Omelia (25-12-2021) |
fr. Massimo Rossi |
Commento su Luca 2,1-14 Ogni bambino che nasce è una sorpresa... Ogni bambino che nasce è una promessa... Ogni bambino che nasce è un miracolo... Ogni bambino che nasce è un dono... Ogni bambino che nasce è un seme di pace... Ogni bambino che nasce è un trionfo della vita sulla morte... Questa notte un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio; il suo nome è Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace. La nascita di Gesù, secondo quanto annunciato dalle profezie, avviene in circostanze, diciamo, fuori da ogni schema e da ogni canone morale... Cominciamo dal censimento: il II Libro di Samuele (cap.24) racconta il censimento ordinato dal re Davide - siamo dieci secoli prima di Cristo - per conoscere il numero della popolazione e calcolare il potenziale militare a sua disposizione. A quel tempo, un censimento rappresentava un imperdonabile affronto contro Dio, perché ledeva le Sue prerogative: soltanto Dio, infatti, tiene i registri di coloro che devono vivere, o morire (cfr. Es 30,12ss). Per questo crimine, Davide era stato duramente punito dall'Onnipotente, non lui ma il suo popolo, con 3 giorni di peste: settantamila vittime tra gli Israeliti, il prezzo di questo atto di superbia commesso dal progenitore del Messia. La nascita di Gesù a Betlemme era stata resa possibile dall'ordine di Cesare Augusto di censire gli abitanti dell'Impero: dal momento che Giuseppe, lo sposo di Maria, era nativo di Betlemme, la piccola famiglia di Nazareth era stata costretta a raggiungere quel villaggio per farsi registrare là. Il secondo fatto che paradossalmente propiziò gli inizi della nostra salvezza fu il concepimento di Gesù avvenuto fuori dal matrimonio; ma di questo abbiamo già abbondantemente parlato, in occasione della solennità dell'Immacolata... Che il figlio di una ragazza madre si rivelasse Messia, non rientrava certo nelle aspettative del popolo di Dio e non favoriva l'accoglienza del Figlio del falegname; lo testimonia il rifiuto da parte dei compaesani, quando, a Nazareth, (Gesù) era entrato in giorno di sabato nella sinagoga, e aveva letto la famosa profezia di Isaia, concludendo: "Oggi queste parole si sono realizzate." (cfr. Lc 4,16-30). Per non parlare delle chiacchiere sull'onestà della madre che si erano subito diffuse; e, trent'anni dopo, i dottori della Legge ancora rinfacciavano al Nazareno di essere figlio di prostituzione (cfr, Gv 8,33).... Sia come sia, Maria diede alla lue il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c'era posto nell'alloggio. Non c'era posto: durante queste settimane di Avvento ci siamo chiesti se tra noi c'è ancora posto per Dio. Questa notte non è consentito abbandonarsi al pessimismo... sarebbe a dir poco indelicato e sporcherebbe il clima di gioia e di festa che vogliamo e dobbiamo alimentare, almeno stanotte e domani... Il problema del Dio assente - o non è forse più onesto parlare di assenza dell'uomo, assenza nostra all'appuntamento con Dio? - rimane e, volenti o nolenti, dovremo affrontarlo. Vi confesso che, soprattutto nelle relazioni con gli adolescenti e con i giovani in genere, si naviga a vista... nel senso che non è facile vincere l'indifferenza diffusa nei confronti di tutto ciò che richiama la Chiesa, la religione, la fede,... Stanotte, pero, siamo qui! a ricordare un fatto accaduto più di 2000 anni fa, un fatto che è motivo di grande gioia per tutti, credenti e non credenti... Certo, la fede fa la differenza anche a livello di gioia: la fede ci dà il diritto di gioire della nascita di Gesù non solo come un fatto raccontato e ascoltato, come se ne raccontano e se ne ascoltano tanti, ma, molto di più, come un fatto che ci riguarda in prima persona! ...perché Gesù è figlio nostro! Questo atteggiamento di gioia e di gratitudine perché ci è nato un figlio, e non un figlio qualunque, ma il Figlio di Dio, era anche l'atteggiamento dei pastori, unici testimoni del canto degli angeli e primi evangelizzatori in ordine di apparizione sulla scena evangelica. Da due anni ormai stiamo lottando contro una pandemia planetaria, alternando momenti di sollievo con altrettante ricadute nella paura... Siamo un po' tutti sulle montagne russe, e quest'altalenare di emozioni ci spiazza, smorza gli entusiasmi, tarpa le ali, istilla il veleno del cinismo e rischia di farci cadere nel fatalismo... Credo che almeno una volta sia capitato a tutti di sostare davanti ad un quadro, o un affresco tardo medievale, che ritrae la danza macabra; un girotondo di ragazzi e fanciulle in abiti eleganti che tengono per mano degli scheletri, e tutti insieme danzano... Intanto, fuori infuriava la peste. Era un modo, sano, di reagire alla paura della morte, riproponendo lo slancio, l'elettricità che scaturisce muovendosi al ritmo di una chitarra, di un flauto, di un liuto, di un tamburello.... È vero, nei nostri ambienti cattolici un po' "antichi" (?) non siamo granché ricettivi quanto a danza, almeno non in un contesto liturgico come questo. Posso dire? è un errore! Un po' più di verve nelle nostre assemblee non guasterebbe... soprattutto in questi giorni. Chi può capire, capisca... Buon Natale a tutti! |