Omelia (10-10-2021) |
Missionari della Via |
Il brano del Vangelo di questa domenica si divide in tre scene. Soffermiamoci sulla prima. Nei vv. 17-22 si presenta un ricco che chiede cosa fare per ereditare la vita eterna. Fa tante cose ma gli manca l'essenziale, che è amare Dio sopra ogni cosa e gli altri come se stesso. Sembra uno generoso, sì, ma che è andato avanti per tutta la vita osservando regole per meritare cose o sentirsi a posto, assolvendo a dei compiti. Vive anche la religione come regole da osservare per meritare, non come relazione d'amore con Dio e con gli altri. Ed ecco la risposta di Gesù: Fissatolo lo amò. Lo amò prima ancora che quest'uomo desse la sua risposta. Lo ama profondamente e lo vede laddove quest'uomo non si è mai visto: lo vede nel suo bisogno di essere amato, nella sua debolezza, nella sua fragilità. Una cosa sola ti manca... si potrebbe anche tradurre: uno ti manca. Nella mentalità ebraica, trasgredire un precetto significa trasgredire tutto. A questo individuo manca proprio la cosa più importante... Se vuoi essere perfetto va', vendi quello che hai e dallo ai poveri: poi vieni e seguimi. Gesù lo chiama alla perfezione, al dono pieno di sé che libera dal possesso egoista e a seguire Lui, facendo di Gesù la sua unica e vera sicurezza. Gesù lo invita ad imparare l'arte di amare e di lasciarsi guidare da Lui, lasciando le false sicurezze (i beni posseduti e la propria "giustizia" = mi sento sicuro e a posto perché osservo le regole!) per poggiarsi su quella vera, su Gesù e la sua Parola. Ma a queste parole si fece scuro in volto e se ne andò triste perché aveva molti beni. I beni da lui posseduti lo possiedono al punto di impedirgli di dire sì alla chiamata di Gesù. Il biblista Beauchamp ha definito questo caso un caso di «ricchezza trasparente», diversa da quella per esempio di Zaccheo. La ricchezza trasparente è quella di cui il proprietario non è veramente cosciente: è come se fosse legato, ma senza rendersene conto. Ad esempio, quest'uomo ha avuto tutto da quei genitori che onora; non ha quindi mai avuto bisogno di rubare, o di ingannare per guadagnare. È stato educato ad una mentalità religiosa dove l'osservanza dei precetti ti acquista la vita eterna. Quindi lui ha tutto, e in più, tutto sommato, si sente anche a posto. Ha le sue sicurezze. Egli non si accorge di quanto le sue mani siano strette su ciò che ha come se facesse parte di se stesso. L'attaccamento di cui non ci rende conto è quello più difficile da staccarsi. Le ricchezze sono un idolo trasparente: c'è ma è come se non lo vedessi. Quante volte pensiamo di aver un cuore libero, ma in realtà è imprigionato, legato ai beni; beni che possono essere sia beni materiali come l'attaccamento ai soldi o al benessere, che ci impediscono di donare un po' di più per paura di "perderli"; ma anche amicizie soffocanti, progetti personali che assolutizziamo, ruoli che ricopriamo, ambizioni sbagliate che ci impediscono di corrispondere alla volontà di Dio. Quando ci blocca la paura di "perdere qualcosa" per amore di Dio o degli altri, è perché quel qualcosa ci possiede, ci sta schiavizzando. Dopo averci ricordato che solo Dio ci può salvare, liberando il cuore da tutte le false sicurezze nelle quali cerchiamo salvezza, la terza scena (vv. 28- 31) ci presenta la constatazione meravigliata di Pietro. Pietro constata, con sorpresa, che per lui e per gli altri è già avvenuto l'impossibile. Senza che se ne accorgessero, è stato loro donato ciò che al ricco è stato richiesto: avere la grazia di lasciare tutto e seguire Gesù. Allora chiede: cosa ne avremo a seguirti? La risposta di Gesù parla da sé... sarete resi partecipi del potere e della gloria di Dio! Lasciamo che questo testo parli al nostro cuore, affinché lo Spirito Santo illumini le nostre resistenze, donandoci un cuore libero e nuovo! |