lontananza dagli schemi di Dio. Sarà la passione a svelare il vero volto di Dio: il volto debole dell'amore vero, un amore totale, fedele, che si lascia anche rifiutare, che non si impone; di un amore onnipotente, capace di vincere il male del rifiuto e della morte, capace dunque di trarre da ogni sofferenza un bene più grande, capace di trasformare una fredda croce in un giaciglio d'amore dove poter far esperienza della tenera presenza del Signore.
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