Omelia (25-12-2021)
fr. Massimo Rossi
Commento su Giovanni 1,1-18

Buon Natale!
Questa notte abbiamo celebrato il Natale dei Bambini, leggendo il racconto di Luca (2,1-14), la storia della nascita di Gesù - il viaggio di Maria e Giuseppe fino a Betlemme, il dramma di trovare un ricovero per la notte, ove la ragazza potesse partorire suo figlio, e poi la mangiatoia, la visita dei pastori, i cori angelici, "Gloria a Dio nel più alto dei cieli!"... -.
Oggi celebriamo il Natale degli adulti, ascoltando il Prologo di Giovanni (1,1-18), che non racconta come avvenne la nascita del Messia, ma qual è il senso di questa nascita, il valore per l'umanità, la salvezza.

È trascorso un anno dallo scorso Natale, trascorso in lock down... la situazione è un po' migliorata, ma non ne siamo ancora del tutto fuori: è necessaria la collaborazione di tutti, per sconfiggere il virus; dobbiamo camminare tutti nella stessa direzione, e non solo in senso religioso...
"Intelligenti pauca."...

Già, camminare...
Nel racconto tratto dal Vangelo di Luca sono gli uomini a camminare verso Dio, che si è manifestato in quel bambino.
Invece, la pagina di Giovanni è concepita come il cammino di Dio verso gli uomini, nella persona del Verbo incarnato: tutti i verbi sono riferiti a Lui: è lui che stava presso Dio; per mezzo di Lui sono state fatte tutte le cose; è Lui che, come luce, splende nelle tenebre; è ancora Lui che viene fra la sua gente; è Lui che ci dà il potere di diventare figli di Dio; è Lui che si fa carne - Gesù di Nazareth - e, in questa natura, che è la nostra, ci rivela il volto paterno e benevolo di Dio.

Un altro aspetto importante del Prologo (al quarto Vangelo) è l'assenza di qualsiasi atteggiamento accusatorio (da parte dell'autore ispirato), nei confronti di quelli che non hanno riconosciuto (e non riconoscono) il Cristo. "Venne tra i suoi e i suoi non l'hanno accolto".
Al contrario, l'attenzione dell'evangelista è positivamente sbilanciata su coloro che hanno accolto (e accolgono) il Cristo. Di questi non tesse tuttavia le lodi, quasi fosse un merito accogliere Dio nella propria vita; ma (in essi) esalta ancora e sempre l'azione di Dio: "...ha dato (loro) potere di diventare figli di Dio, perché da Lui sono stati generati."
Come vedete, è sempre Dio che prende l'iniziativa, come nel paradiso terrestre raccontato dalla Genesi; è Lui che si muove verso di noi; ci viene a cercare, opera a nostro vantaggio. Questa è la salvezza!
A noi il compito di non opporvi resistenza, di arrenderci alla Sua azione, collaborando con ogni energia per non rendere vana la grazia che ci è stata data in Gesù.

Visto che il Vangelo cita l'opera di Giovanni il precursore, ebbene, neanche costui si arroga il merito di aver compiuto chissà quale prodezza... (Giovanni) "venne come testimone, per dare testimonianza alla luce, affinché tutti credessero per mezzo di lui.". Un testimone racconta semplicemente ciò che ha visto e sentito...
Del resto, la testimonianza è l'unica vera azione utile ed efficace che gli uomini possono (e devono) compiere nei confronti di Dio: riconoscere e annunciare la Sua presenza nel mondo e spendersi per intessere relazioni profonde e durature tra il Dio di Gesù Cristo e il mondo (degli uomini).
Ci abbiamo riflettuto la prima domenica di Avvento, quando ho ricordato la vocazione di ogni cristiano a rendersi conto di una duplice presenza, quella di Dio e quella del mondo: non il Dio dei filosofi, non il Dio dei dogmi imparati a memoria negli anni del catechismo; ma il Dio che si incontra sulla polvere delle strade - Dio tra noi, Dio con noi, Dio dentro di noi -.

Rendersi conto del mondo, dicevo, non del mondo teorico, ma di quello in cui siamo integrati (?), il mondo quotidiano, ordinario, che sta fuori dalla porta di casa nostra, ove abbiamo qualche possibilità di incidere, parlando, facendo cose, alimentando relazioni; parole, fatti e relazioni intrise dalla fede in Colui che per noi si è fatto uno di noi. Tra un istante lo reciteremo tutti a voce alta, chinando il capo in segno di adorazione...

Natale non è soltanto un punto di arrivo; né per noi, tantomeno per Dio!
È piuttosto un punto di partenza: per Dio, non certo il migliore che si potesse immaginare...
Punto di partenza anche per me, per noi, o di ripartenza, come scrive san Paolo ai cristiani di Filippi: "...dimentico del passato e proteso verso il futuro...".
Buon viaggio a tutti!