Omelia (26-09-2021) |
diac. Vito Calella |
Mani, piedi e occhi per valutare la nostra libertà Il valore simbolico di mani, piedi, occhi Abbiamo tutti due mani, due piedi, due occhi. Se ci fermiamo per un po'ad osservare queste tre membra del nostro corpo, potrebbero ricordarci che ognuno di noi è responsabile di comportamenti buoni o di azioni cattive. Guardiamo le nostre due mani. Rappresentano il nostro agire pratico che tesse relazioni con cose, piante, animali e soprattutto con altri esseri umani. La mano sinistra ci ricorda che possiamo usare e abusare senza rispetto le cose, le piante, gli animali e soprattutto le persone intorno a noi, a partire da quelle della nostra famiglia, dai nostri amici e colleghi di lavoro. Possiamo distruggere la natura, causare discriminazioni e divisioni tra di noi. La mano destra ci ricorda che possiamo creare legami di vera amicizia, possiamo rispettare gli altri senza usarli per soddisfare i nostri istinti egoistici; abbiamo la possibilità di manipolare e trasformare la natura senza contribuire a distruggere l'armonia e la bellezza di tutto ciò che è stato creato da Dio. Guardiamo i nostri due piedi. Rappresentano la direzione delle nostre azioni, ci ricordano l'orientamento che vogliamo dare alla nostra vita grazie al dono della nostra libertà. Guardando i propri piedi ognuno di noi può farsi la seguente domanda: «In che direzione sta procedendo la mia esistenza?» Il piede sinistro ci ricorda che possiamo camminare per raggiungere solo obiettivi a breve termine: avere una laurea per ottenere un buon lavoro, avere un lavoro per ottenere un buon stipendio, avere uno stipendio per costruire la nostra casa, per avere la nostra auto, viaggiare, divertirsi, avere la sicurezza economica per sposarsi, avere una progenie di figli e nipoti a cui lasciare i beni che si sono accumulati nel corso degli anni, praticando anche ingiustizie, proprio come abbiamo sentito dalla denuncia della lettera di San Giacomo. Ma c'è un orizzonte uguale per tutti: la nostra morte fisica. La morte è l'unica certezza del futuro e può arrivare in qualsiasi momento. Al suo arrivo, non c'è più nulla da sperare per tutti i nostri progetti immediati. Ci sono molte persone che, quando arriva una grave malattia o si trovano di fronte alla morte imminente, si rendono conto di aver usato la loro libertà solo per soddisfare il loro egoismo e raggiungere mete puramente terrene. Il piede destro ci ricorda che possiamo muoverci verso il raggiungimento di obiettivi a lungo termine che vanno oltre la nostra morte fisica. C'è un orizzonte molto più grande, che inizia qui ed ora, ma si raggiunge pienamente oltre la soglia della nostra morte: è il regno del Padre. Questo regno non è un luogo geografico, ma è una bella esperienza di comunione. Possiamo veramente sperimentare di sentire, tutti insieme, la gioia di essere figli dello stesso "Abbà" per il dono dello Spirito Santo che già abita nel tempio vivo del nostro fragile e vulnerabile corpo umano. Questa fantastica esperienza di comunione ci è stata offerta quando Gesù Cristo, l'eterno Figlio del Padre, si è fatto uomo come noi, è stato crocifisso, è morto per tutti noi e per la nostra salvezza ed è stato risuscitato per volere del Padre e ad opera dello Spirito Santo. Questa vera esperienza di comunione l'apostolo Paolo la ricordò ai Galati attraverso l'inno battesimale che pose proprio al centro della sua lettera:«Infatti siete tutti figli di Dio, per mezzo della fede in Cristo Gesù. Perché tutti voi che siete stati battezzati siete stati vestiti in Cristo. Non c'è più ebreo o greco, non c'è più schiavo o libero, non c'è uomo o donna, perché tutti voi siete una cosa sola in Cristo Gesù» (Gal 3,26-28). La direzione data alle nostre azioni, guardando i nostri piedi, dipende dal nostro sguardo. Pensiamo ai i nostri due occhi. Rappresentano lo sguardo più profondo della nostra coscienza. La direzione della nostra vita, cioè l'orientamento verso cui vanno i nostri piedi, che determina la qualità dei nostri atti, dipende da ciò che vogliamo sempre avere davanti ai nostri occhi, al fine di prenderci cura di ciò che vogliamo sempre custodire al centro del nostro cuore. Se decidiamo che la meta del cammino della nostra vita sia il regno del Padre, ciò si realizza perché davanti ai nostri occhi, fuori di noi, scegliamo di avere la parola di Dio. Se il nostro sguardo esteriore si concentra ogni giorno sull'incontro orante con la Parola di Dio, il nostro sguardo