Omelia (26-09-2021)
don Michele Cerutti


Il Vangelo di Marco è indirizzato alle comunità di Roma caratterizzata da persecuzione e ostilità da parte dei pagani di quella città. Quindi, mentre molti davano testimonianza autentica fino alla prova del martirio, altri rischiavano di vivere la fede rinchiusi e senza aperture come dentro una grande bolla proteggendosi dall'esterno guardando un po' tutti con sospetti anche coloro che non sono nemici, ma vivono le stesse cose non nella stessa maniera.

In questa chiave di lettura riusciamo a capire l'incipit del brano evangelico odierno. Due discepoli vanno da Gesù e mostrano la preoccupazione perché vi sono alcuni che fanno miracoli nel suo nome, ma non appartengono al club di coloro che stanno seguendo il Maestro.

Gesù non ha paura di dire loro: "Lasciateli fare perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi".

Quante volte mi è capitato di sentire dire ho dato un'offerta alla Caritas dei protestanti ho fatto bene o male?

Se il bene viene fatto non preoccupiamoci chi lo fa.

Cerchiamo di vivere con questa grande apertura che ci chiede Gesù.

Penso a una rivoluzione copernicana che il Concilio ci propone quando, nel rapporto con le religioni, ci esorta a considerare in Nostra Aetate al punto 2:

"La Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni. Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella Verità che illumina tutti gli uomini".

Questo vale ad extra nelle realtà ecclesiali, ma anche ad intra siamo esortati a non considerarci migliori rispetto ad altri gruppi.

E' uno di quei rischi che molto spesso si vive quando si opera nei confronti dei più poveri e dei fragili.

La Carità molto spesso rischia di renderci superbi e in tanti anni che vivo all'interno di strutture che operano nel sociale mi accorgo sempre di più che tutti pensiamo di essere migliori di altri nell'esercizio dell'attenzione.

Quasi che fossimo solo noi gli unici che ci riescono mentre gli altri scimmiottano qualcosa.

Questo è veramente uno dei tarli nel compiere il bene perché crea divisione e non unità.

Questi versetti sono un vero e proprio esame di coscienza sulla modalità con cui ci presentiamo ai fratelli che vivono il loro rapporto con Gesù non con la nostra stessa modalità.

A tutti è richiesto invece di non essere di scandalo ovvero ostacolo e inciampo nei confronti dei fratelli.

Certamente pensiamo tutti ai grandi scandali che attraversano la Chiesa e guardiamo a questi con indignazione e senso di frustrazione.

La pedofilia non è accettabile sicuramente fatta da preti, ma anche da battezzati non presbiteri, perché ahimè dobbiamo dircelo sono di più gli atti pedofili commessi in casa che in Chiesa. I secondi non fanno rumore rispetto ai primi, ma sono gravi lo stesso.

Tuttavia, ci sono scandali più piccoli, ma anche più insidiosi a cui dobbiamo guardarci e sono quelli dettati dalle spaccature tra di noi.

I primi cristiani si riconoscevano da come si volevano bene.

Oggi vediamo il diminuire della partecipazione alla vita ecclesiale, ma molto spesso dobbiamo anche chiederci se siamo stati causa di scandalo nei confronti dei fratelli. Hanno visto in noi uomini e donne che si vogliono bene?

Quando i cristiani si dividono creano problemi e allontanano. Più i motivi sono sciocchi più il fenomeno ha le sue ripercussioni.

Quello che ci viene chiesto oggi è non di scandalizzare i più piccoli, ovvero tutti coloro che sono alla ricerca di Dio perché questa è una responsabilità grave.

Una consegna importante a cui non dobbiamo sottrarci.