Omelia (19-12-2021)
don Maurizio Prandi
La scelta di Dio

C'è un'idea che è emersa durante la condivisione di mercoledì sera e mi piace partire da lì: Dio per manifestarsi si "infila" nelle condizioni e nelle situazioni più storte!

- Si manifesta non nella religiosa Giudea ma nella regione, sì perché Galilea significa semplicemente questo: regione, distretto, l'angelo va a cercare Maria a Nazaret in una regione senza nome.

- Non all'interno della vita degli uomini, che erano quelli che contavano, ma nella vita due donne in situazioni per nulla lineari: una che viveva nascosta data la sua condizione di "vergogna", e l'altra in una situazione moralmente irregolare, non sposata, solo promessa sposa, in attesa di un bimbo.

- Sono nate domande semplici, ma che mi piace ugualmente condividere: ma con tutte le famiglie regolari che ci saranno state, proprio su Maria e Giuseppe doveva posarsi lo sguardo di Dio? E almeno avrebbe potuto aspettare che si sposassero!

Bello anche che in Elisabetta, già avanzata in età come dice il vangelo, ci sia ancora spazio per ospitare lo spirito, perché il bambino che è in lei possa sussultare, balzare, danzare (come traduce qualcuno), di gioia. Questo fa domanda: quanto mi riempio la vita e non lascio spazio perché lo Spirito Santo possa entrare?

E poi ancora il correre di Maria; Maria è stata per Elisabetta l'angelo di Dio; Maria, adolescente, ha fatto il primo annuncio della venuta di Gesù ad Elisabetta: quanto ho da imparare dagli adolescenti, quanto ha da imparare la chiesa dagli adolescenti! Ancora: la sua fretta o meglio il suo andare in fretta, spinta, mossa dal desiderio di servire certo, ma forse ancora di più mossa dal desiderio di portare Gesù, il Figlio di Dio ad Elisabetta. Forse chissà, mossa anche dalla consapevolezza di essere così giovane e chiedere aiuto, consiglio circa la sua condizione. Un pensiero questo che è in piena sintonia con quanto papa Francesco ci proporrà ne messaggio per la giornata mondiale della Pace: la pace nasce dalla relazione e dal dialogo tra generazioni differenti: Elisabetta, la donna avanti negli anni e Maria, la ragazzina adolescente che chiede aiuto rispetto a quanto sta accadendo in lei.

La scelta di Dio aggiungeva qualcuno, Dio non sceglie luoghi importanti: Nazaret, villaggio insignificante, mai nominato nella Bibbia, in Galilea per di più! L'altro luogo neppure viene nominato: è in questi luoghi però che entra la salvezza grazie al sì di due donne; che bello allora sarebbe accogliere il Natale con lo stesso sguardo, la stessa fede di queste due donne. Maria entra in casa e viene benedetta, Elisabetta vede la sua fede: hai creduto! Parole importanti che suonano come un rimprovero per Zaccaria che a causa del suo dubitare è rimasto muto.

È proprio vero quello che dicevamo tempo fa, vero ed in continuità con quello che dicevo all'inizio: lo sguardo di Dio si posa sui piccoli, su Betlemme, la più piccola tra le città di Giuda, si posa su Elisabetta, una donna sterile e sulla cugina, Maria, poco più che una ragazzina.

La prima lettura ci dice che da ciò che è piccolo nasce il grande e celebrando la messa con i bimbi dell'asilo e le loro famiglie (oramai tre anni fa!) dicevo proprio questo guardando i quasi centoventi bimbi che i genitori ci affidano: soltanto prendendoci cura di chi è piccolo, soltanto prendendoci cura di chi è debole, soltanto prendendoci cura di chi è fragile ed è dietro di noi possiamo costruire un futuro che sia luminoso. Guardando i bimbi e le loro famiglie ero certo proprio di questo: il Signore compie grandi cose nelle nostre vite semplici, nelle nostre vite complicate, nelle nostre vite fragili, nelle nostre vite, se volete contraddittorie. Nasce lì, diciamocelo e diciamolo anche ai nostri piccoli con una vita, la nostra, che si deve aprire alla grandezza di Dio e del suo amore; viene esaltata la piccolezza questa domenica! Diventare piccoli non vuol dire diventare piccini, quella è un'altra cosa. La piccineria è chiudersi al sogno di Dio, la piccolezza è portarlo a compimento. È la fede di Maria ad insegnarcelo, ed è la consapevolezza di non essere soli in questo cammino. Maria, quando ha saputo dall'angelo della maternità di Elisabetta non si è sentita sola ed ha accettato quanto Dio le proponeva: una responsabilità che abbiamo come cristiani allora è anche questa, non far sentire soli gli altri nella loro lotta quotidiana: semplicemente esserci, come Giuseppe nella vita di Maria e Gesù, senza dire tante parole.

Ricorderete quanto Rosanna Virgili ci ha detto in Basilica tre anni fa: è la fede di due donne (non certo quella di Zaccaria che, pur essendo sacerdote, rimane muto nel tempio) a sbloccare la visita di Dio e Dio, che rimaneva confinato in un tempio, nel Santo dei Santi dove solo uno (il sommo sacerdote) poteva entrare, grazie all'incontro che abbiamo celebrato nel vangelo di oggi potrà raggiungere i confini estremi della terra. È la prima lettura di oggi che lo conferma: fino a quando partorirà colei che deve partorire... sarà grande fino agli estremi confini della terra. Lo sintetizzava proprio così Rosanna: dalla chiesa del tempio, chiusa lì, agli estremi confini della terra! E questo lo dobbiamo a due donne.

Stiamo pregando per il Sinodo della chiesa in queste domeniche e allora sono andato a rivedermi tutto il lavoro fatto tre anni fa e rimasto incompiuto: quello che i genitori mi hanno proposto, dice una grande sete di incontro, condivisione, accompagnamento; è necessario prendere nella maniera più assembleare possibile alcune decisioni e quanto ascoltato oggi ci consola: la Madonna ci insegna a non fare tutto da soli e il vangelo conferma che le donne agiscono sempre insieme, fanno alleanza. Si benedicono vicendevolmente Maria ed Elisabetta e ci dicono che fede ed amore sono giochi di squadra e che la donna è un principio comunitario. Il maschilismo invece porta all'opposto perché è un principio identitario che porta all'individualismo.

Dopo l'eccomi di Maria, celebrato pochi giorni fa, l'eccomi di Dio che ci racconta la seconda lettura; l'autore della Lettera agli Ebrei fa un'operazione di una bellezza unica: mette in bocca a Gesù le parole di un salmo, e lo fa in un momento particolarissimo della sua vita, il momento in cui prende una carne umana: eccomi: accetto di diventare uomo, solidale con tutti gli uomini!