Omelia (12-09-2021) |
don Michele Cerutti |
La fede di Dio nei confronti dell'uomo si concretizza in quella passione che Gesù stesso ha sofferto. Isaia ci dimostra quello che Gesù stesso in una rivelazione mistica consegnerà alla beata di Foligno: "Non ti ho amato per scherzo". Il Signore veramente ci ha amati. Davanti a questo amore la risposta della nostra fede, consegnata gratuitamente, deve essere corroborata da opere ovvero da azioni concrete. Il rischio è quello di una fede che rischia di rimanere in superficie e non in grado di rispondere all'amore di Dio. Lo dice bene Giacomo in questi versetti, che da alcune domeniche arricchiscono la nostra liturgia, con provocazioni alla nostra coscienza per condurci ad una fede responsabile e non fatta di etichetta. Fede e opere conducono l'uomo alla concretezza del rapporto con Dio. Possiamo conoscere a memoria il credo e affermare agli uomini di essere discepoli di Gesù, ma limitarci all'esteriorità. Anche i demoni, sono grandi teologi, ma le loro opere non corrispondono alla professione di fede. Quali opere compiere? E' la domanda che bisogna porci. Il rischio consiste di considerare che per essere buoni cristiani bisogna fare lo straordinario, invece, Matteo nel capitolo 25 ci offre un vademecum di azioni molto semplici che si compiono nell'ordinarietà (dare da bere a un assettato, dare da mangiare a un affamato). Fare dell'ordinario il nostro straordinario direbbe una gigante della carità come Madre Teresa di Calcutta. Il mistero a cui siamo condotti questa domenica proprio per vivere la nostra vita cristiana in pienezza è: la passione. Gesù, dopo aver riscontrato successo a Tiro e Sidone, si muove in altre terre pagane e giunge a Cesarea di Filippo e qui si rivolge con domande ai suoi discepoli per verificare l'attenzione che hanno dell'ambiente che li circonda e pone loro una domanda su cosa dice la gente su di Lui. Le risposte sono diverse, ma tutte convergono sul fatto che viene identificato come un profeta. Gesù vuole sapere allora cosa dicono la gente di Lui. Pietro risponde per tutti: tu sei il Cristo. Ottima risposta, ma quando Gesù inizia a parlare loro della passione ecco che vengono sorpresi e iniziano le difficoltà a comprendere un Dio che sceglie la via della passione. Gli apostoli sono abitati dall'idea di un Dio che viene con potenza a liberare il popolo di Israele dalla occupazione romana. Gesù li rimanda agli eventi pasquali affinché la loro professione di fede sia veramente compresa. Anche noi possiamo comprendere il Signore solo nella logica pasquale perché rischiamo di considerarlo a livello di uno dei grandi personaggi della storia che sono passati hanno fatto del bene, ma non riusciamo a dare una visione completa del Cristo. Il rischio è che quindi anche le croci di ogni giorno diventano pesanti e davanti al male ci chiediamo: Dov'è Dio? Ecco Dio è appeso a una Croce a ricordarci che prende le nostre difficoltà. |