Omelia (01-11-2021) |
don Mario Simula |
I santi senza credito Uomini, donne, ragazzi, giovani, anziani camminano anonimi lungo le nostre strade. Assorti, spesso solitari. Custodi di segreti che si agitano come onde in burrasca dentro il loro animo. Guardiamo i loro volti, quando ce ne accorgiamo e quando ne scopriamo l'esistenza. Li vediamo di sfuggita. Le loro storie non ci toccano. Non ci sfiorano nemmeno. Persone tutte che vagano o che corrono o che si agitano o che si muovono per sopravvivere. Nella vita misteriosa di tante di esse fermenta lentamente e nel nascondimento il lievito misterioso della santità. In altre si agitano aspirazioni incompiute e inquiete, come le creano i "passaggi di Dio" che cerca di imprimere il suo sigillo di riconoscimento e di appartenenza nei suoi figli di adozione. C'è chi si dimena nel peccato, nei pensieri di vendetta, covandoli senza riposo. C'è chi è tormentato dal rimorso sordo che seppellisce la speranza. Nei dialoghi con Dio penso che l'umanità sia un cantiere di santità feriale, in mezzo a episodi di distruzione e di morte. Grande è la nostra cecità per non accorgerci di questo lavorio di Dio e del Suo Spirito che soffia dove vuole. Sono certissimo che non tutti i santi hanno l'aureola. Nel Regno di Dio i piccoli, i senza tetto, i diseredati negli affetti e nei beni non si contano. Tutti i bambini non nati hanno trovato la Vita. Nessuno conosce il loro nome: glielo ha dato Il Padre che è nei cieli. I genitori non hanno avuto nemmeno il tempo di pensarlo. Le donne in carovana, con gli occhi vuoti, possiedono un patrimonio di pochi stracci e quello molto più prezioso di tanti figli. Esse camminano, creature di Dio, cercando un sole più caldo e un cielo più limpido, una casa, magari di fango, che rimanga. Poi soccombono e vedono piegarsi, come fiori di campo a fine stagione, i figli devastati dagli insetti, dalle malattie che noi non conosciamo più, dalla mancanza di una porzione di riso e di qualche goccia di acqua pulita. Adolescenti silenziosi e scontrosi anche con se stessi, vagano chiusi nelle loro stanzette, a meditare un "fine vita" inglorioso ma liberante. Nella casa accanto, ragazzi meravigliosi che la vita purifica e rende splendenti come l'acciaio. Che sanno sorridere e incoraggiare anche quando la vita li stritola col dolore. Miriadi di volontari rifugiati nell'ombra perché non cercano i riflettori, ma soltanto il grido di chi implora. Santi e sante stupendi e sconosciuti. Santi e sante belli/e, fuochi di bontà accesi nella notte. Santi e sante che hanno le loro nicchie in casa, accanto ai fornelli, vicini/e al letto dei figli impauriti dalla prova. Santi e sante che peccano per fragilità e che l'umiltà del loro cuore amato da Dio prontamente rialza. Santi e sante che non prenderanno mai nella loro vita una decisione che cambierà il piccolo mondo che li circonda, ma ogni giorno sanno decidere di affidarsi alle mani di Dio perché sia lui a fare della loro vita quello che vuole per il bene di chiunque, senza preferenze. Anche del loro piccolo mondo. Santi e sante da corsia che sanno vedere la persona segnata dalla malattia e non una malattia che si è incarnata in un numero. Santi e sante in fabbrica che ogni giorno, all'ora stabilita da altri, passano per i tornelli e strisciano il tesserino per garantire la presenza e non la fatica e il logorio quotidiano. Santi anche tra coloro che alle prime ore del giorno rendono una città o un paese vivibili, dando un tocco di accoglienza ai passanti distratti. Quanti santi e sante affollano il paradiso di Dio. Non hanno crediti. Non hanno titoli. Non hanno credenziali. Non hanno lasciapassare umani. Formano la miriade del popolo delle beatitudini. I poveri di fatto e in spirito che danno la priorità a Dio e per questo ad essi appartiene