Omelia (21-11-2021)
don Giacomo Falco Brini
La verità regna crocifissa

Nel pretorio, nell'alveo della massima autorità giuridica di quel tempo, si sta svolgendo il processo che decide la sorte di un uomo. In realtà, della sorte di tutta l'umanità. Un uomo che nella sua vita ha solo insegnato ad amare, un uomo che, fino a quel momento, ha sbalordito tutti per l'illogica condotta tenuta davanti a chi lo arrestava e accusava. Pilato, il magistrato che non aveva alcuna paura di soffocare cruentemente, nella morte, ogni sobillazione contro l'autorità di Roma, ora rivolge una domanda a quell'uomo, dopo aver tentato invano di scaricare la questione ai mittenti (Gv 18,31). Questi ultimi, infatti, gli stanno chiedendo di metterlo a morte e Pilato non si capacita davanti a quell'arrestato, legato, mite e inoffensivo, di come sia possibile avanzare una tale richiesta. E la domanda è: sei tu il re dei Giudei? Sei un re?


Perché questa domanda? I reticenti giudei non hanno affermato di avergli portato un re, bensì un malfattore (Gv 18,30) e senza formulare una accusa chiara. Forse anche Pilato vedeva in quell'uomo qualcosa di troppo insolito per essere costui persona arrestata, accusata e condotta da lui; forse intravedeva qualcosa che lo connotava di una misteriosa aura di nobiltà, ma non riusciva a capire il perché. Gesù risponde interrogando. Che strano: un imputato dovrebbe dare risposte, non far domande. Un imputato dovrebbe stare in ansia nel tribunale, e invece chiede rispettosamente al magistrato se la sua domanda nasce dal suo cuore o se lui è come quelli che fanno domande provenienti dal serbatoio "del sentito dire". Al di là della precisazione richiesta, l'interrogazione di Gesù è già mezza ammissione della sua regalità. Pilato reagisce: "ehi! Mi stai confondendo con quelli del tuo popolo, io non vi appartengo, è il tuo popolo che ti ha portato qui da me, dimmi cosa hai fatto..." Il magistrato sa fare il suo lavoro, ma la curiosa attenzione alle parole di Gesù rimane. La risposta del Signore è una conferma: ha un regno, anche se non è di questo mondo.


La domanda successiva con cui Pilato incalza Gesù è la domanda di uno che vorrebbe spiegarsi se davanti a sé ha un pazzo fuori dalla realtà, oppure un uomo assolutamente unico, inspiegabilmente innocuo e sereno nella consapevolezza di trovarsi in pericolo di morte: dunque tu sei re? Siamo giunti al climax del processo. Gesù sapeva che sarebbe arrivato questo momento. Ora dice al cuore del potente di turno quello che il cuore umano non ha mai udito, ma che ha già potuto vedere con i suoi occhi: l'arrestato non è scappato, l'accusato non si è difeso, l'interrogato non si è sottratto alle interrogazioni. L'arrestato si è consegnato, l'accusato resta nelle mani di chi lo accusa, l'interrogato a sua volta interroga. Colui che è sotto processo sta discretamente imbastendo il processo a coloro che lo processano e, quando lo giudicheranno, diventerà Egli stesso giudice. Gesù proclama così la sua regalità e la associa inseparabilmente alla verità: in Lui vediamo l'origine divina della verità e in che modo la verità regna in questo mondo. L'uomo che la cerca, non può non ascoltare Gesù (Gv 18,37).


Pilato è sconvolto, è sul ciglio della porta che potrebbe farlo varcare dalla parte del rabbi di Galilea. Lo capiamo dalla strenua difesa dell'accusato (cfr. Gv 18-19), malgrado sia stato fino ad allora un governante sanguinario e strafottente. Lo capiamo dalla triplice dichiarazione di innocenza dell'imputato davanti a tutto il popolo, implicita ammissione che Gesù diceva il vero e i Giudei il falso. Pilato stava per entrare nel mistero di Gesù ma, quando il popolo gli grida il nome del suo capo (Cesare), rimane uno dei tanti "potenti" burattini di questo mondo, guidati dalla paura. Non passa dalla parte della verità, perché chi vi passa non può non condividere il suo destino di sofferenza, destino di apparente sconfitta. E tuttavia chi si trova disposto a passare dalla sua parte, oltre a scoprire che in questo mondo essa è crocifissa, scoprirà anche che cosa vuol dire essere liberi. Ce lo ha promesso il nostro Re, l'uomo più libero che si sia mai visto sulla terra: se rimanete fedeli alle mie parole, conoscerete la verità e la verità vi farà liberi (Gv 8,31-32).