Omelia (17-10-2021)
don Roberto Seregni
Chi vuole essere primo...

Ancora una volta, senza troppi giri di parole, Marco presenta la totale incomprensione dei discepoli. C'è una distanza tra i dodici e il maestro, è come se parlassero lingue diverse: Gesù annuncia la sua passione e morte, e i discepoli si preoccupano dei loro posti di onore.
Ma quello che piú mi sorprende non è la cocciutaggine dei discepoli, ma la pazienza di Gesù. Sarà perché mi accorgo che anch'io, almeno una volta al giorno, metto a dura prova la pazienza del maestro...
Gesù non si scandalizza della richiesta di Giacomo e Giovanni, non li rimprovera, non li espulsa dal gruppo. Il maestro si siede con loro e ricomincia da capo, ancora. Insegna. Spiega. Racconta.
Gesù è come un vasaio che prende e riprende tra le sue mani calde la creta ribelle che non vuole lasciarsi modellare. Le sue mani sono pazienti, non si stancano di rimpastarci e rimodellarci. Ci rimette sul tornio e inizia a da capo.
Seguire Gesù comparta un radicale capovolgimento, lo abbiamo visto molte volte meditando il Vangelo di Marco. Chi vuol essere grande, si deve fare servitore; chi vuol essere il primo, si deve fare schiavo di tutti. Ed è importante ricordare che questo programma di vita, prima di essere quello del discepolo, è quello di Gesù.
Se mi faccio servo non è per umiliarmi o perché non valgo niente, ma perché Gesù ha scelto l'umiltà per rivelare il Volto del Padre. Se scelgo l'ultimo posto è per stare con Gesù e per vedere le cose come le vede Lui. Il mio punto di vista è solo la vista di un punto, ma guardare le cose con gli occhi di Gesù è il punto d'inizio di ogni conversione.

don Roberto Seregni