Omelia (01-01-2022)
don Maurizio Prandi
Nessuno è escluso dall'amore di Dio

Siamo confermati, all'inizio di un nuovo anno, in una delle intuizioni che nella condivisione della Parola di Dio ci è stata consegnata: Dio ha a che fare con la non- linearità delle vite alle quali si rivolge, la non-linearità delle vite nelle quali chiede di essere accolto. Non soltanto Maria, non soltanto Elisabetta, non soltanto una situazione matrimoniale non regolare o una vita oramai avanti negli anni, ma addirittura una specie di affronto per i benpensanti: a ricevere per primi la notizia della nascita del Dio-Bambino sono quelli che la religione ritiene e considera i più lontani da Dio e che in realtà, si rivelano come i più vicini al Signore: i pastori.

Raggiunti dall'angelo che:

- dopo essere entrato (inutilmente visto il rifiuto di Zaccaria) nel Tempio durante il rito più importante (l'offerta dell'incenso)

- dopo essere entrato nella casa di Maria

- ora visita i pastori nel momento forse più duro del loro lavoro: la veglia notturna per non perdere nessuno dei loro animali.

E si muove qualcosa in loro un angelo e una luce accendono il desiderio di cercare Gesù, cercare e trovare Gesù. Sono proprio quelle vite, vite di persone non apprezzate, rifiutate, vite che vivono di delinquenza e di espedienti a dirci che l'amore di Dio è un regalo, un regalo per tutti: nessuno è escluso dall'amore di Dio. Questo pensiero è rafforzato da quanto ascoltavo da un biblista: i pastori erano considerate persone impure per la loro attività, erano considerati emarginati, erano esclusi come peccatori dalla religione, perché vivevano in una maniera al di fuori della legge, non potevano certo partecipare alle funzioni del tempio o della sinagoga. Si credeva che quando il messia sarebbe arrivato, li avrebbe castigati, li avrebbe puniti. Ebbene quando l'Angelo del Signore, (che è Dio stesso quando entra in contatto con gli uomini), si presenta loro, non li incenerisce nella sua ira, ma li avvolge della sua luce, cioè del suo amore.


I pastori sono i primi ad incontrare quel Dio che viene in silenzio, senza fare rumore, lontano da tutti, loro ai quali nessuno avrebbe dato ascolto trovano il bambino deposto in una mangiatoia. Mi immagino la scena e mi pare bellissima: i pastori arrivano e cominciano a raccontare e a dire del Bambino a Maria e Giuseppe che, rapiti e stupiti li ascoltano; mi sembra bellissima questa intuizione che ci siamo scambiati: Maria e Giuseppe sono aiutati dai pastori a capire qualcosa di Gesù, meglio. a capire qualcosa del Bambino, perché fino ad ora di un bambino si parla. Un Bambino che è (ha detto l'angelo), un Salvatore nato per loro: quindi non l'arrivo del giustiziere, quello che premiava i buoni e castigava i malvagi, ma del salvatore, e questa buona notizia sarebbe stata per tutto il popolo. E qui lo stupore, stupore perché, (traggo questo pensiero da una riflessione di A. Maggi), nella dottrina tradizionale, Dio castiga i peccatori. Come fanno a dire queste persone, (per di più si tratta di peccatori e impuri), che Dio li ha circondati, li ha avvolti del suo amore? Che bello: qui crolla quello che la religione insegnava di Dio: Dio infatti è la novità, è lo scandalo della misericordia, che sarà il filo conduttore di tutto il vangelo di Luca.


Ecco: Maria e Giuseppe sono stati visitati dagli angeli, ma per capire hanno bisogno degli uomini! E poi c'è questa scena bellissima che tornano glorificando e lodando Dio per un bambino deposto in una mangiatoia!!! Chissà cosa c'è da glorificare penserebbe il primo che passa di lì; eppure si, c'è questa sproporzione sempre, c'è questa semplicità che spiazza, ma i pastori, così lontani, così distanti dalla ritualità del tempio, glorificano e lodano un Dio che nasce proprio come i loro figli! Di più: vedono il Bambino in una mangiatoia, non in una reggia, non in un tempio, ma in una condizione che loro conoscono bene! Qui mi domando se io, prete, porgo Gesù in una condizione che la gente conosce bene oppure metto le persone in difficoltà, mi domando se come chiesa porgiamo Gesù in una condizione che i fedeli conoscono o complichiamo loro la vita.

Nella condivisione è emersa anche da una parte l'importanza del silenzio di fronte al mistero:

- anche Maria ha bisogno di mettere insieme le parole e gli avvenimenti cominciando di fatto un cammino che la porterà ad essere discepola che seguirà Gesù fin sotto la Croce. Meditando nel cuore letteralmente esaminando, interpretando, il verbo adoperato qui dall'evangelista indica cercare il vero senso di qualcosa.

Allo stesso tempo l'importanza di annunciare, raccontare, dire, glorificare, lodare, una parola ascoltata e una parola comunicata, scambiata, una parola che nel silenzio entra e grazie al silenzio viene rielaborata e poi restituita.


Forse questo è l'augurio più bello che possiamo farci in questo anno che sarà caratterizzato in particolare dal Sinodo, continuare ad ascoltare e a restituirci gli uni gli altri la Parola..., lasciarci dire di questo Dio-Bambino che nasce per dirci che si lascia raggiungere proprio nella condizione che ciascuno di noi meglio conosce.