Omelia (09-01-2022) |
CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie) |
Commento Is 40,1-5.9-11; Sal 103; Tt 2,11-14;3,4-7; Lc 3,15-16.21-22 Con questa domenica si chiude il tempo di Natale e la caratteristica che la distingue è che si tratta della terza teofania (manifestazione divina) dopo Natale e Epifania e in particolare quella relativa alla trinità. È inoltre una festa che richiama anche il nostro battesimo, cioè il nostro inserimento nella vita di Cristo e della Chiesa, evento particolarmente caro a papa Francesco che più volte ci ha invitato a ricordare la data del nostro battesimo. Con il battesimo diventiamo figli di Dio, ma nello stesso tempo dobbiamo diventare servi, cioè essere capaci in questo periodo di vivere il tempo del sinodo, che la Chiesa italiana ha lanciato come percorso, per una missione di rinnovamento, con due atteggiamenti, l'ideale (essere figli) e il reale (essere servi). Essere figli dà gioia ma nello stesso tempo ci impegna. Il tema che ricorre nelle letture di oggi è quello della salvezza. Isaia, nella prima lettura, invita i deportati di Israele a predisporsi alla riconciliazione: gridate che la tribolazione è finita e che Dio ha perdonato i peccati perché ha intravisto un segno di pentimento. Nella seconda lettura san Paolo ricorda al suo amico Tito che Gesù ha donato se stesso per liberarci dalle catene del peccato e ci invita a vivere nel mondo con un profondo senso di giustizia, di sobrietà e pietà. Dio stesso ci ha salvati con un'acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo, effuso su di noi in abbondanza per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro, per diventare eredi della vita eterna. San Luca nel vangelo ci racconta il battesimo che Gesù riceve da Giovanni e sottolinea il fatto che questo evento è il gesto che inaugura l'attività pubblica di Gesù e rivela il programma e lo stile della sua missione. La cosa che colpisce è che Giovanni Battista raduna in quel tratto di fiume i poveri, i disperati che vogliono purificarsi dai loro peccati e anche Gesù, Figlio di Dio, completamente privo di ogni tipo di peccato, si accoda a quella folla per immergersi e mescolare la sua vita con quella di ogni essere umano. Nessuno lo distingue, è uno come gli altri, ma è uno che vuole assumere su di se le colpe di coloro che erano con lui con il sacrificio della croce. "La Chiesa dei battezzati è molto simile a quella comunità di disperati che arriva al fiume Giordano con la voglia di convertirsi a miglior vita, pur partendo tutti dai propri limiti e peccati. La Chiesa nella quale il battesimo ci immerge è come la Via del Campo della canzone di Fabrizio De André, ricca di personaggi particolari, ma anche piena di vita e che ci insegna che è vero che dai diamanti non nascono fiori ma dal letame, cioè dalla vita vera, dalla condivisione e amore reciproco che ci sappiamo dare..., sì". (don Giovanni Berti). Il battesimo che abbiamo ricevuto ci chiama, come successe anche a Gesù nel Giordano, a realizzare il progetto che Dio ha per noi, giorno dopo giorno. Ma questo percorso richiederà tutta la vita per acquistare senso compiuto. Da qui l'invito che riceviamo dalle letture di oggi a essere perseveranti nella nostra missione, soprattutto per noi sposi che abbiamo ricevuto la vocazione di uno dei sacramenti del servizio, certi che i doni ricevuti nel battesimo ci aiuteranno a percorrere il cammino che Dio ha pensato per noi.
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