Omelia (31-10-2021) |
don Mario Simula |
Mille precetti in due frasi Immagino un buon padre di Israele seduto a cena con i figli. Lo immagino mentre li accompagna alla scuola della sinagoga, quando li porta a letto o quando li sveglia al mattino. Ad ogni ora, in ogni circostanza e con tutti i linguaggi ripete i precetti essenziali che sono già fissi con una scrittura indelebile nel suo cuore. "Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze. Tu amerai il tuo prossimo come te stesso. Non c'è altro comandamento più grande di questi". Il bambino e il ragazzo apprendono ciò che il padre vive e respira. Sperimentano la trasmissione dello stile di vita dei genitori. Nel contesto più naturale e semplice. Nell'intimità degli affetti più belli e genuini. Per questo motivo si fidano. Questa scena di educazione con le parole e con la vita, avviene come obbedienza amorosa al Signore: "Ascolta, Israele!". Il racconto di Marco riprende, con un'istantanea folgorante, questo insegnamento di Dio. Si avvicina a Gesù, il Maestro, uno degli scribi, che si reputava anche lui maestro. Pone una domanda: "Qual è il primo di tutti i comandamenti. Il più semplice. Quello che interpreta meglio la vocazione di ogni uomo e donna nel mondo. Quello che li racchiude tutti?". Gesù ripete allo scriba ciò che anche lui ha imparato, fin da bambino, ascoltando Giuseppe e la Madre. Ripete la sua esperienza di vita. Richiama il Libro Santo che ha conosciuto frequentando la scuola della sinagoga di Nazareth. "Amerai il Signore tuo Dio. Amerai il tuo prossimo". Ripete ciò che vive. Ripete il comandamento che accompagna, come unico, la sua vita. Lo scriba conferma le parole di Gesù. Parole che, in pochi versetti, risuonano per tre volte. Sta aleggiando in quel dialogo l'essenza e il cuore fiammeggiante di tutta la Scrittura. Viene versato il miele della Sapienza. E' cantato il meraviglioso testo del Salmo: "Ti amo, Signore, mia forza, Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore. Mio Dio, mia rupe, in cui mi rifugio; mio scudo, mia potente salvezza e mio baluardo". Se è questa la passione, il desiderio, il cammino, anche zoppicante, del nostro cuore due sono i miracoli: sperimentiamo la felicità e la fecondità come dono di Dio, siamo più vicini al Regno di Dio. Dove dobbiamo archiviare, allora, tutti i precetti sui quali si costruisce il potere? Che fine fanno gli schemi perfetti, talmente perfetti da pretendere di sovrastare la Parola di Dio? Come leggere la vita delle tante comunità asfittiche che respirano aria infetta e non conoscono più il sapore, il profumo, la dolcezza dell'amore vissuto, con fatica, ma sempre con perseveranza e coraggio? Se vogliamo scoprire la strada che porta alla pienezza dell'amore per Dio e per il Prossimo dobbiamo guardare a Gesù il sacerdote santo, innocente, senza macchia, separato dal peccato ma immerso nel dono di sé per distruggere il peccato. La Parola di Dio ci obbliga ad un bagno di "semplificazione". Bastano due parole per dire tutto. Anzi ne basta una soltanto perché la seconda è simile alla prima. La confusione, la burocrazia moralistica, la schiavitù del "tutto detto e scritto", camminano lungo la strada opposta a quella del comandamento dell'Amore. L'Amore libera. Il precetto imprigiona. L'Amore salva. La lettera uccide. L'Amore è terra da dissodare col sudore dei pensieri, dei sentimenti, del cuore. Il precetto te lo trovi confezionato e malignamente distribuito lungo le corsie obbligate dei supermercati. Basta prendere e, all'uscita, pagare il prezzo. Eppure sappiamo bene che "se anche parlassimo le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessimo l'Amore saremmo come un bronzo che risuona e come un cembalo che tintinna. E se avessimo il dono della profezia, l'autorità, la grande cultura, la generosità di chi distribuisce tutti i suoi beni e raccoglie articoli sui giornali, la forza di dare il corpo alle fiamme, ma non avessimo l'Amore, non siamo nulla". L'Amore è dono di Dio per persone coraggiose e pronte al rischio. Per persone semplici e aperte. Per persone che sanno dare fiducia e credito anche ai doni degli altri. Molti o pochi. Grandi o piccoli. L'Amore è paziente, benigno, non è invidioso, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto verso nessuno neanche verso il più piccolo e insignificante, non cerca il proprio interesse compreso quello che dichiariamo sacrosanto e per la gloria di Dio, non si adira col debole e non si nasconde con chi può tenerci testa nella verità, non gode dell'ingiustizia offerta sul piatto della volontà di Dio, è sempre veritiero, anche a proprio svantaggio, se fosse necessario. L'esperienza più sublime di tutte, l'esperienza che non tramonta mai è anche la più semplice: l'Amore. C'è un post scriptum a queste parole: non meditarle pensando agli altri. Lasciati scarnificare da ciascuna di esse se vuoi trovare l'Amore. Gesù, ho scritto ciò che mi è passato nel cuore. Ho scritto quello che mi sembra di aver capito da Te. Ho scritto forse senza pudore. Vedi Tu, valuta Tu. Anche perché tu non hai segreti riguardo al mio cuore e a tutta la mia vita. Perché dovrei mentire? Se hai il coraggio di chiedermi: "Tu ami?", devo dirti: "Cerco di voler bene". Voglio bene, in modo maldestro. Cerco di voler bene senza bugie. Non riesco a dire e a manifestare una cosa per un'altra quando si tratta dell'amore. Di qualche persona da amare farei a meno. Non farei a meno di chi mi dice la verità vera. Farei a meno di chi mi elimina perché non dico la "sua" verità. Gesù, mai come oggi mi sento imbarazzato alla tua presenza. Sono una creatura dall'amore a volte parziale, fazioso. Non sono mai una creatura dall'amore disonesto o comprato o di convenienza. Amo come Pietro della prima ora. Amo come Giovanni e Giacomo che vogliono di più i tuoi favori e meno la tua strada. Amo come Giuda turbato dal Tuo Amore perdente. Amo come Nicodemo appassionato di notte e nell'oscurità, ma prudente di giorno, per paura dei suoi colleghi del sinedrio. Amo come Davide che canta la tua misericordia dopo aver tradito il tuo Amore. Gesù, non riesco ad amare come quelle madri che si dissanguano per i loro figli. Come quelle spose e quegli sposi che seguono la persona amata fino al sacrificio di sé per non permettere che si perda d'animo. Il mio, Gesù, è un amore strano. Questo, però posso dirti sinceramente. Ho saputo amare una comunità come un innamorato impazzito e mai appagato. Amo con dolore una comunità dove vedo languire l'amore. Ho saputo amare tanti fratelli e sorelle marginali, benché provassi ribrezzo per la loro umanità dolorante, povera, inavvicinabile. Gesù, ho amato con un amore anormale. Sempre fuori misura quando il mio amore non era riamato e capito, peggio, frainteso. Gesù, se guardi nell'angolo basso e profondo del mio cuore, quello che rimane sempre nel buio, troverai un terribile risentimento. Lo provo per ogni amore dato in cambio di qualcosa. Lo provo per ogni amore transitorio che resiste finché conviene. Lo provo per ogni amore senza passione, inquinato da molte aspettative di traguardi non meritati, non conquistati a rischio di cadere nel crepaccio. Come, poi, riesca ad amare Te, lo sai solo Tu. So anche che ti accontenti. Brutta è la notte: nel segreto, qualche lamentela del Tuo cuore ferisce dolorosamente il mio. |