Omelia (12-12-2021) |
padre Paul Devreux |
Commento su Luca 3,10-18 In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto». Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe». Per tre volte l'evangelista mette sulla bocca della gente che è venuta ad ascoltare Giovanni Battista la domanda:"Che cosa dobbiamo fare?". Giovanni sta annunciando la venuta del Messia, di un salvatore, uno che viene per aiutarci. La loro reazione ci fa capire che sono interessati a questa venuta. E io? E' interessante notare che la presa di coscienza della venuta del Signore, risveglia in tutti il bisogno di fare un bilancio, il bisogno di sentirsi a posto, e il desiderio di rimediare facendo del bene. Gli scrupoli di coscienza possono venire quando ci sentiamo vicini alla morte, ma anche quando ci confrontiamo semplicemente con qualcuno che ci vuole bene ed è buono, come nostro Signore. Ascoltano volentieri i consigli di Giovanni, perché sono pieni di buon senso, equilibrati e realizzabili. Proviamo a metterci nei panni di Giovanni e domandiamoci cosa direbbe oggi a qualcuno di un'altra religione che gli domandasse cosa deve fare per essere in comunione con Gesù e con noi; Gli direbbe di cambiare religione, costringendolo a rompere i legami con la sua famiglia e le sue tradizioni, Oppure gli direbbe semplicemente: "Ama il tuo prossimo come te stesso, e saremo in comunione?".
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