Omelia (03-10-2021) |
padre Antonio Rungi |
Solo l'amore rende stabile e durature il matrimonio La parola di Dio di questa ventisettesima domenica del tempo ordinario ci presenta il tema della famiglia, nella sua origine, come l'ha voluto Dio all'atto della creazione dell'uomo e successivamente nel corso dei secoli fino ad arrivare a Gesù Cristo che nel vangelo di oggi ribadisce tutto quello che sta scritto nel libro della Genesi. Il Vangelo di Marco ci racconta di come alcuni Farisei avvicinandosi a Gesù gli chiedono alcune spiegazioni in merito al tema del divorzio. Pongono al Signore questa domanda: è lecito o no ripudiare la propria moglie? I farisei conoscono bene ciò che aveva deciso Mosé a suo tempo, per cui Gesù risponde con i testi scritturistici alla mano. Il riferimento più diretto in merito a questo argomento Gesù lo fa alla Libro della Genesi, perché fondamentale per capire quella uguaglianza e diversità tra uomo e donna da un punto di vista biologico e di compiti. Rifacendosi a Mosè, Gesù afferma, che il condottiero di Israele verso la Terra Promessa aveva permesso di scrivere un atto di ripudio per la durezza del loro cuore di quanti si accostano al matrimonio; ma questa non era e non è la volontà di Dio. Gesù ribadisce che ciò che Dio unisce nel vincolo del matrimonio, tra un uomo ed una donna, non può essere sciolto, in quanto i due formano una carne sola con il matrimonio. A tale risposta di Gesù i farisei non replicano. Sono, invece, i discepoli a chiedere ulteriori spiegazioni al loro Maestro, una volta entrati in casa. Gesù nel suo intervento chiarificatore non fa altro che ribadire il concetto che deve guidare il cammino di ogni coppia dopo il matrimonio. Non è ammessa nessuna separazione o peggio divorzio, in quanto ribadisce Gesù che chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra commette adulterio verso di lei e se lei, ripudiato il marito né sposa un altro, commette adulterio. Quindi sia da parte dell'uomo che da parte della donna, se tradiscono c'è adulterio. Di conseguenza possiamo capire da questa norma molto precisa riaffermata da Gesù che non c'è possibilità di lasciare la condizione di coniuge, dopo la decisione di fare il cammino insieme, con il matrimonio, che è unico ed indissolubile. Il secondo argomento affrontato da Gesù in questo brano del Vangelo di Marco, è strettamente collegato al precedente. Abbiamo ascoltato che presentarono a Gesù dei bambini perché di toccasse e li benedicesse. Cosa così normale, ricorrente e fattibile ai tempi di Gesù e in tutti i tempi normali, ma gli apostoli fecero il gesto di allontanarli. Gesù, di fronte a questo comportamento di rifiuto e non di accoglienza dei bambini, afferma un principio di educazione, di pedagogia e di formazione alla socialità, che è bene ricordare anche oggi, nonostante tanti problemi che si stanno attraversando. Egli dice con forza: "Lasciate che i bambini vengano a me e non gliel'ho impedito, perché il Regno di Dio appartiene a loro". Si tratta di una lezione molto importante che fa il maestro, prendendo a modello i bambini per affermare che a chi è come loro appartiene il regno di Dio. Ed aggiunge che chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino non entrerà in esso. Il gesto umano più naturale e spontaneo di Gesù fu, a questo punto, di prenderli tra le braccia per benedirli e imporre le mani su di loro, cioè consacrarli nella loro innocenza. Carissimi amici le braccia aperte di Gesù per accogliere i bambini sono le braccia aperte della famiglia e della chiesa ad accogliere la vita ed ogni bambino, soprattutto se bisognoso e sofferente. Sappiamo benissimo che nelle famiglie dove manca l'amore e dove l'egoismo prevale sull'altruismo le cose non potranno mai andare bene.
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