Omelia (12-12-2021) |
don Roberto Rossi |
Condivisione e gioia C'è poca gioia in giro. La si cerca, tutti la vorremmo, ma si finisce per essere adagiati, rassegnati, tesi, nervosi, delusi tante volte. La felicità, soprattutto quella che ci viene proposta dai consumi, è sempre un miraggio... Fai di tutto per arrivare ad avere qualcosa, realizzare qualche obiettivo, quando poi arrivi non c'è niente, l'orizzonte si sposta sempre più avanti. Ciascuno di noi ha tanti problemi personali, a volte avvertiti anche più grandi di quello che sono; poi abbiamo i problemi del mondo, della pandemia... La gioia è possibile? Sì, non tanto e non solo come opera delle nostre manie della nostra ricerca, ma perché Dio è gioia. E Dio vuole la gioia. Il Signore è felice di essere con noi e per noi. È bellissimo il testo del profeta Sofonia nella liturgia di oggi, di questa domenica della gioia. Dice così: "Rallegrati, Israele, grida di gioia, esulta ed acclama con tutto il cuore. Non temere, Sion, il Signore tuo Dio in mezzo a te è un salvatore potente". E poi ecco la gioia di Dio: "Gioirà per te, ti rinnoverà con il suo amore, esulterà per te con grida di gioia". Dio che esulta con grida di gioia, perché viene in mezzo noi, è in mezzo a noi, per darci il suo amore, la sua salvezza, la sua forza. E l'apostolo Paolo scrive così ai cristiani di Filippi: "Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. La vostra amabilità sia nota a tutti". Cioè la vostra bontà, la vostra gentilezza, la vostra premura... "Il Signore è vicino! Non angustiatevi per nulla..." A noi capita invece di essere pieni di preoccupazioni, di problemi, di angustie, a volte perdiamo la testa anche per piccole cose. Continua: "In ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche, i ringraziamenti. E la pace di Dio custodirà i vostri cuori e le vostre menti". Come trovare la gioia? Come vivere la gioia? La gioia la si trova dando gioia agli altri, dando vita agli altri, condividendo la nostra vita e le nostre cose col prossimo. Il testo del Vangelo ci riporta le grandi indicazioni di Giovanni Battista: un uomo concreto, tutto di un pezzo, donato nel sacrificio e della penitenza a Dio e alle folle che accorrevano a lui. Ascoltando quello che lui afferma, troviamo anche una risposta a quella esigenza che spesso viene manifestata: non le parole ma i fatti. Tutti siamo capaci di parole, tante parole dalla bocca di tanti, nei programmi televisivi e nei social, nelle varie espressioni di Internet. Vanno da Giovanni Battista le folle ma anche i pubblicani, anche i soldati. Ecco la domanda: "Che cosa dobbiamo fare?" La risposta è semplice, precisa, concreta, senza mezzi termini e senza fermarsi a buoni pensieri. "Chi ha due vestiti, ne dia chi non ne ha e chi ha da mangiare, faccio altrettanto". Molti giustamente hanno imparato a non sciupare, a non gettar via, ma a offrire attraverso i vari canali della carità e della beneficenza i propri vestiti e le proprie cose a favore dei più poveri. C'è da augurarsi che non si portino vestiti stracciati o sporchi, ma cose buone... Certamente non è facile dare del proprio, fare a meno noi, per dare a chi è nella povertà. In maniera un po' provocatoria e biricchina potremmo continuare così: ‘Chi ha due macchine, chi ha due case...' Certo non siamo capaci di esse come S.Francesco, però è importante restare vigili, attenti, riflessivi per imparare a vivere le tante forme di condivisione che sono possibili anche per noi. Ai pubblicani, cioè a quelli che riscuotevano le tasse, Giovanni Battista dice: "Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato". Cioè, non rubate. Ci può essere tante volte la tentazione di badare soltanto ai propri interessi, non preoccupandoci dei mezzi che si usano per questo, ci possono essere anche tante forme di imbroglio, di inganno, di sfruttamento nella nostra vita sociale. Ai soldati dà questa esortazione: "Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno", cioè non usate violenza, nessuna violenza. Per noi significa essere persone di pace e di rispetto e non di violenza, evitando anche la violenza delle parole, dei gesti o di qualunque altra forma, che ci desse l'illusione di essere nel giusto e di poter sottomettere gli altri. L'insegnamento di Giovanni Battista è in riferimento a ogni forma di vita, di professione, di condizione sociale. È così che rende concreta e attuale quella conversione che predica. E' nella condivisione che l'amore si fa offerta e che fa a metà con gli altri: metà della nostra vita, delle nostre cose, dei doni di Dio. Una parola poi a riguardo di Giovanni Battista. Lui afferma: "Io vi battezzo con acqua, ma viene uno che è più forte di me, che è più grande di me, egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco". È il momento in cui si vede la grandezza e l'umiltà di Giovanni Battista. Non è venuto per sé, non ha attirato le persone sé, ma le ha preparate per il Cristo e ora gliele vuole affidare. Penso che avrà sentito anche lui le strette al cuore, per l'istinto umano, ma sa gioire perché le persone seguono Gesù, il vero salvatore, come faranno anche due dei suoi discepoli. A conclusione possiamo anche noi rendere esplicita la domanda: "Cosa devo fare io? Cosa posso fare io? Cosa dobbiamo fare insieme? Cosa possiamo fare insieme?". Comprendiamo che l'essenziale è cercare la volontà di Dio, per vivere un amore più vero verso di Lui e verso tutti i fratelli e le sorelle. |