Omelia (01-11-2005)
don Marco Pratesi
La beatitudine della santità

La liturgia della festa di tutti i santi ci propone il vangelo delle beatitudini: i santi sono coloro che hanno vissuto lo spirito di questa famosa ma sempre misteriosa pagina evangelica.
I santi sono poveri in spirito. Attingono la loro forza non da se stessi, dalle proprie ricchezze e risorse di qualunque genere, ma unicamente dal Signore.
I santi sono afflitti. Sentono i problemi del Regno e li soffrono come propri. Non si installano soddisfatti del loro piccolo mondo, ma - in sintonia coi sentimenti di Cristo - avvertono come sofferenza tutto quello che, dappertutto, va contro il progetto di Dio.
I santi sono miti. Non ricorrono alla violenza, di nessun tipo, ma affidano fiduciosi la loro causa a Dio. Rispettano gli altri, non cercano di dominarli, di assoggettarli ai loro progetti e vantaggi.
I santi hanno fame e sete di giustizia. Non sono paghi, sentono il bisogno di un di più; non un "di più" di cose, beni, potere, etc..., bensì di "giustizia", cioè, biblicamente, di santità, la giustizia di fronte a Dio.
I santi sono misericordiosi. Si sanno salvati dall'amore gratuito del Padre, e si fanno strumento di questa misericordia prolungandola sugli altri.
I santi sono puri di cuore. Hanno bruciato tutti gli idoli, si danno senza riserve a Dio, non "zoppicano da entrambi i piedi", non cercano di tenere il piede in due staffe, di dare un colpo al cerchio e uno alla botte.
I santi sono operatori di pace. Le loro azioni, parole, il loro modo di essere contribuisce a quella situazione di benedizione, di vita abbondante, positiva, di fraternità, che la Bibbia chiama "shalom", pace.
I santi sono perseguitati per la giustizia. Decisamente schierati per il Regno, trovano ostilità e opposizioni che non incontrerebbero se pensassero semplicemente ai propri affari. Questa persecuzione, però, è il segno che sono dalla parte di Cristo.
Questa la vita dei santi, una vita "beata". Non semplicemente "felice": non si tratta di una felicità umana - la si persegue con ben altri mezzi -, ma della condivisione (sia pure in forma germinale) della beatitudine eterna e infinita del Padre, del Figlio e dello Spirito.
Questa la chiamata battesimale, la nostra. Affrettiamo nella speranza il nostro cammino verso la patria comune, la Gerusalemme celeste, pellegrini sulla terra nello spirito delle beatitudini.

All'offertorio:
Pregate fratelli e sorelle perché questo sacrificio ci santifichi, e sia gradito a Dio Padre Onnipotente.

Al Padre Nostro:
Animato dallo Spirito di santità, lo Spirito delle beatitudini, preghiamo il Padre come Gesù ci ha insegnato: