Omelia (05-01-2022)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento s Gv 1, 45-49

Filippo trovò Natanaele e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaele gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi». Gesù intanto, visto Natanaele che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità». Natanaele gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l'albero di fichi». Gli replicò Natanaele: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio

Gv 1,45-49

Come vivere questa Parola?

Natanaele rappresenta il cammino di ogni persona che si apre alla grazia di Dio. Nella maggior parte dei casi Dio si fa conoscere attraverso delle mediazioni, e l'incontro con Lui avviene gradualmente: nel caso di Natanaele esiste la Scrittura come primo intermediario, in un secondo momento una persona concreta: Filippo, che condivide l'esperienza già fatta. Natanaele deve poi superare il pregiudizio che blocca la fiducia ("Da Nazareth può venire qualcosa di buono?..."), fino ad arrendersi di fronte all'evidenza che la sua vita è da sempre sotto lo sguardo di Gesù, anche quando ne era del tutto ignaro. La vita cristiana è un'illuminazione, la rinuncia a voler controllare tutto e tutti, un perdere se stessi per attingere alla "profondità della ricchezza, della sapienza e della conoscenza di Dio" (Rom 11,33).


Ci sono alcuni pregiudizi che nutriamo anche verso noi stessi: oggi mi propongo di metterne in evidenza almeno uno, per poterlo smascherare e poterlo convertire in benedizione, con la Parola di Dio.


La voce di un mistico

"Amare Dio significa spogliarsi per Dio di tutto ciò che non è Dio"

San Giovanni della Croce


Don Enrico Emili - enricoemili@tiscali.it