I discorsi sulla via
‘Di che cosa stavate discutendo per la strada?'.
Colpisce questa domanda di Gesù fatta ai suoi discepoli nell'intimità della casa. Nel segreto della loro amicizia, aveva parlato loro di morte e di resurrezione. Non avevano capito molto, e non avevano ancora la confidenza di fare domande. Perché per la strada i loro interessi erano altri, le loro logiche diverse, la loro preoccupazione lontana dal cuore di Gesù. Lui parla di donazione totale, di offerta di sé, nella crudezza della croce e nel mistero della risurrezione. Ma loro sono presi dall'ansia di raggiungere i posti migliori, di avere visibilità. E allora, davanti a Gesù, tacciono: avevano paura di fare brutta figura.
‘Di che cosa state parlando?'.
È la stessa domanda che Gesù porrà anche a due discepoli dopo i fatti di Gerusalemme, mentre se ne ritornano delusi e impauriti alla propria vita, diretti verso Emmaus. Non hanno capito nulla nemmeno mentre è accaduto. La morte e la resurrezione di Gesù non corrisponde ai consueti dialoghi dei suoi, che sono come noi, come la stragrande maggioranza della gente. Persone semplici, sebbene più fortunate di altre: erano stati chiamati a seguire da vicino questo Maestro che parla e agisce con una autorità mai vista prima, ma che ora inizia a fare discorsi poco ragionevoli, pressoché incomprensibili!
Erano fortunati, sì, e si sentivano privilegiati. Scelti per essere discepoli intimi e ‘stare con Lui', loro potevano vantare di avere raggiunto un gradino più alto nella scala dell'onore sociale. Non c'è niente di strano, forse neanche niente di male. Desiderare di occupare qualche posto di prestigio, specialmente per chi è stato sempre abituato ad abbassare la testa per far spazio ad altri più potenti, oppure a sudare per guadagnarsi la vita in un mestiere spesso poco gratificante... beh, non è qualcosa di inedito nei cuori degli uomini!
Onore, prestigio, riconoscimento...
‘Per la strada avevano discusso tra loro chi fosse il più grande'. E verso Emmaus, frustrati nei sogni di maestà e successo del loro Maestro, stavano parlando del dramma di un fallimento incompreso.
E noi, di che cosa discutiamo per la strada?
Di che cosa parliamo lungo la via? Che cosa occupa i nostri pensieri e i nostri discorsi nel tram tram quotidiano, di discepoli desiderosi di seguire il Maestro?
La nostra vita di tutti i giorni ci mette costantemente davanti situazioni e occasioni in cui c'è semplicemente da scegliere con quale logica affrontarle. C'è la tattica del mondo che si ritiene adulto e autonomo: fare a gara per vedere chi merita di stare un gradino più in alto degli altri, magari manifestando la furbizia di arrivarci servendosi degli altri.
E c'è la svolta del Maestro, la rivoluzione di Gesù, che propone a modello la vulnerabilità dei bambini. Si tratta di scegliere di stare a livello degli ultimi, degli esclusi, degli ‘abbassati', di coloro che dalla vita stessa sono costretti a stare ‘piegati e curvi'... e non possono far altro che decidere di appoggiarsi a Dio per stare in piedi!
Scegliere fra le due logiche non è questione tanto di opposti, quanto piuttosto di profondità. Si vive a due livelli completamenti diversi. E quindi o si vive la vita in superficie, sciupandone le parti più belle che stanno alla radice della vita stessa; oppure si scava e si va giù, verso le fonti della vera gioia. Chi si piega per lavare i piedi in fondo ha scelto la via migliore, la strada della penetrazione nel mistero pieno della vita.
E la pienezza è beatitudine.
Quando si sceglie di vivere da abbandonati a Dio, come un bambino si abbandona nel grembo della madre, si accoglie la parte migliore. Ai piedi degli ultimi, si sta ai piedi del Maestro, come Maria di Betania. E si tocca così l'intensità dell'esistenza.
Di che cosa, dunque, parliamo lungo la normale e ordinaria via della nostra vita? Mentre aspettiamo l'autobus affollato, durante le gite tra amici, facendo la coda in posta o al mercato, cosa occupa i nostri dialoghi?
Quale novità di vita può portare un uomo o una donna di fede, che tra le preoccupazioni per i prezzi della verdura e le inquietudini circa il futuro dei propri figli, sanno tenere presente che la vita stessa non si esaurisce al corpo e al pane, alla carriera e alla salute! Non è il successo il senso della vita, non sono le opere e gli applausi che vanno in televisione la visibilità che conta, non restano i meriti guadagnati a spese degli altri nel cuore di Dio.
Rimane piuttosto ogni parola ascoltata e detta con amore.
Rimane ogni gesto di affidamento e di abbassamento. Rimane ogni scelta di ‘stare con Lui' in profondità, senza rincorrere fugaci gratificazioni ‘a pelle'. È questa logica dell'umile servo di Dio che consegna all'uomo il primo posto nel Regno: quello del bambino fra le braccia del Padre!