Omelia (14-11-2021)
don Roberto Rossi
In tutte le cose, il Signore è vicino

Nel dialogo con le persone, mi capita a volte di incontrare qualcuno, a volte qualche giovane, che dice: "Io non sono credente, io sono ateo, io sono agnostico". Con tutto il rispetto che ho e che devo avere perso tutte le persone, mi chiedo e vorrei chiedere: "Come rispondi alle grandi domande? Da dove ha origine la vita di ciascuno e la vita dell'universo? Dove è diretta la mia vita, verso il nulla? Quale sorte avrà questo mondo e tutto ciò che esiste? Dove trovi il senso più vero della tua vita e della vita di tutti?" L'uomo ha avuto sempre attenzione per il futuro personale e per il futuro del mondo. Per questo ogni persona si chiede: "Che accadrà di me? Cosa accadrà del mondo?" Credo che nessuno possa sfuggire a queste domande. Anche oggi, in una civiltà che si definisce laica come sinonimo di distante dalla religione, il problema del futuro non può essere rimosso. Alcuni dicono: preferisco non pensarci! Ma non è una soluzione. D'altra parte assistiamo ad un improvviso riemergere di magie e astrologie che sono una risposta falsa ad un problema vero. Sembra si verifichi una vendetta sull'uomo: chi rifiuta la fede, la sostituisce con le banalità.
Mi diceva un saggio amico: "Quando uno non crede in Dio, cosa fa? La risposta potrebbe sembrare: Non crede in nulla! Invece, uno che non crede in Dio, crede a tutto!" Lo avevano affermato anche filosofi e scrittori profondi. Mi sembra che chi non crede in Dio, adora qualche altra cosa. Ecco l'importanza di una riflessione seria e una fede profonda e vera. Ma noi cristiani che cosa pensiamo del futuro? Nessuno ci può dare una luce se non Colui che è padrone del futuro. Allora in Cristo noi cerchiamo la luce. È il discorso del Vangelo di oggi, che è il discorso sulle ultime cose della vita e della storia. E' un discorso, nel quale Gesù dà le informazioni strettamente necessarie perché il futuro sia guardato con speranza e nello stesso tempo con serietà. Per capire il discorso di Gesù possiamo guardare la circostanza in cui venne pronunciato. Lo dice Marco: davanti al tempio di Gerusalemme, alla vigilia della morte e risurrezione di Gesù.Il tempio era un'opera colossale, uno spettacolo che suscitava orgoglio."Guarda, Signore!", dicono gli apostoli. "Non resterà pietra su pietra", fu la risposta particolare di Gesù. "Quando Signore accadrà questo e quale sarà il segno?"Per gli apostoli la fine di Gerusalemme e soprattutto la fine del tempio faceva pensare alla fine del mondo. Gesù allora parla delle due cose, presentando la fine di Gerusalemme come segno della fine del mondo. In altre parole Gesù dice: finirà il tempio perché è diventato luogo di empietà e così finiranno tutti i prepotenti della storia. Finirà il tempio e finirà anche questo mondo precario e sanguinario: ci sarà una resa dei conti, un giudizio, e Dio sarà il vincitore della storia e i giusti con Lui.
Questo è il senso del discorso, in un linguaggio particolare, che viene chiamato ‘apocalittico'. Ma la parola di Dio è sempre annuncio della presenza di Dio e della sua salvezza. Come a dire: Ci possono essere tante cose, anche le più gravi, ma anche in queste cose, anzi proprio in queste cose, c'è il Signore che viene a salvarci. E' l'annuncio della salvezza del Signore. "Alzatevi e levate il capo, la vostra liberazione è vicina", così afferma il vangelo. Certamente gli apostoli erano preoccupati del fatto che il bene sembra schiacciato. E' quello che proviamo a volte anche noi. Gesù aveva annunciato la sua morte e aveva profetizzato persecuzioni per i discepoli. Ora ripete l'annuncio e dice: Sì, ci saranno persecuzioni, guerre, oppressioni... il male avrà il suo sfogo... ma non abbiate paura. Che cosa dobbiamo fare in questa attesa: vigilate! Cioè: fare il bene conservando la speranza, perché in qualsiasi prova non saremo abbandonati.
Gesù dice: "Non vi preoccupate di quando avverranno queste cose! Preoccupatevi di come ci si deve preparare all'incontro con Dio."Siate vigilanti perché non sapete quando il Signore viene: se a sera, a mezzanotte, o al canto del gallo o al mattino". Vigilate! È l'unico modo di attendere il Signore! Gesù ha parlato della nostra vocazione all'eternità con le parabole della vigilanza, dei talenti da far fruttare, dell'incontro finale con Cristo, che avverrà a seconda che abbiamo amato o no il prossimo bisognoso. "Avevo fame, avevo sete... e voi mi avete aiutato. Venite benedetti dal Padre mio a prendere possesso del regno preparato per voi". In questo senso comprendiamo il valore e l'impegno della giornata mondiale dei poveri, che siamo chiamati a vivere in questa domenica. I poveri: mai parlarne male, perché non sappiamo tante volte le vere sofferenze dei loro cuori, ma accoglierli, amarli, cercarli per offrire aiuto. S. Vincenzo diceva: Il povero non solo va accolto, ma bisogna andare a cercarlo". Lì troviamo la presenza del Signore Gesù.