Omelia (12-12-2021) |
fr. Massimo Rossi |
Commento su Luca 3,10-18 III Domenica di Avvento, o domenica "GAUDETE". La liturgia odierna è pervasa da un clima di gioia: siamo a metà del cammino di Avvento e l'esortazione a esprimere la felicità, la gratitudine, perché il Signore è alle porte, risuona nelle letture che introducono il Vangelo: la profezia di Sofonia e la pagina di san Paolo ai Filippesi. Sofonia, profeta minore, vissuto 6 secoli ca. prima di Cristo, si rivolge ad un popolo che aveva contaminato la purezza della fede con i culti pagani di matrice cananea e assira. Il profeta scrive negli anni della deportazione a Babilonia: tempo di grande instabilità politica, di grave crisi economica, disgregazione sociale, corruzione dei costumi, e crisi religiosa. Insomma, c'erano tutti gli ingredienti per abbandonarsi alla disperazione, attendendo la fine. Ma Sofonia reagisce e chiede ai suoi fratelli di non scoraggiarsi - letteralmente "non lasciarsi cadere le braccia" -; al contrario, lo scrittore ispirato esorta addirittura a levare grida di gioia, (perché) la salvezza è vicina! In verità da lì a poco, sarebbe sopraggiunta la liberazione, un fatto che colse tutti di sorpresa; un po' perché nessuno ci sperava più; si erano ormai assuefatti a vivere lontano da Gerusalemme,... Era l'inizio di quella che, secoli dopo, sarebbe stata conosciuta in tutto il mondo come la grande diaspora ebraica. Ma ciò che sorprese ancor di più il popolo di Dio fu il fatto che la liberazione arrivasse niente po' po' di meno che da uno straniero, il re di Persia, Ciro, un Messia sui generis venuto da lontano... Mentre riflettevo sulla profezia di Sofonia, mi è venuto in mente un altro passo biblico, tratto dal Vangelo di Matteo, nel quale Gesù esorta coloro che sono perseguitati e ingiustamente accusati a causa della fede, a rallegrarsi ed esultare, perché grande sarà la loro ricompensa nei cieli (cfr. Mt 5). San Paolo esorta i suoi followers ad essere sempre lieti e amabili; elegge addirittura l'amabilità a carattere distintivo di ogni cristiano. Gran cosa l'amabilità! una virtù rara, anche tra i cristiani; sono convinto che sia più facile amare che farsi amare... L'amabilità è frutto di un lavoro profondo, costante e mai finito su di sé, per addolcire le asperità del proprio carattere, per arrendersi agli affetti altrui, abbassando le difese, Beh, potrebbe anche essere una piacevole scoperta... in fin dei conti stiamo parlando di amore. Avete mai sentito parlare di serendipità? La serendipità, traslitterazione dall'inglese serendipity, è la capacità - o la fortuna? - di fare delle scoperte inattese, felici quanto casuali, mentre si sta cercando altro... Così l'enciclopedia Treccani definisce questo neologismo, usato specialmente in campo scientifico. Naturalmente chi è per sua natura - e anche per mancanza di coraggio - diffidente nei confronti delle novità, chi tende a programmare tutto, affetti compresi, per non avere sorprese, chi neutralizza la novità, riconducendola a un deja vu, non assaporerà mai gioie inaspettate, che premiano soltanto coloro che amano la sfida della ricerca, che rifiutano il tran tran del sempre uguale, che rinunciano ad avere (sempre) il controllo sui fatti e sulle persone,... Le parabole sul Regno dei Cieli, lo descrivono proprio nei termini di una scoperta fortuita (cfr. Mt 13). Mi rendo conto che il discorso sta prendendo una piega che esce dal seminato - la Parola della III domenica di Avvento -, peccato, il tema è sfizioso... Rientro nei ranghi e mi addentro nel Vangelo di Luca, capitolo 3: siamo sulle rive del Giordano, ove Giovanni il precursore stava battezzando. Colpisce la conclusione del racconto: "Con molte esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.": evangelizzare significa annunciare il Vangelo di Gesù; ma Giovanni neppure lo aveva incontrato, Gesù... come poteva annunciare il suo Vangelo? È verosimile che il verbo sia utilizzato da Luca in senso lato, in termini di annuncio di una nuova dottrina, talmente nuova e liberante che, tra gli ascoltatori (del Battista), molti pensavano che fosse lui il Messia atteso. Intuito l'equivoco, Giovanni immediatamente reagì, per dovere di onestà: "Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sa aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile.". E, a proposito di serendipità, chissà se per Giovanni fu motivo di gioia apprendere che Gesù non faceva niente di tutto ciò che aveva annunciato; al contrario, il figlio del falegname di Nazareth esortava i discepoli a non essere impazienti di separare il male dal bene, ma di attendere il ritorno del Signore: ci avrebbe pensato Lui, nel giudizio finale, a fare piazza pulita di tutti i delitti e gli scandali del mondo, così come il contadino separa il grano dalla zizzania, ripone il grano nei granai e brucia la zizzania nel fuoco (cfr. Mt 13,24-43). A meno che il Battista non si riferisse, appunto, all'avvento finale del Cristo... Evidentemente, neppure lui era preparato all'arrivo immediato (e non definitivo) del Messia. Un arrivo che colse tutti impreparati e sconcertò poveri e ricchi, gente comune e sacerdoti, maestri della Legge e politici, soldati e re. Alcuni furono positivamente impressionati - poveri, infermi, prigionieri,... -; altri si spaventarono, rifiutarono di credergli e decisero di metterlo a tacere, come si fa con una voce che canta fuori dal coro. L'originalità fa sempre paura, specie nella Chiesa dei benpensanti... E voi, meglio, e noi, che cosa preferiamo: un castigamatti che separi i buoni dai cattivi, gli onesti dagli imbroglioni, la brava gente dai cattivi,... alla maniera di Giovanni Battista; oppure il Gesù del Vangelo, con la Sua mitezza, la volontà indomita di donarsi anima e corpo, la determinazione a perdonare tutti e sempre, cominciando da quelli che non meritano alcuna pietà? Tra meno di 15 giorni sarà di nuovo Natale: e siamo nuovamente chiamati a meditare sulla differenza assoluta tra il pensiero di Dio e il nostro, tra le Sue attese e le nostre, tra la Sua assenza di pretese nei nostri confronti e le nostre pretese nei Suoi - e sono tante! -... Saremo in grado, quest'anno, di abbassare le difese per lasciarci amare, così come siamo, da Dio e dal prossimo? |