Omelia (17-10-2021)
Missionari della Via


Sono circa tre anni che gli apostoli camminano alla sequela di Gesù, e da questi istruiti. Egli ha parlato loro di una nuova vita nel rinnegamento dell'uomo vecchio, di umiltà di servizio, di attenzione ai poveri, finché un giorno Giacomo e Giovanni hanno una richiesta da fare: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Giovanni come un bambino si mette di fronte a Gesù e gli chiede: "Voglio che tu ci dia quello che chiedo. A me e a mio fratello". Ecco già il primo punto: noi abbiamo richieste da fare, ma quali sono le nostre richieste? Sono il nostro vero bene? S. Giacomo ci dice: «Voi chiedete e non ottenete perché chiedete male».

Ecco, a volte chiediamo cose giuste, o almeno pensiamo, ma quando Gesù non ci esaudisce in quello che gli abbiamo chiesto, dovremmo iniziare a pensare: "ma forse quello che chiedo non è bene per me? Forse il Signore ha altro in mente per me?" Ecco imparare a mettersi in gioco. La risposta di Gesù, alla richiesta degli apostoli, è bellissima: «Cosa volete che io faccia per voi?». Ecco, malgrado sappia già che inizieranno a chiedere male, li ascolta, come ci ascolta nelle nostre richieste, non si stanca perché chiediamo cose inutili e sbagliate, Egli ci vuol portare al centro del nostro cuore, da dove nascono tutti i nostri desideri.

E gli apostoli cosa chiedono? "Vogliamo i primi posti. La gloria" «Dopo tre anni di strade, di malati guariti, di uomini e donne sfamati, dopo tre annunci della morte in croce, è come se non avessero ancora capito niente. Ed ecco ancora una volta tutta la pedagogia di Gesù, paziente e luminosa. Invece di arrabbiarsi o di scoraggiarsi, il Maestro riprende ad argomentare, a spiegare il suo sogno di un mondo nuovo» (p. Ermes Ronchi).

A questa richiesta il Signore risponde loro: «Voi non sapete quello che chiedete!» Loro chiedono già adesso il potere, la gloria, ma non si rendono conto che un tale desiderio, raggiunto secondo la logica del mondo, del potere, dell'oppressione dei più deboli, è la distruzione di questo mondo, del concetto di fratellanza, che porta a quella che papa Francesco ha definito la logica dello scarto!

Alla loro richiesta di primi posti anche gli altri si indignano, ma non perché secondo loro chiedono male, ma perché unanimi nella gelosia, accomunati dalla stessa competizione per essere i primi! Ed ecco che Gesù chiama tutti a sé e mostra la via che loro devono seguire. «I grandi della terra dominano, si impongono, esercitano potere sugli altri, ma tra voi non sia così, chi vuol diventare grande, chi vuol essere il primo si faccia ultimo e servo di tutti». Ecco, Gesù non condanna questo desiderio di grandezza che vi è in loro, perché «Una volontà di grandezza è innata nell'uomo: il non accontentarsi, il "morso del più", il cuore inquieto. Gesù non condanna tutto questo, non vuole nel suo regno uomini e donne incompiuti e sbiaditi, ma pienamente fioriti, regali, nobili, fieri, liberi. La santità non è una passione spenta, ma una passione convertita: chi vuole essere grande sia servitore. Si converta da "primo" a "servo"» (p. Ermes Ronchi).

Come è difficile per noi osservare questa parola, consideriamo essere servi come qualcosa che ci tolga la parte più bella di noi. Davanti a tale cattivo pensiero, ci fa bene ricordare come Maria rispose con gioia all'angelo: «eccomi, sono la serva del Signore, si compia in me la Sua Parola».

Dunque, perché la parola del Signore si compia anche in noi, iniziamo a servire e non ad asservire, iniziamo a lasciare i primi posti e a scegliere gli ultimi, perché questa è la strada per diventare primi e grandi! Perché lo stesso nostro Signore si è definito e fatto servo per noi. «La via del servizio è l'antidoto più efficace contro il morbo della ricerca dei primi posti; è la medicina per gli arrampicatori, questa ricerca dei primi posti, che contagia tanti contesti umani e non risparmia neanche i cristiani, il popolo di Dio, neanche la gerarchia ecclesiastica. Perciò, come discepoli di Cristo, accogliamo questo Vangelo come richiamo alla conversione, per testimoniare con coraggio e generosità una Chiesa che si china ai piedi degli ultimi, per servirli con amore e semplicità» (Papa Francesco).