Omelia (01-11-2021) |
fr. Massimo Rossi |
Commento su Matteo 5,1-12 Buona santità a tutti! Nella pagina tratta dall'Apocalisse uno degli anziani interroga Giovanni: "Questi, che sono vestiti di bianco, chi sono e donde vengono?"; è una domanda retorica... il vegliardo sa bene chi sono quelli vestiti di bianco... ma Giovanni lo sa?... (Giovanni) lo sa, ci avrebbe stupito il contrario: "Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione, e hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell'Agnello". La solennità di oggi abbraccia in una sola grande celebrazione tutti i Santi del cielo, tanto quelli che sono nel calendario, quanto quelli che non vi sono menzionati, e ci ricorda che la santità è possibile a tutti, anche a noi, e non è la ricompensa di chissà quale prodezza... Ai primordi della Chiesa, i cristiani erano chiamati santi. La santità è frutto di una fede adulta e perseverante, fede ostinata, una fede che non si arrende mai, che niente e nessuno è in grado di spegnere; al contrario, nelle avversità, la fede diventa più forte e aiuta a superarle, impedendo di annegarci dentro. Questa è la ricetta della santità. Il punto di partenza per camminare nella fede, è già esso stesso un livello progredito, rispetto a chi non ha conosciuto, e non riconosce il Dio di Gesù Cristo: noi siamo suoi figli! non che gli altri uomini non lo siano... ma è la fede che dà la consapevolezza della (nostra) figliolanza divina. E sappiamo tutti quale progresso, quale maturità, quale marcia in più dà la consapevolezza di sé. Consapevolezza di sé, autostima, sicurezza sull'avvenire, fiducia nella possibilità di risolvere i problemi, di uscire dalle crisi, senza troppe ammaccature; e, soprattutto, speranza viva. Perché i cristiani non confidiamo in sé stessi! cioè, sì, confidano (anche) in sé stessi, ma come figli che hanno le spalle al sicuro: il nostro "papà del Cielo" non abbandona i suoi amati figli e non li abbandonerà mai! E mentre è normale uscire dalla famiglia, prendendo le distanze dai genitori, una volta raggiunta la maturità - benedetta autonomia! -, la casa del Padre non è (soltanto) il Paradiso, e dalla casa del Padre celeste non si esce mai! la vita altro non è che un cammino di avvicinamento, per entrare definitivamente nella Casa del Padre e poterlo contemplare "così come egli è". Questo, in sostanza, è il senso della seconda lettura, tratta dalla prima Lettera di Giovanni. Spendo una parola sulla speranza cristiana, direttamente proporzionale alla fede; l'apostolo che Gesù amava afferma che chiunque spera in Dio purifica se stesso, come Egli è puro: in altre parole, la speranza è una virtù dinamica, non solo predispone all'attesa fiduciosa, ma fa camminare verso Dio, accorciando le distanze, eliminando quanto ancora impedisce di diventargli conformi, il nostro peccato. E ora il Vangelo: pagina straconosciuta, Le Beatitudini, sulla quale è stato detto praticamente tutto. La versione di Matteo è la più famosa: l'Evangelista presenta il Figlio di Dio mentre insegna, rivolgendosi non solo a coloro che stavano ascoltando - come san Luca - ma a tutti; visione universalista della Beatitudine, della felicità che attende indistintamente coloro che sono visitati dal dolore, che sono assetati di giustizia, che patiscono ingiustizie e persecuzioni. Con una forza particolare lo scrittore ispirato allude al momento storico delle comunità cristiane del primo secolo, chiese sconvolte dall'ostilità dei giudei, che scatenò rappresaglie durissime da parte delle autorità romane, mietendo vittime innumerevoli... Eppure il vento dello Spirito soffiava senza posa e confermava l'insegnamento degli Apostoli con miracoli e prodigi. Forse nessuno avrebbe scommesso un centesimo sull'avvenire della Chiesa. Del resto, non era la prima volta che sorgevano sette intorno a predicatori, uccisi in odore di santità. Lo aveva testimoniato un Dottore della Legge chiamato Gamaliele, stimato presso tutto il popolo; costui sedeva in Sinedrio, nei giorni in cui Pietro e gli Apostoli venivano processati per aver predicato in nome di Cristo. Sentite che cosa disse Gamaliele ai suoi onorevoli colleghi: "Uomini di Israele, badate bene a ciò che state per fare contro questi uomini. Qualche tempo fa venne Tèuda, dicendo di essere qualcuno, e a lui si aggregarono circa quattrocento uomini. Ma fu ucciso, e quanti s'erano lasciati persuadere da lui si dispersero e finirono nel nulla. Dopo di lui sorse Giuda il Galileo, al tempo del censimento, e indusse molta gente a seguirlo, ma anch'egli perì e quanti s'eran lasciati persuadere da lui finirono dispersi. Per quanto riguarda il caso del Nazareno, ecco ciò che vi dico: Non occupatevi di questi uomini e lasciateli andare. Se infatti questa teoria o questa attività è di origine umana, verrà distrutta; ma se essa viene da Dio, non riuscirete a sconfiggerli; non vi accada di trovarvi a combattere contro Dio!" (At 5,35-39). Infatti nessuno riuscì a far tacere la voce disarmata e disarmante dei martiri cristiani, tanto quelli degli albori, che dei giorni nostri! Noi siamo i discendenti di questi santi martiri vestiti in vesti bianche, che ora raccolgono il frutto della loro fede. Ora e per l'eternità. |