Omelia (07-11-2021) |
diac. Vito Calella |
Esserci per scomparire da consegnati Poco prima di di vivere la consegna totale di se stesso nella morte di croce Gesù concentra la sua attenzione su una vedova, di cui non conosciamo il nome, che fa il gesto di depositare tutti i suoi spiccioli nella cassa delle offerte del tempio di Gerusalemme. Gesù sembra indentificarsi con lei. Il gesto radicale di quella vedova anticipa la sua consegna totale per noi uomini e per la nostra salvezza mediante il sacrificio della sua morte di croce. In questo senso ci aiuta la coincidenza dell'ascolto della lettera agli Ebrei, che in questa domenica ci offre la contemplazione dell'offerta esistenziale di Gesù sommo sacerdote servo, avvenuta una volta per tutte: «Una volta sola, nella pienezza dei tempi, egli è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso» (Eb 9,26) Il gesto di quella povera donna è divenuto parola di Dio che illumina generazioni e generazioni di cristiani. In mezzo ad una moltitudine di gente che andava e veniva in quel luogo sacro, tra tanti offerenti, il gesto di quella povera vedova divenne luce di evangelizzazione per tutti i popoli. Esserci per scomparire Mentre gli scribi si esibivano per apparire davanti a tutti, amando «passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti» (Mc 12,38-39), quella vedova sarebbe scomparsa nel completo anonimato se Gesù non la avesse additata come esempio per tutti i suoi discepoli. La vedova ci insegna ad avere il coraggio di "esserci per scomparire". Nel discorso della montagna, secondo la versione di Matteo, Gesù istruisce i suoi discepoli a praticare il digiuno, la preghiere e la carità nel segreto (Mt 6,1-6.16-18). L'azione autentica dello Spirito Santo attraverso la nostra corporeità vivente avviene senza far rumore, senza pretendere di essere riconosciuti, senza progetti di vanagloria, perché la gratuità è un donarsi senza riserve nel nascondimento e nel segreto di gesti e parole, offerti facendoci prossimi degli altri e volendo scomparire. Consegnarsi per lasciar agire lo Spirito Santo in noi Mentre gli scribi, sicuri e arroganti nella loro posizione di potere «divoravano le case delle vedove» (Mc 12,40) senza pietà, accecati dalla logica economica del dover far pagare i debiti a tutti i costi, senza misericordia, quella vedova, invece, sceglieva liberamente di donare nelle casse del tempio il soldo che gli rimaneva per sopravvivere miseramente, perché l'unica sicurezza per lei era Dio e non gli uomini. La vedova ci insegna a consegnare fiduciosamente tutta la povertà della nostra condizione umana per lasciare agire liberamente in noi la forza dell'amore gratuito che unisce eternamente il Padre al Figlio: lo Spirito Santo. Sempre nel discorso della montagna Gesù istruisce i suoi discepoli a vivere la radicalità della libertà del cuore slegandolo da ogni tipo di "assicurazione" che lo possa legare ai beni di questo mondo, anche se si tratta di beni essenziali per sopravvivere. La consegna fiduciosa della nostra povertà nel Padre unito al Figlio nello Spirito Santo ci farà stupire di fronte ai segni evidenti dell'agire della Santissima Trinità nella nostra vita come Pellegrina Provvidenza. Allora la nostra bocca si aprirà alla lode, con le parole del salmo che sono un inno alla provvidenza divina: «Il Signore rimane fedele per sempre, rende giustizia agli oppressi, dà il pane agli affamati. Il Signore libera i prigionieri. Il Signore ridona la vista ai ciechi, il Signore rialza chi è caduto, il Signore ama i giusti, il Signore protegge i forestieri. Egli sostiene l'orfano e la vedova, ma sconvolge le vie dei malvagi. Il Signore regna per sempre, il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione» (Sal 145,7-10). |