Nella prima lettura di oggi vediamo che Dio dice:"Non è bene che l'uomo sia solo"...
Oggi vediamo che di gente sola ce n'è sempre di più. Da qui l'urgenza di far chiesa, di costruire comunità e di sostenere le famiglie.
In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie.
Quando ci si domanda se una cosa è lecita, cioè permesso dalla legge, significa che non c'è più amore. Siamo scesi ad un gradino più basso, perché l'amore è una dimensione superiore, che non ha bisogno di leggi.
Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla».
Gesù domanda cosa ha ordinato Mosè e loro rispondono che cosa ha permesso; sono due cose diverse. A Dio dispiace vedere una persona soffrire per cui certamente non ordina il ripudio. Una coppia che si separa è sempre una tragedia.
Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma.
Gesù fa notare che Mosè scrive questa norma perché si trova davanti dei cuori induriti, incapaci di cercare il bene dell'altro. Cosa succedeva: Se un uomo lasciava la moglie per mettersi con un'altra, quella rimaneva sola, senza sostentamento, e non poteva neanche risposarsi, perché per la legge rimaneva del marito. Scrivendo l'atto di ripudio, per lo meno la donna era libera di risposarsi. Praticamente è un tentativo di tutelare un minimo la donna.
Ma dall'inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
Gesù dice: "l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto". Non è un ordine, né una legge; è una supplica. Come quando Dio ci dice: "Non uccidere, non rubare, etc." Dio ci vuole bene e per questo ci dà buoni consigli. Ma cosa può aiutarci a mettere in pratica questo consiglio? La prima cosa da fare è ricordarci come tutto è cominciato. Ritornare all'inizio di ogni storia e ricordarci che se stiamo insieme è per un dono di Dio. Riconoscere che l'altro è un dono di Dio per me e che ne ho bisogno. Che ho bisogno della sua fedeltà come lui della mia.
Il Signore è il nostro Dio perché ci è fedele, e anche io sono qualcuno, se sono fedele agli altri, nel matrimonio, nel sacerdozio, nelle amicizie, nel lavoro; ovunque io esisto se sono fedele, se riesco ad essere un dono per l'altro. Quando non ci riesco, mi sento fallito.
A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altra, commette adulterio».
Se lasci una per un'altra, è come l'adulterio. Ma è quasi ironico Gesù quando fa notare ai suoi discepoli che se pretendono di avere questo diritto, è giusto che lo abbiano anche le loro mogli.
Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.
Ed ecco la soluzione vera; essere con l'altro, come il bambino. Il bambino si fida dei genitori, capisce che ne ha un bisogno estremo, è innamorato, non cerca altri genitori. Il bambino intuisce che il suo regno è la famiglia, regno di Dio per lui.
Gesù non è venuto per giudicare o condannare chi non ce la fa a vivere bene il suo matrimonio. Vuole solo aiutarci a riuscirci, perché non c'è nulla di più bello che una bella famiglia. Aiutiamo chi ci prova. Riuscire ad essere fedeli all'altro e a tutti i nostri impegni è bello.
Buona domenica.