Omelia (02-11-2005) |
don Marco Pratesi |
Padre! Nota: questa omelia si riferisce alla II lettura della II messa (Romani 8,14-23). Con il battesimo abbiamo cominciato ad essere figli di Dio, abbiamo ricevuto il suo Spirito, che ci spinge ad abbandonare ogni senso di orfanezza e a sentire Dio come nostro Padre; sempre, anche di fronte a quanto sembra a prima vista smentirlo, anche di fronte alla morte. Lo stesso Spirito ci proietta - col desiderio, colla speranza - verso il momento in cui la liberazione da ogni male sarà totale e definitiva, quando questa comunione giungerà alla sua pienezza. Allora vedremo Dio faccia a faccia e saremo simili a lui. Certo, nella nostra attuale esperienza incontriamo ancora - e quanto - il dolore, la morte. La creazione è ancora "sottomessa alla vanità, alla caducità". Facciamo continuamente l'esperienza della precarietà e della fragilità della vita, della difficoltà di trovarle un senso positivo. Sulla terra il Regno di Dio non è ancora arrivato ad essere compiutamente realizzato. Soltanto alla fine della storia, con la definitiva sottomissione a Gesù di ogni miseria, con la scomparsa definitiva di ogni male e della morte, questo regno giungerà alla sua perfezione: allora Dio sarà tutto in tutti, e tutto l'uomo - anima e corpo - nella vita e nella gloria. Cosa rimane, allora, oggi, della buona notizia evangelica? Che cosa può significare - per noi, ora - che Cristo ha vinto la morte? Significa che nessuna situazione, per quanto umanamente negativa, ci potrà mai separare dall'amore di Dio. Questo amore è più forte di ogni altra realtà e ci raggiunge in ogni situazione: nessuna cosa, spirituale o materiale, in qualunque momento e in qualsiasi luogo, nemmeno la morte, è in grado di sganciarci dall'amore del Padre. È questa la "primizia dello Spirito": solo un'anticipazione del futuro, ma un'anticipazione che cambia già tutto il senso del presente. Per questo Cristo è passato attraverso la morte e risorto alla vita gloriosa del Cielo: per divenire il Signore dei vivi e dei morti. La sua presenza amica e il suo influsso salutare ci raggiungono in ogni situazione. Anche se non comprendiamo tutto, sappiamo che la speranza è l'unico atteggiamento giusto. A questo ci muove lo Spirito Santo che è in noi e che sempre ripete - e ci invita a ripetere con lui e con Gesù -: "abbà, padre!". All'offertorio: Pregate fratelli e sorelle perché questo sacrificio ci apra alla speranza, e sia gradito a Dio Padre Onnipotente. Al Padre Nostro: "Abbà, Padre" grida lo Spirito di Dio dentro di noi. Uniamoci a lui, pregando come Gesù ci ha insegnato: |