Omelia (03-10-2021) |
mons. Roberto Brunelli |
Il matrimonio come Dio l'ha voluto Il vangelo di oggi (Marco 10,2-16) per la terza domenica di seguito parla dei bambini. Stavolta è per spiegare la logica del regno, in cui tutti sono invitati ad entrare. "Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso", dice Gesù. Ciò non significa vivere la fede in lui con l'incoscienza di un bambino, rinunciando a ragionare, a valutare, a decidere. Significa piuttosto imitare il bambino nella sua fiducia verso i genitori, dei quali intuisce l'amore e la sollecitudine, perché quanto gli permettono o gli proibiscono è solo per il suo bene. Così dobbiamo essere noi nei confronti di Colui che non a caso chiamiamo Padre. Il suo amore per noi si manifesta anche negli insegnamenti del suo Figlio. E nel brano odierno se ne trova un altro di grande rilievo, relativo al divorzio. Sollecitato da alcuni farisei i quali cercano di metterlo in imbarazzo, Gesù non esita a schierarsi addirittura contro Mosè, considerato dagli ebrei come la fonte delle loro norme di vita. Egli, dice, ha ammesso che il marito possa ripudiare la moglie; ma c'è un'autorità ben al di sopra di quella di Mosè, e quella è da ripristinare. Di qui la risposta: "Per la durezza del vostro cuore, Mosè scrisse per voi questa norma. Ma dall'inizio della creazione Dio li fece maschio e femmina; per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto". E aggiunge poco dopo: "Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio". Una precisazione: le ultime parole sono un adattamento al mondo greco-romano, dove anche la donna poteva decidere di divorziare; presso gli ebrei, solo all'uomo era concesso. In ogni caso, divorzio e successive nozze con altri non rientrano nel progetto che Dio, nel suo amore paterno, ha previsto per l'uomo. Di fronte a così esplicite parole c'è poco da discutere; ci si può chiedere però come marito e moglie possano evitare la rottura del loro legame, e in proposito non sarà inutile richiamare le linee essenziali di quel progetto. Dio ha dotato l'uomo della dimensione sessuale, ovviamente perché la viva "da uomo", nella sua forma più alta. Il sesso, in sé preso, è solo un cieco istinto animale volto ad assicurare la continuità della specie; l'uomo, solo l'uomo, sa ammantarlo di fascino e viverlo con tutta la carica dei suoi sentimenti: col rischio tuttavia che essi si venino di egoismo e considerino il partner come una cosa, un semplice strumento per conseguire la propria soddisfazione. Molti si fermano lì, con la conseguenza che quando lo strumento non appare più funzionale, oppure ne trovano uno più soddisfacente, lo abbandonano. Ma Dio ha dotato l'uomo anche della capacità di salire un gradino più su: trasfigurare l'istinto e il sentimento in dono di sé, in comunione irreversibile con la persona amata. Così Dio si comporta con noi: poiché ci ama davvero, anche quando non corrispondiamo ai suoi intenti non ci abbandona, e così ci invita a comprendere la realtà meravigliosa dell'amore, offrendoci allo scopo tutto l'aiuto occorrente: la guida della sua Parola, la forza dei suoi sacramenti, tra cui quello specifico del matrimonio. Due cristiani dovrebbero contrarre matrimonio solo se consapevoli di questo e disposti a intraprendere il percorso previsto da Dio. Ciò malgrado potrà accadere che uno dei due, o entrambi, smarriscano per via i sani propositi e rompano il legame, magari creandosene poi un altro: in tal caso vengono a trovarsi in una posizione irregolare davanti a Dio, il quale tuttavia non smette per questo di amarli. La Chiesa non è autorizzata a ignorare la loro posizione, ma non li abbandona, anzi li esorta a partecipare come possono alla sua vita, proprio perché li sa ancora, sempre, oggetto dell'amore paterno di Dio. |