Omelia (02-01-2022)
padre Antonio Rungi
In Cristo Verbo incarnato, noi tutti siamo diventati luce per gli altri

Al secondo giorno del nuovo anno 2022, siamo in pieno tempo natalizio, con il costante richiamo della parola di Dio al mistero del Verbo incarnato che celebriamo con data fissa il 25 dicembre di ogni anno. Oggi la parola di Dio di questa seconda domenica dopo Natale, ci invita a riflette sul tema della sapienza incarnata, che è Cristo, la parola di Dio, fatta carne nel grembo verginale di Maria per indicarci così il modo di intendere e vivere la vita nella prospettiva e nella dimensione di Dio che si è fatto bambino. Un bambino che come tutti i bambini del mondo, in carne ed ossa, appena nato non dice una parola, ma la sua vita dice tutto a partire da momento in cui viene alla luce, anzi viene concepito nel grembo di Maria Santissima. La prima lettura di oggi, tratta dal libro della Sapienza ci indica esattamente questo percorso ed itinerario di fede e di speranza nel Verbo fatto carme. La sapienza fa il proprio elogio, in Dio trova il proprio vanto, in mezzo al suo popolo proclama la sua gloria. Nell'assemblea dell'Altissimo apre la bocca, dinanzi alle sue schiere proclama la sua gloria, in mezzo al suo popolo viene esaltata, nella santa assemblea viene ammirata, nella moltitudine degli eletti trova la sua lode e tra i benedetti è benedetta, mentre dice: «Allora il creatore dell'universo mi diede un ordine, colui che mi ha creato mi fece piantare la tenda e mi disse: "Fissa la tenda in Giacobbe e prendi eredità in Israele, affonda le tue radici tra i miei eletti". Prima dei secoli, fin dal principio, egli mi ha creato, per tutta l'eternità non verrò meno. Nella tenda santa davanti a lui ho officiato e così mi sono stabilita in Sion. Nella città che egli ama mi ha fatto abitare e in Gerusalemme è il mio potere. Ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso, nella porzione del Signore è la mia eredità, nell'assemblea dei santi ho preso dimora». Il mistero del Natale è racchiuso in queste parole profetiche del libro sapienziale per eccellenza che oggi ci viene proposto come testo di riflessione iniziale della parola di Dio. Alla prima lettura fa eco il testo del vangelo di oggi che come quello della messa del giorno di Natale è il prologo del Vangelo di San Giovanni. Si ritorna oggi a ripercorrere tutto l'iter del Figlio di Dio, seconda persona della santissima Trinità, l'unica delle tre dell'Unico Dio, che ha assunto la natura umana e quindi ci ha rivelato la natura stessa di Dio. Il prologo di san Giovanni è sicuramente uno dei testi evangelici e biblici più letto, meditato, studiato ed applicato alla vita Trinitaria e alla vita cristiana, perché in questo testo scritto dell'evangelista teologo c'è tutto il cuore e l'esperienza del discepolo prediletto del Signore che ha potuto così fissare nel suo vangelo gli attributi di Dio che Cristo ha rivelato e che sono: eternità, onnipotenza, luce, creatore redentore, salvatore, perfetto uomo e perfetto Dio. Questa Dio che è tutto e in tutto non è lontano da noi, ma è vicino a noi, al punto tale che il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi. Una abitazione temporanea nel tempo previsto di portare a compimento l'opera redentiva, ma una abitazione stabilizzata in eterno nel suo Regno che non ha tempo, non ha limiti, non si restringe negli spazi ristretti del mondo e del contingente, ma che è aperto all'infinito e all'amore senza fine. Queste verità di fede hanno un evidente risvolto nella vita di ogni cristiano che nella sua libera adesione a Cristo deve pure comprendere qual è il contenuto della sua fede e come ci si deve rapportare ad esso in termini di coerenza e fedeltà. Nel testo del prologo la figura di Giovanni Battista citata in modo così esemplare ci può aiutare a comprendere in che modo noi dobbiamo rapportarsi al Messia, al Salvatore senza falsificare la sua identità ma riconoscendo per quello che Egli effettivamente è: la luce vera che illumina ogni uomo e a questa luce bisogna dare testimonianza con la propria vita. Ecco perché San Paolo nel brano della lettera agli Efesini di oggi ci invita a capire la nostra vocazione ed agire di conseguenza in base alla nostra identità di credenti in Cristo. Lui un sincero convertito, integerrimo assertore delle verità della fede cristiana ci ricorda "che Dio ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d'amore della sua volontà, a lode dello splendore della sua grazia, di cui ci ha gratificati nel Figlio amato".


La nostra carta di identità, il nostro biglietto di presentazione e se vogliamo in nostro green-pass della religione o il certificato verde della nostra speranza in Cristo sta in questo brano Cristologia pura e semplice. Partendo da questa identità spirituale ed ontologica di ogni cristiano, giustamente san Paolo, avendo avuto notizia della fede dei cristiani di Efeso nel Signore Gesù e dell'amore che essi nutrivano verso tutti i cristiani, qui definiti santi, continuamente rendo grazie per loro ricordandoli tutti nelle sue preghiere, affinché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, dia ad ognuno di loro uno spirito di sapienza e di rivelazione, al fine di ottenere una profonda conoscenza di Gesù Cristo. In poche parole conoscere, amare e servire il Signore, in quanto tutti coloro che sono venuti alla fede hanno acquistato un tesoro non in termini materiali, ma spirituali che nessuno potrà mai togliere a chi si immerge nella conoscenza approfondita di Cristo. E conoscere biblicamente significa amare e servire per essere degni della vita senza fine.