Omelia (19-09-2021)
don Michele Cerutti


Per due domeniche successive Gesù lo abbiamo visto attraversare terre pagane. Primo lo abbiamo visto a Tiro e Sidone e qui riscuote successo, ma come sempre poco avvezzo ai like si spinge oltre per andare a Cesarea di Filippo e davanti alla popolarità che conquista vuole comprendere se i discepoli sono stati veramente capaci di capire cosa dice la gente sulla sua figura e se, a loro volta, loro stessi, sono in grado di identificare la Sua identità.

Oggi Gesù entra in Galilea e quello che si trova è un muro di incomprensione non da parte dei pagani, ma pensate dagli stessi discepoli.

Colpisce questo contrasto nelle terre dei gentili c'è l'accoglienza, nelle terre di provenienza si respira l'aria di malinteso.

Capita così anche nelle nostre comunità, tra i discepoli del XXI secolo, la figura di Gesù si cerca di accomodarla secondo i nostri disegni e i nostri progetti come hanno fatto oggi gli apostoli nel brano evangelico proclamato discutendo lungo la via su quali posizioni occupare.

Tutto questo mentre Gesù parlava loro della sua passione.

Abitati come sempre dalla concezione nazionalistica, politica e a volte marziale del Messia nella convinzione che sarebbe stato il liberatore di Israele dal potere romano.

Gesù prende le distanze da una tale visione equivoca e per fare ciò mette al centro un bambino e invitando nell'accogliere tutti i piccoli perché solo così si accoglie Lui.

Ancora una volta la via del discepolato si fa piccola lontana dalle logiche mondane del potere che possono abitare coloro che intendono seguire Gesù.

In altri brani ci viene detto che Giacomo e Giovanni si avvicinano al Maestro chiedendo per sé un posto alla destra e alla sinistra del Regno e gli altri apostoli si scandalizzano perché probabilmente covavano quello che i due hanno esternato con ingenuità.

Alla fine, molti degli scandali che investono anche la Chiesa nascono da invidie di potere come ci mette in guardia Giacomo in questa lettera che leggiamo questa domenica.

L'invidia, le gelosie, purtroppo, non sono esenti nel popolo di Dio quando svolge un servizio per la comunità e considera tutto nella logica del potere e della proprietà di ciò che sta compiendo.

Gesù ci invita questa domenica a vincere i nostri disegni di supremazia, ma a considerare che tutto ciò che facciamo entra nella logica del servire i fratelli.

I santi hanno proprio cercato di vivere non pretendo posti di onore e di prestigio ma praticando la via stretta del chinarsi nei confronti dei fratelli.

Mi piace ricordare a un anno dalla sua morte don Roberto Malgesini, prete comasco, che ha cercato proprio nella sua semplicità di vivere il Vangelo non occupando i primi posti, ma curando le ferite degli emarginati ovvero di coloro che nessuno vuole.

In questo sacerdote più vicino ai nostri tempi troviamo la via della salvezza e l'ingresso nella vita eterna lontano da logiche mondane.

Sia questo, come altri che la Chiesa ci propone, il modello per vivere la strada vera del Vangelo.