Omelia (16-01-2022)
CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)
Commento su Is 62,1-5; Sal 95; 1Cor 12,4-11; Gv 2,1-11

Con questa domenica ha inizio il tempo ordinario dell'Anno Liturgico, e le letture di oggi, soprattutto la prima e il vangelo, evidenziano il segno d'amore caratteristico non solo del matrimonio, che è la chiave di lettura di tutta la storia della salvezza.


Isaia infatti, nella prima lettura, ci parla del rapporto di Dio con il popolo d'Israele: c'è un cambio di situazione, ora diventa una storia d'amore e promette che la sua terra non sarà abbandonata, né sarà devastata, ma "sposata" dal Signore. Ci invita quindi a non lasciarci trascinare dagli eventi, ma a difendere con coraggio i valori, soprattutto quello della famiglia e a confidare nel Signore che, come ci dice il Salmo 95, è Lui che sorregge il mondo affinché non vacilli.


La seconda lettura si inserisce nella settimana ecumenica e nel cammino sinodale e san Paolo ci ricorda che il coraggio ci deriva dai carismi che ciascuno di noi ha ricevuto dallo Spirito Santo e che è tenuto a mettere al servizio di tutti, per il bene comune. Questo ci dice che la "famiglia di Dio" è composta da persone diverse, ciascuna con la sua ricchezza per il dono ricevuto e la sua originalità per edificare il bene comune.


Nel vangelo san Giovanni ci racconta la vicenda di una festa di nozze che avvenne nella città di Cana. A leggerla con attenzione però scopriamo che il contesto del matrimonio è un po' riduttivo, a parte il fatto che, collocando questo evento all'interno di una scena matrimoniale, san Giovanni può volerci dire che la famiglia è il luogo privilegiato dell'amore naturale, nella quale la presenza di Cristo è assicurata in modo singolare. In questo racconto i diversi personaggi interpretano le cose alla loro maniera, a cominciare da Maria che pensa al servizio, a Gesù che si piega alla richiesta della madre, ai servi che obbediscono senza capire, ma tutti operano e convergono, con idee diverse, alla gioia delle nozze: tutti devono collaborare.

Colpisce il fatto che gli sposi non sono neanche citati e che san Giovanni non presenta il cambiamento dell'acqua in vino come miracolo, ma come "segno", cioè non è un fatto che crea stupore, ma rimanda a qualcosa d'altro, che non si vede, che chiama in causa e chiede di provare a capire più in profondità il suo significato. Infatti il brano si chiude con "i suoi discepoli credettero in lui".

Altro aspetto è il dialogo tra Maria e Gesù che inizia non tanto come un ordine o richiesta di Maria, ma una constatazione che rivela preoccupazione: senza vino la festa si sarebbe trasformata in un fallimento.

Maria esorta i servi ad aver fiducia e a fare quello che Gesù dirà loro, è un richiamo al suo "Eccomi" detto all'angelo che le annunciava la sua missione. Il "vino buono" è il risultato ottenuto grazie all'attenzione di una mamma, alle indicazioni di un figlio eseguite silenziosamente dai servi. Possiamo vedere qui come la presenza di Maria nella nostra vita quotidiana, nella famiglia, nei momenti particolarmente difficili, non è affatto marginale, ma, come mamma, capisce i nostri bisogni e non si tira in dietro a chiedere al Figlio il vino buono, per permetterci di non interrompere la nostra "festa".

Altro aspetto che colpisce è che il "segno" raccontato da san Giovanni, come abbiamo detto in precedenza, rimanda a un evento più grande, quello del sacrificio della croce. Questo lo troviamo nelle risposte che Gesù dà a sua mamma, parole che possono apparire strane se prese come tali. La prima è "non è ancora giunta la mia ora". È il tema dell'"ora" caro a Giovanni e che troviamo in numerosi passi del suo vangelo, sino al cap. 17, dopo i discorsi d'addio ai suoi discepoli, quando dirà "Padre, è giunta l'ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te". Gesù chiama sua madre "donna", la chiamerà nuovamente con questo nome quando sulla croce le affiderà il compito di diventare madre dei suoi discepoli e quindi madre della Chiesa. Ultimo segno è quello del vino che si trasformerà nel dono del sangue stesso di Gesù nell'ultima cena.

Sono questi i motivi che ci portano a riflettere sul nostro amore, vissuto nel matrimonio, in famiglia, in comunità, nel contesto sociale, che trova radici in Dio stesso, che ha assunto questo amore come stile di relazione con le sue creature e che attraverso lo Spirito, come ci ricorda san Paolo, ci offre i carismi per viverlo nei migliori dei modi per realizzare il suo progetto e accorgerci, anche noi come Maria, nelle varie vicende della nostra vita quotidiana che chi ci sta accanto "non ha più vino".


Per la riflessione di coppia e di famiglia.

- Nelle difficoltà della vita cosa facciamo, ci diamo da fare secondo le nostre capacità o aspettiamo l'intervento degli altri o divino? Noi facciamo cosa possiamo fare (riempite le giare), anche se non capiamo, nella speranza che l'acqua si trasformerà in vino buono?

- Nelle varie situazioni della vita ognuno può avere un suo criterio di giudizio e una sua responsabilità: come riusciamo a gestirli?

- Proviamo a leggere questo brano nell'ottica della revisione di vita: cosa ci dicono l'attenzione di Maria, l'intervento di Gesù e l'agire dei servi ribaltati nelle vicende della nostra vita?


Don Oreste, Anna e Carlo - CPM Torino