Omelia (28-11-2021) |
don Michele Cerutti |
L'avvento si apre con Luca 21, noi leggiamo un pezzo di questo lungo discorso che appartiene al genere apocalittico ove vengono descritti gli ultimi tempi come tempi di guerre e di divisioni, di terremoti e di carestie, di catastrofi cosmiche. Tutto nasce dalla convinzione che la storia cammina, sotto la guida di Dio, verso una salvezza piena e definitiva. Le delusioni e le continue contraddizioni della storia non riusciranno mai a demolire tale speranza, ma serviranno a purificarla e a insegnare che la salvezza è, al di là dell'esistenza presente, opera di Dio e non solo dell'uomo. Questo lungo discorso invita i credenti - che ora sono i cristiani coinvolti nelle persecuzioni e amareggiati dall'odio del mondo - a rinnovare la loro fiducia nella promessa di Dio e a perseverare nelle scelte di fede e a non cadere in compromessi: "neppure un capello del vostro capo perirà". Il discorso di Gesù in Luca 21 è caratterizzato da un intreccio di notizie e di avvertimenti. I falsi profeti pretenderanno parlare in nome di Gesù e assicurare che la fine è vicina: ci saranno guerre e rivoluzioni, popolo contro popolo e regno contro regno. Questi avvenimenti - eresie, guerre e persecuzioni - non esauriscono il panorama della storia e delle sue contraddizioni, ma Gesù li considera come situazioni tipiche e ricorrenti, situazioni che il discepolo deve essere pronto ad affrontare. Attenzione non lasciatevi ingannare, non vi terrorizzate, non preparate la vostra difesa perché il vero discepolo rimane ancorato alle parole del suo Maestro e non ha bisogno d'altro. Le novità non lo attirano, né cede alle previsioni di chi pretende conoscere il futuro, oroscopi compresi. Per orientarsi al discepolo gli bastano le parole del Signore. Allora di fronte alle guerre e alle paure che così spesso angosciano gli uomini, il vero discepolo non si fa illusioni e non cade in facili ottimismi, tuttavia rimane fondamentalmente sereno e fiducioso. La persecuzione, le divisioni, l'odio del mondo non sono i segnali di un'immediata fine del mondo, ma sono un'occasione di testimonianza e di perseveranza. Si attende il Signore testimoniando e perseverando, non fantasticando sulla vicinanza della fine del mondo. Luca, conforme a tutta la tradizione evangelica, ripete che la liberazione è vicina (21,28) perché il tempo presente è ricco di occasioni salvifiche che Dio stesso ci offre. Vigilare, quindi, significa non avere il cuore "appesantito". Il ritorno del Figlio dell'uomo non sarà preceduto da segni premonitori prevedibili e rassicuranti: giungerà all'improvviso. Ciò che conta, dunque, è stare attenti a non lasciarsi sorprendere. |