Omelia (04-11-2005)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento a Lc 16,8

Dalla Parola del giorno

Il padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza (Lc 16,8)

Come vivere questa Parola?

Il brano evangelico di oggi è, a un primo impatto, per lo meno sconcertante. Ma letto in profondità ci schiude su orizzonti a largo respiro. Si parla di un "padrone" che affida ad un "amministratore" i propri beni. Ed ecco con poche linee disegnata la realtà umana. Siamo tutti "amministratori" di beni che ci sono stati affidati da Dio. La "disonestà"consiste nell'appropriarcene indebitamente, usandoli senza tener conto della volontà del "Padrone", che li ha posti nelle nostre mani perché li condividessimo. La bramosia smodata, l'utilizzo egoistico fini-scono con l'inquinare lo stesso dono, rendendolo a sua volta "disonesto". Proprio così. Ciò che siamo e ciò che abbiamo viene da Dio e non può essere che un bene in sé. È il nostro modo di rapportarci con esso che lo contamina fino a sconfinare nel "peccato". E di questa adulterazione, prima o poi, saremo chiamati a rendere conto: "amministratori infedeli" dinanzi al giudizio inappellabile del "Padrone". Ma ecco un'insospettata via d'uscita: quelle stesse ricchezze, da noi rese "disoneste", possono essere riscattate e restituite alla loro primitiva e connaturale bontà se condivise nel segno della gratuità e dell'amore. È la santa "scaltrezza" che Gesù suggerisce a quanti, riconoscendosi umilmente "amministratori disonesti", intendono spalancarsi all'azione risanante e redentrice di Dio, divenendone la mano provvida e benefica.

Oggi, nel mio rientro al cuore, porterò lo sguardo sui "beni" che Dio mi ha dato. Nutro in me la consapevolezza di esserne solo un "amministratore"? Li amministro secondo il volere di Dio, facendone l'occasione di un servizio di amore, oppure li sfrutto per intenti egoistici?
Padre buono, che colmi di doni i tuoi figli perché possano sperimentare la gioia della condivisione, liberami da ogni forma di egoistico possesso e rendimi strumento del tuo amore.

La voce di un "cantore" della vita e di Dio

L'elemosina non è quella che facciamo noi, quella che intendiamo noi, no! "Elemosyné", cioè l'elemosina, è amore che trabocca. In realtà vuol dire questo. E' come un vaso pieno il cui contenuto si riversa. L'elemosina è la partecipazione misericordiosa alla condizione dell'altro. Solo allora tu, in questa maniera, entri nella sfera di Dio, perché Dio è l'esser per l'altro.

David Maria Turoldo