interiore si concentrerà solo su Cristo morto e risuscitato. Se scegliamo di addocchiare la lettura orante della parola di Dio, lo Spirito Santo in noi ci porta ad avere Gesù Cristo al centro del nostro cuore e a vivere per Cristo, con Cristo e in Cristo la nostra vita quotidiana. In comunione con l'apostolo Paolo, potremo testimoniare che «Non siamo più noi che viviamo, ma Cristo vive in noi. La vita che viviamo nella carne la viviamo nella fede del Figlio di Dio, che ci ha amati e ha dato se stesso per noi» (Gal 2,20). La comunione eucaristica rinnova continuamente il nostro voler vivere in Cristo. L'occhio destro ci ricorda dunque che siamo chiamati a scegliere la parola di Dio come «perfezione e conforto per la nostra anima, come fedele testimonianza del Signore, come sapienza degli umili, come Parola di giustizia» (Sal 18,8.10). Guardando alla Parola, possiamo essere corporeità vivente "in Cristo". Se decidiamo per questa opzione, abbiamo scoperto con gratitudine che la nostra vita umana non dipende soltanto da noi, dalle nostre capacità, dai nostri punti di forza, dalla nostra buona volontà, ma diventa sempre più la nostra fiduciosa resa alla libera azione dello Spirito Santo, agente in noi, e desideriamo che le nostre azioni esprimano il frutto dello stesso Spirito: «amore, gioia e pace, pazienza e bontà, generosità e fedeltà, mitezza e autocontrollo» (Gal 5,22-23a). L'occhio sinistro ci avverte del pericolo di fare di tutto, nella nostra vita quotidiana, lasciando da parte l'essenziale che è la lettura orante della Parola e di Dio. Scartando la parola di Dio come oggetto principale del nostro sguardo, gettiamo lo sguardo sul denaro, sui piaceri dei nostri istinti egoistici, sulla ricerca del benessere individuale; trasformiamo in idoli il nostro lavoro, i nostri progetti, la nostra famiglia, il nostro popolo, persino la nostra visione filosofico-religiosa. Le nostre opere, guidate solo dalla nostra volontà umana, possono diventare comportamenti che generano divisione, discriminazione e sofferenza ingiusta, perché possiamo diventare schiavi dei nostri istinti egoistici praticando le opere della carne: «unione illegittima, impurità, libertino, idolatria, stregoneria, inimicizia, litigio, gelosia, rabbia, discussioni, discordie, settarismo, invidia, bere, abbuffate e simili» (Gal 5,19b-21a). Speriamo che ci siano sempre più cristiani che pregano e praticano la parola di Dio! «Come vorrei che tutto il popolo del Signore fosse profeta e che il Signore gli concedesse il suo Spirito!» (Nm 11,29). Fino ad un certo punto del viaggio del popolo d'Israele verso la terra promessa, Mosè era stato l'unico profeta, l'unico autorizzato a interpretare le parole di Dio e istruire il popolo. Ma avvenne che questo dono della profezia fu decentralizzato: da Mosè, si trasmise ai settanta anziani, che potevano così aiutare Mosè a dirigere il popolo insegnandogli a camminare secondo i dieci comandamenti. Mosè desiderava che lo Spirito di Dio scendesse su tutti, non solo sul gruppo dei settanta anziani. Il suo desiderio si è definitivamente esaudito con la venuta di Gesù, che è il Verbo fatto carne. Gesù è il profeta che ha rivelato completamente il vero volto di Dio Trinità e il piano divino della nuova ed eterna alleanza del Padre con tutta l'umanità. Noi, credendo in Gesù morto e risuscitato, risvegliamo la verità che lo Spirito Santo è già presente nei nostri corpi e ci permette di essere ascoltatori, pregando e praticando il dono meraviglioso della parola di Dio. Siamo tutti profeti come Gesù, il nostro vero e definitivo profeta. Scegliamo allora di fissare lo sguardo sulla parola di Dio per centralizzare la nostra vita in Cristo Gesù nostro Signore. Al momento della nostra morte fisica non sarà necessario gettare via l'occhio sinistro, il piede sinistro, la mano sinistra perché tutto il nostro sguardo è servito ad amare la Parola, pregandola, masticandola e mettendola in pratica con le nostre azioni quotidiane. «Chi non è contro di noi è a nostro favore» (Mc9,40). Lo Spirito Santo è dentro ogni essere umano. Agisce non solo nei cristiani cattolici, ma anche nei credenti di tutte le innumerevoli chiese cristiane che evangelizzano parallelamente alla nostra comunità inseita nel mondo. Lo Spirito Santo agisce in tutte le persone di buona volontà che cercano sinceramente la verità. Chiediamo al Cristo risuscitato che si fortifichi in mezzo a noi il dialogo ecumenico basato sull'amore che abbiamo per la parola di Dio. |