Omelia (17-10-2021)
padre Antonio Rungi
A servizio e non al comando nella visione della croce di Cristo

La parola di Dio di questa XXIX domenica del tempo ordinario riporta alla nostra attenzione il mistero della croce di Cristo. Nella prima lettura, tratta dal profeta Isaia il richiamo è esplicito e diretto al futuro Messia che sarà prostrato con dolori. Egli offrirà se stesso in sacrificio di riparazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore". Il richiamo alla redenzione del genere umano meditante il sacrificio della croce è anticipato nei celebri carmi di Isaia riguardanti il Servo di Javhé toccato dalla sofferenza, non fine a se stessa, ma indirizzata alla salvezza. Egli, infatti, "dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà le loro iniquità". Questo testo è tra i più citati dell'Antico Testamento in riferimento al mistero della passione e morte in croce del Signore.


Anche la seconda lettura, tratta dalla Lettera agli Ebrei ritorna sulla missione di Cristo e sulla sua passione e morte in croce. Leggiamo, infatti, che "poiché abbiamo un sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli, Gesù il Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della fede". Ed una cosa certa è quella che "non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato". La figura del Cristo Crocifisso emerge nella sua verità ed imponenza. E quanti si rivolgo a Lui con piena fiducia, fonte di ogni grazia e benedizione, riceveranno misericordia e troveranno grazia e verranno aiutati al momento opportuno". A completare questo riferimento alla passione e morte in croce di Gesù, è il testo del Vangelo di San Marco, che ci presenta una scena insolita. Due discepoli di Gesù, Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, senza alcuni ritegno si rivolgo al maestro con una pretesa, a dir poco, inconcepibile per quanti si erano messi alla sequela di Cristo: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Gesù è ben disposto ad accogliere la richiesta secondo il suo modo di vedere e domanda loro «Che cosa volete che io faccia per voi?». Detto fatto. Dal momento che sei disposto ad accontentarci e allora, senza fronzoli, quasi a pretendere qualcosa da lui, dicono: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». Meno mano che usa il termine della concessione, anche se è chiara la richiesta. Voglio occupare i primi posti in questo Regno di cui non conoscono né la consistenza, né la portata e tantomeno la sua specificità. Al che Gesù risponde con una affermazione dura: «Voi non sapete quello che chiedete". Perché se lo avessero capito ed intuito probabilmente non avrebbero fatta quella richiesta. E a questo punto Gesù si rivolge a loro con una sua richiesta di condivisione della sua missione: "Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Chiaro riferimento alla passione e morte in Croce. Senza sapere di quale calice parla Gesù rispondono: «Lo possiamo». Al che Gesù replica con queste parole, anticipando loro anche il modo in cui seguiranno il maestro sulla via del Calvario: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati". Questo è un dato certo che il Signore comunica a loro. Però aggiunge una cosa importante, quella della sistemazione nel suo Regno per i due figli di Zebedeo: Sedere a destra o sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».

Gesù mette le mani avanti per dire che in cielo non esistono primo e secondo posto, desta o sinistra. In cielo ci si va per una risposta di fede, amore e speranza in Colui che è la salvezza eterna. Non si va per raccomandazione o per riserve di posti, come siamo abituati noi esseri mortali, destinando i posti migliori non ai migliori, ma a chi diciamo noi, non a quelli che li meritano ma a coloro che approfittano ed occupano spazi e posti che non solo assolutamente loro. Per aspirazione ai posti migliori fa scattare negli altri 10 il desiderio di ottenere le stesse cose ed occupare le stesse posizioni. Invia e gelosia sono sempre in agguato nella vita di tutti e di ognuno. Bisogna vigilare perché tutto questo non avvenga e non determini lotte e conflitti nei vari ambienti di vita sociale, umana ed ecclesiale. Per contrastare questa mentalità e modo di leggere la vita nell'ottica dell'utile e dell'economico, Gesù fa riferimento al comportamento dei potenti della terra: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti".

E chiude con il riferimento diretto alla sua persona: "Anche il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».


In poche parole, nella logica del vangelo e del vangelo chi vuole diventare grande si deve fare servitore di tutti. Servire un verbo difficile da coniugare nel nostro tempo, privo spesso di vero amore ma colmo solo di interessi. Amare e servire e non comandare ed essere serviti. Come assicura Gesù sulla sua persona: Non sono venuto per essere servito, ma per servire e dare la vita. Dio pur essendo padrone e signore dell'universo si pone a servizio dell'umanità. Impariamo da Cristo l'essere servi fino al dono supremo della vita e non essere padroni schiacciando la libertà e la vita degli altri. L'unico modo perché non ci siano più padroni in questo mondo è essere tutti a servizio di tutti. Quando lo capiremo sarà troppo tardi per correre ai ripari. Sia questa la nostra umile preghiera rivolta al Signore in questa domenica del mese missionario: "O Dio della pace e del perdono, che hai inviato il tuo Figlio nel mondo per dare la sua vita in riscatto per tutti, concedi alla tua Chiesa di servire l'umanità intera a immagine di Cristo, servo e Signore". Missionari della Croce di Cristo come lo fu San Paolo della Croce, fondatore dei Passionisti, di cui ricordiamo la ricorrenza liturgica in questi giorni.