Omelia (17-10-2021) |
don Michele Cerutti |
Commento su Marco 10,35-45 L'erba grama è dura da estirpare. Possiamo iniziare così la nostra meditazione questa domenica. Se penso alla confessione capita spesso di sentire faccio sempre gli stessi peccati. Lo stesso possono dire gli apostoli. Già qualche settimana fa, nella liturgia della Parola della domenica, li abbiamo visti discutere sulla via sui posti di comando ambiti e Gesù li aveva avvertiti sugli eventi prossimi della Passione. Era un modo per dire loro che la sua regalità sarebbe dovuta passare attraverso la Croce. Questo non è sufficiente perché la richiesta non si è spenta e anzi oggi si manifesta nei due fratelli Boanerghes. Sono per me quelli più simpatici perché nella loro ingenuità si espongono e nello stesso tempo ci aiutano a crescere nella fede e nelle richieste. Luca ce li presenta all'ingresso in Samaria quando, davanti all'inospitalità, dei Samaritani, propongono a Gesù di fare scendere il fuoco e il Maestro è costretto a rimproverarli. Oggi chiedono posti di comando ovvero sedere a destra e sinistra nel Regno di cui sentono parlare. Gesù li accompagna alla verità. Ponendo loro un quesito: Potete bere il calice che io bevo? Potete essere battezzati nel Battesimo che io ricevo? La risposta è affermativa e i due effettivamente mostrano la loro testimonianza fino al martirio. Di Giacomo sappiamo che fu il primo dei dodici a morire di spada, mentre su Giovanni si pensa sia stato martirizzato a Gerusalemme, anche se altri affermano che morì anziano a Efeso, ma sicuramente la sua esperienza è passata attraverso i tempi della persecuzione. Tuttavia, il sedere a destra e sinistra nel Regno è frutto della volontà del Padre e va al di là dei meriti perché è una libera scelta di Dio. Davanti a questa richiesta a me fa più sorridere lo sdegno degli apostoli perché covano loro stessi la voglia di primeggiare, ma furbescamente non si espongono per poi mormorare probabilmente dettati dalla gelosia. Questo capita sempre anche nella comunità il cercare di emergere. Il potere è qualcosa di ambìto nell'uomo. Gesù coglie l'occasione per richiamare tutti rovesciando la logica di potere e mettendola nella dimensione del servizio. Lui stesso vive la sua regalità in questa dimensione ovvero ponendosi non come padrone, ma come servo. Lo rende visibile tutto ciò nell'Ultima Cena quando lava i piedi discepoli, lo rende vivo questo insegnamento sulla Croce donandosi per tutti. Alla logica del potere cercato per emergere Gesù ci chiede di ribaltare e metterci nella logica dell'amore, non sdolcinato, ma concreto perché si consuma veramente fino a dare tutto, ma proprio tutto anche il proprio sangue. Siamo soliti a denunciare quello che va male nella Chiesa, ma ogni tanto ci fa bene pensare che in mezzo a tante ombre che a volte possono addensarsi sulla Sposa di Cristo, ci sono figure di uomini e donne che si donano versandosi l'uno con l'altro e non occupando i primi posti, ma in maniera nascosta e a volta mettendo a disposizione la propria vita. Sono i martiri che molto spesso non abbiamo mai sentito parlare, ma che poi le cronache, anche se con brevi flash, ci offrono la testimonianza perché sono state vittime di aggressione durante il loro servizio. Essi ci indicano l'orizzonte a cui siamo destinati che non va a perdersi nelle cose del mondo, ma si apre a un Regno che ci attende. |