Omelia (12-12-2021)
CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)
Commento su Sof 3,14-18; Is 12; Fil 4,4-7; Lc 3,10-18

Quando l'evangelista Luca scrive il suo Vangelo, la Chiesa amministra, già da decenni, il Battesimo cristiano "in Spirito Santo e fuoco". Venuta meno l'attesa di una fine imminente, il richiamo del Battista alla conversione da origine a un nuovo significato: L'umanità deve modificare il suo modo di vivere il presente. Le folle di uomini, descritte nell'odierno vangelo, attenti alle parole del precursore, diventano consapevoli che bisogna cambiare la condotta della propria vita e domandano, con ansia: "che cosa dobbiamo fare?". È il punto di partenza di qualsiasi conversione: rinunciare alla propria presunzione e essere illuminati dalla parola della buona novella.

Noi crediamo in un Dio onnipotente, che nonostante la sua onnipotenza ha un altissimo rispetto della nostra libertà. Se noi vogliamo capire il significato della nostra redenzione dobbiamo guardare il crocifisso, come gli israeliti, che nel deserto guardarono il serpente di bronzo innalzato su di un'asta nel deserto.

Abbiamo già percorso metà del cammino di attesa che sfocia nel Natale. Questo è il giorno in cui si manifesta il perdono di Dio, con la venuta del Salvatore, annunziato dai profeti. Permettiamo a Gesù di venire nei nostri cuori e rallegriamoci, ora e sempre, perché il Signore, tramite la sua Parola, è vicino a manifestarsi in forma umana.

Questa domenica, " chiamata Gaudete ( rallegratevi ) a motivo dell'introito,.... è come come una pausa fortificante nel cammino d'avvento", perché vediamo in lontananza "l'atteso delle genti" e ci diamo da fare per accoglierlo come si deve. In questa domenica della gioia, tutte le letture e la stessa colletta proclamano la gioia " del popolo, che attende con fede il Natale del Signore"; ma l'Avvento è anche il tempo dell'attesa di Dio, Attesa dell'amore dell'uomo per lui, dopo il sì della Vergine Madre "figlia di suo Figlio". Molti pensano, che qua giù, la gioia non sia uno stato d'animo che riguarda i cristiani, ma se si valuta con attenzione, il cristianesimo è un colossale invito alla gioia e all'esultanza, perché siamo preziosi per Dio. La gioia, come la liturgia odierna ci invita a considerare, deriva: dal sapersi amati (prima lettura); dal perseverare in Cristo, anche quando tutto sembra venir meno, perché radicata in lui; dal conoscere ciocche Dio vuole da noi (Evangelo), La nostra non è una gioia qualsiasi. È la gioia di chi esce da se stesso, dal proprio egoismo per aprirsi a Dio, accogliendo nella propria vita il suo progetto e andando incontro ai suoi fratelli.

Questi due concetti sono espressi nella prima lettura e nel Vangelo dell'odierna liturgia della parola.

il profeta Sofonia invita, quanti abitino in Gerusalemme, a rallegrarsi: " Non lasciarti cadere le braccia...il Signore è in mezzo a te... ha revocato la tua condanna...ti rinnoverà con il suo amore", Dio ti ha riservato un avvenire di gioia e di salvezza. Perciò ricominciamo da capo la nostra storia, con la nostra conversione, perché "il Signore tuo Dio...è un salvatore potente...( e ) si rallegrerà per te con grida di gioia, come nei giorni di festa..

Il salmo responsoriale, tratto dal libro del profeta Isaia ci invita alla gioia: "Gridate giulivi ed esultate, abitanti di Sion, perché grande in mezzo a voi è il Santo di Israele". I versi che lo compongono esprimono i sentimenti che l'anima di ogni credente in Dio, liberato dal peccato, deve avere. La Chiesa, nell'uso liturgico questo canto, riconosce che Gesù, Dio è salvezza, è la vera salvezza, in quanto sorgente spirituale alla quale andiamo, anime assente e stanche per giungere al Regno promesso.

L'apostolo Paolo non è da meno: scrivendo ai cristiani di Filippi insiste sulla gioia: "Ve lo ripeto rallegratevi...rallegratevi nel Signore...il Signore è vicino". La gioia porta con se la scomparsa dell'ansia e dell'inquietudine: "Non angustiatevi di nulla" e qualora " Avete fastidi...nella preghiera fategliene parte. Quindi per Paolo la gioia è la capacità di dire grazie.

Le folle che andavano da Giovanni Battista gli chiedevano: "Che cosa dobbiamo gare?" feed egli rispondeva loro" chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto". Vale a dire che la scoperta del prossimo è rivelata dalla nostra capacità condividere ciò che possediamo. Giovanni, il cui compito è quello di indicare l'attuazione delle profezie: la presenza in mezzo a Israele del Cristo, insiste sul rispetto del prossimo come segno di condivisione. Anche per lui la persona si realizza quando esce da se stesso per aprirsi agli altri. Concludendo per il cristiano: essere, significa, essere nella gioia.


Revisione di vita

Sentiamo come comunità, famiglia singoli la necessità di cambiare la nostra mentalità per adeguarci al pensare e all'agire divino?

Attendiamo in quanto cristiani la venuta del Signore o presi dalla vita materiale ci attacchiamo a tutto ciò che passa?

La salvezza è da Dio offerta a tutti. Noi cristiani ci comportiamo di conseguenza o riteniamo di dover dare dei suggerimenti a Dio suggerendoli chi sono gli indegni?


Marinella e Efisio Murgia