Omelia (02-11-2021)
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COMMENTO ALLE LETTURE
Commento a cura di don Massimo Cautero

Il Vangelo di Giovanni che leggiamo in questo giorno è più che un semplice discorso, è una promessa che è a fondamento della fede cristiana. Dovremmo leggere ogni giorno questo brano per ricordarci che la salvezza è un fatto e non una probabilità, l'amore di Dio che ci vuole salvi è una certezza e non una possibilità. La fede cristiana vive alla sequela di Gesù e sa che egli a sua volta vive nella volontà del Padre, ce lo fa conoscere come egli lo conosce, e lo conosce "di persona", sono la stessa volontà, realizzano lo stesso piano di salvezza.
Che Gesù prometta che "non perderà nulla", quindi nessuno, di quello che il Padre gli ha affidato, che non ci manderà mai via, che donerà la sua stessa vita eterna che è sua e del Padre, non è solo rassicurante ma deve anche generare quella sicurezza e quella gioia che l'intero mondo aspetta di leggerci in faccia.
Per questo, se i Cristiani vivono in questo mondo è per animarlo delle speranze/certezze di una fede che crede nel Dio della vita, vita concreta, reale, eterna! Fuori dalla logica della vita e del dono della vita eterna non esisterebbe la missione di Gesù per la nostra salvezza e del mondo intero, non esisterebbe nessun Dio Padre da "far conoscere", non sarebbe possibile nessuna fede. Per questo la promessa di Gesù di non respingerci e non volerci perdere parla da sola, è il "non plus ultra" delle promesse divine!
Per testimoniare al mondo questa speranza i cristiani non si sottraggono alla vita in "questo mondo", non banalizzano nessun dolore e non sbeffeggiano la morte, si lasciano accomunare a tutti gli uomini soffrendo le loro stesse sofferenze, lasciando che il dolore che li fa soffrire, come tutti gli uomini, non è "perdere" qualcuno ma subire uno strappo nel tessuto d'amore che regge la vita, ogni vita!
Se tutti gli uomini piangono la morte dei loro cari, il dolore dei fedeli cristiani, per la perdita dei loro cari, testimonia, appunto, la realtà dell'amore che quando si "strappa", per la perdita di qualcuno, fa male, anche tanto male, proprio perché è l'amore che permette la vita e, addirittura, attraverso l'amore stesso Dio ci dona la sua stessa vita, quella eterna.
Ricordare i fedeli defunti, dedicare loro SS Messe e liturgie, visitare le loro tombe, pregare per loro in maniera più intensa in questo giorno, in questo periodo, esprime quindi la realtà della nostra fede: fede nella vita che non muore, fede nella realtà della vita eterna, fede nel Dio della Vita, nella Resurrezione di Gesù ma, soprattutto, testimonianza di fede nell'amore che ci lega, che lega tutti gli uomini, che è la realtà più importante. Solo l'amore è credibile - cita il titolo di un libro del teologo Hans Urs von Balthasar - per questo l'amore è la via che Dio sceglie per rivelarsi agli uomini ma, soprattutto, l'amore è ciò che nulla può distruggere, che vince ogni bruttura e disperazione donando, oltre ogni ostacolo la speranza. L'amore sarà sempre l'unica realtà credibile per vincere la morte, e convincere che la vita in Dio vince sempre, ma soprattutto l'amore è l'unica realtà degna di essere coltivata sempre nelle nostre vite. Il legame d'amore che ci unisce ai nostri cari defunti non è semplice nostalgia o rimpianto, è la prova che la vita di ogni essere umano va oltre ogni semplice legame, testimoniarne l'importanza ricordandoci di loro in un modo così forte, come facciamo in questo giorno, è come ripetere oggi al mondo la stessa promessa che Gesù ci ha fatto nel Vangelo di oggi.