Omelia (17-10-2021) |
diac. Vito Calella |
Riscattati da Gesù Goél, siamo amati per servire «Il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti» (Mt 10,45). La parola «riscatto» è molto significativa nella tradizione del popolo d'Israele, perché c'era la figura del Goél, cioè del riscattatore, da cui deriva la parola "redentore", che viene applicata a Gesù Cristo stesso. Chi era Goél? Il redentore o riscattatore, in ebraico Goél (go'el), che deriva dal verbo ga'al ("riscattare"), era anche chiamato "redentore del parente" e "vendicatore". Il goél era un parente stretto con buone condizioni economiche, al quale generalmente la famiglia poteva rivolgersi quando la propria discendenza o i propri beni rischiavano di andare perduti. Egli poteva soccorrere in quattro situazioni: Prima situazione: riacquistare terreni di famiglia venduti in tempi di crisi. In Lv 25,25 si dice: «Se il tuo fratello cade in miseria e vende una parte della sua proprietà, colui che ha il diritto di riscatto, cioè il suo parente più stretto, verrà e riscatterà ciò che il fratello ha venduto». Seconda situazione: riscattare i parenti ridotti in schiavitù. In Lv 25,47-49 si dice: «Se un forestiero stabilito presso di te diventa ricco e il tuo fratello si grava di debiti con lui e si vende al forestiero stabilito presso di te o a qualcuno della sua famiglia, dopo che si è venduto ha il diritto di riscatto: lo potrà riscattare uno dei suoi fratelli o suo zio o il figlio di suo zio; lo potrà riscattare uno dei consanguinei della sua parentela o, se ha i mezzi per farlo, potrà riscattarsi da sé». Terza situazione: assicurare un erede al fratello morto. In DT 25,5-6 è scritto: «Quando i fratelli abiteranno insieme e uno di loro morirà senza lasciare figli, la moglie del defunto non si sposerà con uno di fuori, con un estraneo. Suo cognato si unirà a lei e se la prenderà in moglie, compiendo così verso di lei il dovere di cognato. Il primogenito che ella metterà al mondo, andrà sotto il nome del fratello morto, perché il nome di questi non si estingua in Israele». È una legge culturale presente in molti popoli e favorisce la poligamia. Se il fratello del defunto si rifiutava di assumere la cognata vedova, la moglie doveva slacciarle i sandali e la sua famiglia veniva etichettata con il gergo "casa degli scalzi" (cfr Dt 23,7-10). Quarta situazione: era permesso vendicare la morte di un parente. In Nm 35,19-21 leggiamo che la vendetta dell'assassino era consentita se un parente di sangue lo trovasse per strada. La figura di Goél applicata a Dio Nei libri dell'Antico Testamento questa tradizione del riscattaore è diventata una bella immagine di Dio, perché Egli diventa come il parente più prossimo, pronto a soccorrere ciascuno di noi, o il nostro popolo, quando siamo caduti "in fondo al pozzo", cioè, quando siamo in una situazione di schiavitù, o quando siamo prostrati a causa dei nostri peccati. In Es 6,6-8 il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe è contemplato come il salvatore redentore del popolo schiavo in Egitto: «Li libererò dalla schiavitù, li riscatterò con il braccio teso...» ( Es 6, 6b). Nel libro di Giobbe, 19,25 ascoltiamo la bella professione di fede in Dio redentore: «So che il mio redentore vive e alla fine risorgerà nella polvere»». Nel salmo della liturgia odierna, come in tanti altri, si prega con gratitudine la figura del Dio redentore: «Il Signore posa lo sguardo su coloro che lo temono e confidano nel suo amore, per liberare la loro vita e nutrirli dalla morte. di carestia. Il Signore è nostro aiuto e protezione. Venga su di noi la tua grazia, Signore, perché in te speriamo». Nel libro della consolazione del secondo Isaia (Is 40-55), in Isaia 43,1 il Dio d'Israele è contemplato come