Omelia (03-10-2021)
diac. Vito Calella
Come bambini

«Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato»(At 4,20).
Cos'è che non può essere taciuto e diventa in noi quel fuoco apostolico che ci fa diventare "missione" così come Gesù è "missione"?
È il mistero della morte e risurrezione di Gesù.
Quell'evento finale della sua esistenza illumina tutto il suo essere stato "missione" in mezzo a noi, quando «pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l'essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini» (Fil 2,6b-7a).
L'autore della lettera agli Ebrei non poteva tacere; sí, perché avvenne una conversione radicale nella sua vita mentre perseverava nel riflettere e scoprire l'immensità della donazione gratuita, che fu rivelata al momento della morte di Gesù crocifisso.
L'autore della lettera agli Ebrei non poteva che dire la verità sulla forza della comunione tra il Padre e il Figlio, capace di vincere il peccato del mondo e che si era manifestata con la risurrezione del corpo di Gesù, deposto sulla pietra del sepolcro.
Anche noi oggi vogliamo fare nostro l'annuncio della morte e risurrezione di Gesù, affinché il mistero pasquale di Cristo diventi il fulcro centrale della nostra vita e la motivazione principale del nostro essere "missione" come Gesù.
Ascoltiamo nuovamente l'annuncio fatto dall'autore della predica agli Ebrei: «Quel Gesù, che fu fatto di poco inferiore agli angeli, lo vediamo coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto, perché per la grazia di Dio egli provasse la morte a vantaggio di tutti» (Eb 2,9).
Soprattutto nell'ora in cui siamo costretti ad affrontare la dura realtà della nostra fragilità e vulnerabilità fisica, e ci troviamo di fronte alla soglia della morte di persone a noi molto care, possiamo fare nostra una preghiera che è uscita dal cuore sanguinante, ma abbandonato fiduciosamente al cuore misericordioso del Padre, di una nostra sorella in Cristo che ha dovuto accompagnare l'agonia del suo caro papà, prossimo a vivere il passaggio da questa vita alla comunione eterna:
«Quando il mare di nuvole si infittisce,
camminerò con la forza del tuo Spirito alla ricerca incessante della Tua Luce.
Quando la nebbia è gelida e penetrante,
farò crescere la fiducia
e, se Tu vorrai, imparerò ad accogliere la Tua volontà
anche quando prende una strada diversa da quella che io vorrei.
Quando la bufera mi avrà tolto completamente ogni punto di riferimento,
allora saprò, mio Signore,
che l'essenziale più essenziale è soltanto la Tua viva presenza
nel qui e ora della mia vita».

Solo la presenza viva dello Spirito Santo nel nostro cuore ci permette di credere nella possibilità di far sí che la nostra corporeità vivente, sia che si trovi in una condizione di salute, sia in una situazione di malattia, possa diventare strumento in grado di irradiare la luce della gratuità dell'amore divino e di tessere legami di rispetto e comunione soprattutto nelle relazioni umane.
Il nostro cuore duro come pietra, che continua as ostacolare la dinamica delle nostre relazioni con gli altri, con le cose, con le piante, con gli animali, puó essere trasformato come in una spugna impregnata della forza divina dello Spirito del Cristo risuscitato, Signore della nostra vita.
Allora non ci sarà più bisogno di redigere norme finalizzate a difendere i diritti delle persone maggiormete sottoposte ad uno stato di inferiorità e discriminazione.
Fa parte della cultura di molti popoli, ancora oggi, che il maschilismo degli uomini non rispetti la dignità e
l'uguaglianza delle donne.
Gesù ebbe il coraggio di smascherare la motivazione principale che giustificò la redazione della legge sul divorzio che si trova in Dt 24,1. Gesù disse: «Per la durezza del vostro cuore Mosè scrisse per voi questa norma» (Mc 10,5).
Fa parte della cultura di molti popoli, ancora oggi, che la superiorità e l'autonomia delle persone adulte non rispetti la dignità e la fragilità dei bambini, i quali molte volte sono le vittime più vulnerabili delle scelte egoistiche del mondo degli adulti.
Gesù ebbe il coraggio di smascherare l'atteggiamento autoritàrio dei suoi discepoli, che trattavano com disprezzo i bambini. Lo stesso avviene quando si infierisce com disprezzo contro l'affamato, l'assetato, il migrante, il clochard, il disoccupato, il diversamente abile.
Gesù ci ricorda ancora oggi che l'accoglienza e il rispetto dei più poveri ci dà la chance di sperimentare già qui ed ora l'assaggio della pienezza di comunione che potremo vivere dopo la nostra morte, perché «il regno di Dio appartiene a coloro che sono come tutti i bambini» (Mc 10,14).
Chiediamo oggi al Signore Gesù di poter imparare a «ricevere il regno del Padre come un bambino» (Mc 10,15).
«Dacci, o Signore, um cuore di bambino!
Il tuo Santo Spirito presente e vivo in ognuno di noi,
plasmi la nostra coscienza liberandola da tutte le pietre dei nostri istinti egoistici,
che costruiscono soltanto muri di separazione e discriminazione,
scatenando fuori di noi azioni conflittuali, divisive ed ingiuste.
Il tuo Santo Spirito presente e vivo in ognuno di noi,
ci dia l'innocenza dei bambini
per rinnovare ogni giorno la nostra consegna fiduciosa alla volontà del Padre;
ci dia la curiosità dei bambini
per ricercare e accogliere meravigliati la sapienza della tua Parola;
ci dia la creatività dei bambini,
per collaborare gioisamente al belíssimo gioco della realizzazione del regno del Padre
in tutte le nostre relazioni quotidiane»
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