il Regno. Le persone che piangono: saranno consolate dalla tenerezza di Dio, capace anche Lui di piangere con noi fino a farci gioire definitivamente con Lui. Uomini e donne miti che nel silenzio o nei toni sommessi possiedono la terra e ne fanno vedere una meravigliosa copia nel Regno. Uomini e donne che della giustizia sanno nutrirsi e in essa troveranno la sazietà appagante che viene da Dio. Uomini e donne che hanno viscere di misericordia come lo sono le viscere di Dio, instancabile nell'amore. Uomini e donne dal cuore puro, dall'amore fulgido; coppie che vivono un amore attraversato dal fuoco di Dio; ragazzi e ragazze che sanno leggere il meraviglioso romanzo autobiografico del loro amore sempre custodito; preti che nella loro solitudine feconda mettono su famiglie piene di figli e di figlie. Tutti stanno curando gli occhi col collirio della santità di ogni giorno per poter vedere Dio, faccia a faccia, proprio come egli è e senza dover abbassare lo sguardo. Uomini e donne che costruiscono la pace. Alla fine sono coloro che possederanno la terra come luogo dell'armonia e della fraternità. Uomini e donne perseguitati per causa della giustizia. Ad essi il Signore Dio riserva un'accoglienza regale nel Regno. A tutti questi santi del silenzio, verrà impresso il sigillo di Gesù sulla fronte, sarà fatta indossare la veste bianca, riceveranno la palma della gloria. Li attende tutti, uomini e donne, senza età, l'abbraccio di Dio che è Padre. Un Padre commosso nelle viscere. Le cui lacrime di tenerezza e di gioia rallegrano la Sua Casa. Per loro imbandisce il banchetto eterno, una festa interminabile e persa nella luce. Gesù, provo una particolare simpatia per quei santi e quelle sante che non hanno riconoscimenti ufficiali. Forse perché permettono anche a me di entrare un giorno nella loro compagnia. Gesù, amo molto anche tutti gli altri santi e sante che ti hanno reso lode in modo veramente smisurato. Sono stati docili alla tua mano che li cesellava come esempio per tutti. In fondo anch'essi non hanno mai ostentato nient'altro che l'amore alla tua croce. Di quella croce si sono sempre vantati. A quella croce hanno sempre rivolto lo sguardo. Li abbiamo visti consumati dall'amore. Gioire nel dolore. Poveri tra i poveri. Padri e madri di chi non aveva più madre o padre che ne curasse le ferite. Gesù, tu mi guardi e, tacitamente, mi interpelli. "La santità semplice posso trovarla nella tua vita? Non ti ho chiesto molto se ci pensi. Ogni giorno mangi il pane della Parola. Anzi lo spezzi in abbondanza agli altri. Ogni giorno mangi il pane di Vita che ti darà la grazia di non morire in eterno. Ogni giorno ci incontriamo e parliamo con confidenza. I tuoi limiti rimangono tanti. Non ti chiedo di eliminarli. Non è possibile. Ti chiedo di farli diventare un percorso lento e continuo di purificazione e di amore. Riconoscimi negli ultimi. Altrove sto sempre stretto. Con loro sono a casa mia. Ricordi quel panchetto per le nozze dello sposo pieno di zoppi, storpi, ciechi, peccatori, uomini furbi e ladri, donne ambigue? Ero pieno di felicità mentre passavo a servire tutti, da un tavolo all'altro. Vuoi essere mio cameriere? Ti posso anche promuovere a ‘degustatore di vini'. Diventato anche tu servitore di chi è stato sempre schiavo di ogni forma di tirannia". Gesù, ho le vertigini. Non riesco ad immaginare come possano convivere tutti questi santi sconosciuti, disattesi, disprezzati, scacciati, perseguitati, sporchi con la meraviglia del tuo Regno. Questo è il vero grande miracolo che sconvolge il mondo. Il miracolo sorprendente. Il miracolo che sorprenderà anche me quando entrando nel tuo paradiso credevo di aver conquistato almeno i posti in seconda fila, mentre sono rimasto in fondo. A mala pena ti riconosco. Tu, Gesù, riconoscimi e accoglimi! |