Omelia (25-12-2021)
padre Gian Franco Scarpitta
Il Verbo si è fatto... uomo d'oggi

Finalmente l'evento che tanto aspettavamo si realizza, la promessa si adempie la speranza diventa certezza definitiva: a Betlemme avviene ciò che umanamente parlano è assurdo e inconcepibile, ma che nella prospettiva divina non solo è possibile ma anche sapiente e illuminato: Dio si fa Uomo, la natura umana viene assunta dalla Persona divina del Verbo; Dio prende forma mortale e diventa uno di noi, anche se non cessa di essere Dio. Un avvenimento sconvolgente, che caratterizza una svolta nella nostra storia e che ci ragguaglia in modo sorprendente che quello che è indicibile per noi, è fattibile e concretamente realizzabile da parte di Dio. Chi avrebbe mai immaginato che l'Eternità potesse entrare nel tempo, che la Trascendenza potesse abitare nell'immanenza senza smentirsi, che il Necessario potesse divenire Contingente? Eppure è proprio così: il Tutto entra nel frammento e l'Infinito diventa finito e addirittura precario e questo avviene nella semplicità di fatti, luoghi e personaggi del tutto ordinari. Dio si fa uomo nel grembo di una giovane donna di paese, si affida alle cure formative di un semplice operaio e assume una dimensione sociale fra le più umili e dimesse di un determinato periodo storico, delineando anch'Egli, come tutti gli altri, il proprio albero genealogico.
Natale è quindi la Festa della scelta di Dio di non abbandonare l'uomo, ma di farsi egli stesso Uomo fino in fondo e per questo supera anche il fascino della creazione: che Dio abbia fatto tutto dal nulla e abbia disposto i tempi e le stagioni non è una novità nel congiunto delle culture e delle religioni; che Egli si sia fatto Bambino è invece una novità privilegiata in assoluto per noi, soprattutto perché la sua nascita nella carne lo identifica con tutti noi.
Come direbbe Romano Penna, "il Verbo si fece carne" corrisponde a che Questi si fece Ebreo. Cioè concreto e integrale nella sua umanità, radicato nel suo tempo e nella sua Nazione che attendeva nel Messia il riscatto sociale e politico tanto atteso e che Dio in Gesù di Nazareth soddisfa definitamente innanzitutto nel rinnovamento interiore dell'uomo voluto dall'avvento del Regno di Dio nelle parole e nelle opere dello stesso Cristo. L'incarnazione non è quindi un evento estraneo alla nostra vita, non è indifferente e avulso dai nostri problemi e non esula dalla realtà del quotidiano, ma si radica tutti i giorni nel vissuto umano stesso. Dio si è fatto uomo per essere veramente uno di noi, per vivere le nostre stesse angosce, per assumere le nostre sofferenze fisiche e morali, per avvertire la gioia, il dolore, la paura, per godere dei successi e dei traguardi raggiunti, per demoralizzarsi negli insuccessi e nelle difficoltà. Tuttavia anche se in tutto e per tutto Uomo, il Verbo Incarnato Gesù Cristo non cessa di essere Dio e in quanto tale si propone di elevarci per renderci partecipi della stessa vita divina, del suo stesso Amore di Figlio in eterna comunione con il Padre nello Spirito Santo. Attraverso Gesù, nello Spirito siamo condotti fino al Padre e in questo consiste l'opportunità che ci offre il mistero dell'incarnazione.
S. Agostino esclama: "Svegliati o uomo, per te Dio si è fatto Uomo perché noi diventassimo dei..."ragguagliandoci che di fronte alla nascita a Betlemme del Bambino divino occorre che abbandoniamo il torpore nel quale ci crogioliamo, quello delle nostre miserie morali, del vizio, della concupiscienza e dall'orgoglio che generano il sospetto e la cattiveria. L'amore smodato per il denaro è la radice di tutti i mali (1Tm 6, 7 - 10); in nome del profitto e del successo economico taluni si arricchiscono a discapito di altri, si accresce il divario fra poveri e ricchi, fra nazioni sviluppate e paesi sottosviluppati. Sempre il guadagno illecito e sfrenato ingenera odio, violenza e risentimento e queste devianze non mancano di recare danno anche a chi al denaro stesso si assoggetta. L'egoismo e l'indifferenza conducono a prevaricare sugli altri, generano sospetti e dissapori che si tramutano in ogni sorta di ingiustizia e disonestà.
L'irruzione della pandemia da coronavirus avrebbe dovuto quantomeno destarci da questo torpore con i suoi elementi costruttivi di umiltà e di ravvedimento; avremmo dovuto comprendere che non siamo bastevoli a noi stessi, che dovremmo operare congiuntamente almeno di fronte a queste situazioni globali di malessere e invece ci siamo rivelati immaturi ed egoisti anche nell'osservanza degli stessi provvedimenti antipandemici. Come possiamo pretendere la fine dell'incubo covid se tanti di noi omettono di fare la propria parte a proposito delle disposizioni atte a debellarlo?
Tutte queste forme di aberrazione si compendiano una sola prerogativa che è dannosa per la nostra stessa convivenza: il peccato. E' questa l'unica realtà umana che nella sua vita terrena Gesù, vero Dio e vero Uomo, ha sapientemente ricusato affinché seguendo le sue orme anche noi ne prendessimo coscienza per esorcizzarlo definitivamente dalla nostra vita. Eliminare il peccato, proporci un'alternativa migliore di vita, una nuova prospettiva di convivenza, questo è il vero scopo per cui Dio si è fatto uomo in Gesù. Per estirpare il peccato, non vi era altro procedimento più adeguato se non quello di farsi uomo lui stesso, perché solo diventando uno di noi poteva rispettare tutte le condizioni perché noi da uomini potessimo essere come Dio.
Farla finita con il peccato vuol dire comprenderne l'inutilità e la dannosità per noi stessi e per gli altri; prendere coscienza delle felicità solo passeggere e illusorie di cui esso è capace, rendersi conto che vi sono risorse più congeniali di felicità che risiedono nient'altro che dentro di noi, che si riscontrano nella gioia del dare più che del ricevere, nella serenità di cui l'umiltà e la semplicità di vita sono capaci molto più dell'arrivismo e della corsa al potere. Bandire il peccato dalla nostra vita equivale a comprendere che davvero esso rovina noi stessi e gli altri, convincersi che le vere risorse di vita sono quelle della fede, della speranza e della carità, grazie alle quali comprendiamo di essere stati raggiunti noi stessi da Dio perché possiamo portare Dio a tutti coloro che incontriamo.
Questa è appunto la gioia del Natale: Dio si è fatto uno di noi perché la gioia non possa essere solo di un giorno.
A tutti quanti Auguri sinceri e sentiti di Buon Natale.