Omelia (26-09-2021)
fr. Massimo Rossi
Commento su Marco 9,38-43.45.47-48

Ogni promessa è debito!
Domenica scorsa vi ho annunciato che avrei ripreso la riflessione puntando il nostro spotlight virtuale sulla generosità, quale carattere distintivo di ogni servizio cristiano, e così faccio.
La generosità secondo il Vangelo non si esprime solo nel donare con gioia, senza condizioni, né distinzioni di persona, ma anche nel riconoscere con larghezza e senza discriminazioni il bene che viene compiuto, a prescindere da colui che lo compie; nel senso che, dichiara Gesù, "non c'è nessuno che faccia un miracolo nel nome di Cristo, e subito possa parlare male di lui...".
L'occasione per fare questa precisazione, fondamentale per la nostra fede, gliela offrono gli Apostoli, i quali avevano visto un uomo che scacciava demòni nel nome di Cristo, ma non apparteneva al loro gruppo; per questo glielo avevano impedito. Immediata la protesta del Maestro: "Non glielo impedite! (...) Chi non è contro di noi è per noi.".
Naturalmente non si tratta di un bene-purché-sia... ma di un bene fatto in nome di Cristo.
Abbiamo già avuto modo di chiarirci le idee sul valore aggiunto che la fede apporta al bene fatto in nome di Cristo.

Ma il Vangelo non si ferma qui; contiene un'altra sentenza (del Signore) particolarmente radicale, anche questa pronunciata senza troppi giri di parole: il tema è l'integrità, valutata in termini fisici, ma soprattutto (in termini) morali.
Non è chiaro il collegamento tra questo insegnamento e quello precedente, ma non è importante. I detti del Signore si susseguono e gli evangelisti li inseriscono random nella narrazione... Ciò che importa è poterli leggere e meditare, nella speranza di metterli in pratica al momento opportuno.

Dunque, integrità fisica e morale: il Figlio di Dio mette in guardia contro lo scandalo: "Guai a chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me...".
Chi provoca scandalo? Istintivamente viene da pensare a coloro che hanno risposto alla chiamata a seguire il Signore, ma vivono in modo contrario all'insegnamento che predicano.
È l'ipocrisia, lo scandalo peggiore, che annulla la forza persuasiva della Parola.
Potente è il messaggio evangelico, ma in bocca a chi non lo testimonia con la coerenza della vita, ferisce, offende, scandalizza chi ascolta.

Come porvi rimedio?
Semplice: se l'apostolo non è in grado di convertirsi, conformando il vissuto al Vangelo che annuncia, l'unica soluzione è un bel taglio netto! Se è la mano lo strumento dello scandalo, allora la tagli; se il motivo dello scandalo è un piede, piuttosto lo amputi. E se fosse un occhio? Se lo cavi! Si può entrare nel Regno dei Cieli anche con il corpo mutilato, piuttosto che finire all'inferno con due mani, due piedi e due occhi...
"Dura lex, sed lex", dicevano gli antichi.

Per il Signore, chi provoca scandalo merita di morire, gettato in mare con una macina da mulino legata al collo.

Il discorso sullo scandalo non si riferisce solo ai falsi ministri del Vangelo.
Meritano di morire anche quelli che perseguitano i credenti, in odio alla fede.
Verosimilmente l'evangelista sta pensando ai mandanti che promossero le prime persecuzioni e ai sicari che materialmente le misero in atto, negli anni in cui venivano scritti i Vangeli.
Il questo caso, lo scandalo non è costituito dall'ipocrisia di chi predica bene ma razzola male; ma dalla crudeltà con la quale si infieriva sui testimoni della fede, colpevoli di aver creduto nel Cristo, e in nome suo, aver rifiutato di offrire sacrifici alla divinità dell'Imperatore. Ecco cosa accade quando il sacro si mescola al profano, il culto alla politica, la religione alla morale...

Quando la fede è autentica, produce inevitabili ricadute sul modo di pensare e di agire; per chi si converte a Cristo, il mondo non è più come prima, le relazioni non sono più come prima, l'uso dei beni non è più quello di prima,... Una vera rivoluzione copernicana, che manda in crisi anche chi non aderisce al Vangelo, costringendolo a porre la questione di senso sul proprio modo di ragionare e sulle scelte che ne derivano...
Il contrasto è dunque inevitabile! Anche se il cristiano non alza le mani - ma la voce sì! -, men che meno usa le armi - l'unica arma è la spada della fede! -, la sua coerenza incute timore, e provoca reazioni. "Chi non è per noi è contro di noi!", sentenzia il Signore.
Non si può restare indifferenti al messaggio cristiano: o si è favorevoli (al Vangelo), o contrari.
E l'indifferenza?
L'indifferenza è il frutto della progressiva perdita di mordente dell'annuncio evangelico.
La Parola è la stessa di sempre; si è invece affievolito l'impegno sociale dei cristiani.
La fede è sempre più diffusamente intesa come un fatto privato, un bisogno di salvezza individuale attraverso un cammino di elevazione spirituale. La ricerca di Dio non passa più attraverso il servizio al prossimo. Una fuga mundi, versione 2.0...
Anche l'illusione è sempre la stessa: che la fede possa fare a meno della carità.
Chi ha orecchie per intendere, intenda.