redentore (goél): «Ma ora, così dice Jhwh, colui che ti ha creato, o Giacobbe, e che ha formato, o Israele: non temere, perché io ti ho riscattato; Ti ho chiamato per nome, tu sei mio». In che modo Dio salvó il popolo nuovamente schiavo nella terra di Babilonia? Nello stesso libro di consolazione il secondo Isaia presenta la misteriosa figura del servo di Jhwh. Nella prima lettura abbiamo ascoltato un breve passaggio tratto dal quarto canto del servo di Jhwh di Is 52,13-53,12, in particolare il versetto di 53,11: «Il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà le loro iniquità». L'apostolo Paolo, contemplando Gesù che, come dice il quarto canto del servo di Jhwh, «al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori, offendo se stesso in sacrificio di riparazione» (Is 53,10a), lo vede come il redentore (goél). Se il nostro corpo è tempio vivo dello Spirito Santo, questo è avvenuto perché Gesù, con la sua morte in croce, ha pagato il nostro riscatto. In 1Cor 6,19-20 leggiamo: «Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi? Lo avete ricevuto da Dio e voi non appartenete a voi stessi. 20Infatti siete stati comprati a caro prezzo: glorificate dunque Dio nel vostro corpo!». Nel Vangelo, Gesù si presenta come il redentore-riscattatore, il parente più prossimo di ciascuno di noi, di tutta l'umanità: «Il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti» (Mt 10,45). La lettera agli Ebrei, di cui abbiamo ascoltato il testo nella seconda lettura, fa eco a questo annuncio: «Abbiamo un sommo sacerdote capace di compatire le nostre debolezze, perché egli stesso è stato provato in tutto come noi, eccetto il peccato» (Eb 4,15). In 1Pt 1,19 leggiamo anche: «Voi siete stati redenti dal sangue prezioso di Cristo, come il sangue di un agnello senza difetto né difetto». C'è una bellissima frase che dice: «Amati dall'Amato, siamo amati per amare!» Illuminati dalla Parola di Dio di questa domenica, possiamo dire una frase simile: «Riscattati da Gesù il riscattatore (goél), siamo amati per servire". Il demonio del potere Ciò che ci fa cadere nella profondità del pozzo della rovina delle nostre relazioni, spesso condizionate dal nostro orgoglio, dalla nostra ricerca di vanagloria, dal desiderio di apparire migliori degli altri, dall'invidia e dalla competizione, è il demone del potere. . Giacomo e Giovanni, due dei dodici apostolidovettero faticare a convertirsi di fronte a questa sete di potere che non riuscivano a togliersi dalla testa. Gesù dette una lezione di vita che è diventata il comandamento fondamentale per chi assume qualsiasi forma di ministero all'interno della Chiesa, per vescovi, sacerdoti e diaconi e per tutti i molteplici ministri che animano le nostre comunità. Il comandamento della diaconia Gesù, anche in base alla testimonianza che lascerà quando laverà i piedi ai suoi discepoli nell'ultima cena e morirrà in croce, ci lascia il comandamento della diaconia: essere servi gli uni degli altri, liberati da ogni interesse di potere e di interesse personale. «Siamo riscattati da Gesù riscattatore (goél), siamo amati per servire»: ce lo ricorda ilbel canto del GEN Verde, «Amare è servire». Guardiamo a te che sei Maestro e Signore Chinato a terra stai, ci mostri che l′amore È cingersi il grembiule, sapersi inginocchiare Ci insegni che amare è servire Fa' che impariamo, Signore da te Chi è più grande e chi più sa servire Chi si abbassa e chi si sa piegare Perché grande è soltanto l'amore E ti vediamo poi, Maestro e Signore Che lavi i piedi a noi, che siamo tue creature E cinto del grembiule che manto tuo regale Ci insegni che servire è regnare Fa' che impariamo, Signore da te Chi è più grande e chi più sa servire Chi si abbassa e chi si sa piegare Perché grande è soltanto l′amore |