Omelia (15-08-2021)
don Luca Garbinetto
Maria, pienezza dell'Origine

"Dalla sua pienezza

noi tutti abbiamo ricevuto:

grazia su grazia." (Gv 1,16)


‘Di grazia in grazia' la vita tutta di Maria è colmata della presenza dello Spirito. Anche la sua morte. Ella è la donna che Dio ha voluto tutta per sé. Attraverso di lei, restituisce all'umanità il volto di come Egli ci ha voluti da sempre, anche nel passaggio definitivo da questo mondo.


In lei, Dio esprime il mistero dell'Origine.

Siamo stati creati per la vita senza fine, e la morte - come noi la viviamo, densa di dolore e di paura - è entrata nel mondo a causa del peccato. Ma nel progetto originale dell'Altissimo il momento in cui corpo e anima dovevano lasciare questa terra aveva una connotazione di transito, non di drammatica fine. Un addormentarsi, una ‘dormitio', come i fratelli orientali amano celebrare quella che per noi latini è la solennità dell'Assunzione di Maria al Cielo.

La verità di questo attraversamento, che dà compimento alla crescita di ogni persona verso la comunione piena con il Creatore, era ben chiara alle prime comunità di discepoli di Cristo. Essi infatti trasformano le ‘necropoli' pagane (città dei morti, senza più speranza) in ‘cimiteri': la parola indica esattamente quello che in questa festa di grazia celebriamo. I cimiteri sono dei ‘dormitori', da dove i defunti si risveglieranno per la vita eterna, nella gloria di Dio. Come testimoniano a Gerusalemme la tomba vuota non solo del Signore, ma anche della Madonna, creatura come noi, ma preservata dalla corruzione del peccato originale (ma non originante, perché all'Origine c'è solo l'Amore!).


In Maria, dunque, contempliamo il nostro destino di redenti, ma a partire dalla memoria comune della nostra natura di prediletti.

La creatura a immagine e somiglianza del Creatore, nella sua incondizionata bellezza, ha nella fanciulla di Nazareth l'unica e irripetibile manifestazione nel corso dei secoli. Il Padre l'ha scelta, per la sua relazione unica e irripetibile con il Figlio. Così prossima alla Trinità non è stata nessun'altra persona, e mai lo sarà. Ma allo stesso tempo nessuna persona che lo desideri e che lo accolga può essere esclusa dal contagio di tanta grazia. A contatto con Maria si prende infatti, piano piano, come luce lunare che riflette lo splendore del Sole, lo stesso colore di grazia, e la sua integrità riporta ciascuno di noi a una indicibile armonia personale.

La verginità che Maria vive è quindi altrettanto necessaria non per denigrare la bellezza del corpo, della sessualità, dell'amore coniugale, bensì per rendere accessibile a tutti e a tutte la pienezza che in lei diventa particolare e incarnata. La custodia celeste dell'intera sua persona, unità inscindibile di corpo e spirito, si irradia all'esistenza della fanciulla di Nazareth, che diviene sposa di Dio e madre del Figlio per poterlo essere di tutti noi.

Seduta sul trono del Cielo, Maria continua ad operare con la stessa instancabile vivacità che l'ha condotta a prendersi cura della cugina Elisabetta, a intuire i bisogni dei nubendi di Cana, a seguire passo a passo come prima discepola il Figlio Gesù, a radunare gli apostoli impauriti per iniziare l'avventura della Chiesa.

Questo perché il suo cuore è casto e il suo amore profondamente intriso dell'Amore di Dio, dello Spirito Santo che raccoglie, unisce, consola e consolida ciò che umanamente rischia di essere soltanto separazione e dolore.


Guardiamo al Cielo, oggi, per riconoscere la meta del nostro itinerario terreno.

Guardiamo alla Donna coronata di stelle, per riprendere vigore nel camminare sulla polvere, sentendoci meno soli. Guardiamo al volto della fanciulla di Nazareth, luminoso come quando ci si risveglia dopo un sonno profondo, per coltivare la certezza che siamo stati creati belli e belli torneremo ad essere.

Poiché la morte non è l'ultima parola e dopo il transito non vi è il nulla, bensì la Casa. Dove, oltre al Padre, una Madre tenerissima ci attende.