Omelia (09-01-2022)
mons. Roberto Brunelli
Gesù in fila con i peccatori

Abbiamo appena celebrato la festa dell'Epifania, che - va ricordato - non è la festa dei re magi. Epifania significa manifestazione; la festa -- dopo il Natale che celebra il fatto della nascita di Gesù -- vuole ricordare il perché egli è nato: non per restare nascosto, o per rivelarsi a qualche privilegiato, ma per farsi conoscere da tutti, perché tutti possano beneficiare di quello che il Figlio di Dio è venuto a compiere. Vuole manifestarsi: l'ha fatto con i magi, ma prima di loro con i pastori, e dopo di loro con i dottori nel tempio, e con i malati, e con i tanti altri di cui narrano i vangeli: ogni episodio è una epifania, come lo è la festa di oggi, con cui si celebra il Battesimo del Signore, cioè il fatto con il quale Gesù diede inizio alla sua vita pubblica.
Lasciata Nazaret, dov'era vissuto, per così dire, in incognito sino all'età di circa trent'anni, egli scese sulle rive del Giordano dove Giovanni Battista preparava le folle all'imminente arrivo del Messia. Giovanni riscuoteva tanta stima da indurre molti a ritenere che il Messia fosse proprio lui, e invece egli umilmente proclamò (Luca 3,15-22): "Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me" (vale a dire più grande, più importante), "al quale io non sono degno neppure di sciogliere il legaccio dei sandali: egli vi battezzerà in Spirito Santo".
Gesù non aveva peccati; non aveva dunque bisogno del battesimo che impartiva Giovanni; nondimeno, vincendo le resistenze di quest'ultimo, volle anche lui sottoporsi al rito. Alla luce di quanto è successo poi, si comprende il perché: mettendosi tra i peccatori, Gesù voleva significare che assumeva su di sé le loro colpe, per espiarle col sacrificio della croce.
L'episodio però dice anche altro. "Quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba, e venne una voce dal cielo: Tu sei il Figlio mio prediletto, in cui mi sono compiaciuto". Dietro queste parole (il cielo che si apre, la colomba, la voce dal cielo...) si intuisce la difficoltà di tradurre nel linguaggio umano un'esperienza ineffabile; si comprende tuttavia che vogliono esprimere una epifania. Questa, in particolare, è la manifestazione delle due basilari verità cristiane. La prima rivela la Trinità; la voce è quella del Padre, che si rivolge al Figlio, presente lo Spirito Santo: ecco l'unico Dio in tre Persone. La seconda è costituita dalla compresenza in Gesù della divinità e della umanità; l'uomo che esce dall'acqua è riconosciuto dal Padre come il suo amato Figlio: Gesù è uomo e Dio.
Una considerazione per gli uomini di oggi. L'adesione alla fede avviene con il battesimo: non quello dato da Giovanni Battista là sulle rive del Giordano, ma il nostro, da lui stesso preannunciato, il battesimo "in Spirito Santo", che poi effettivamente Gesù ha istituito ("Andate, fate miei discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo"). I due riti hanno lo stesso nome, ma tra essi corre un radicale differenza. Il battesimo di Giovanni era esclusivamente opera umana: chi si avvicinava al Battista per farsi versare da lui acqua sul capo, dichiarava di riconoscersi peccatore e di voler cambiare vita; poteva solo sperare che Dio accogliesse benevolmente i suoi propositi. Nel battesimo voluto da Gesù prevale invece l'opera di Dio, che per i meriti del suo Figlio cancella le colpe di chi glielo chiede. Di più: liberato dal male, il battezzato viene ricolmato della grazia di Dio, cioè della sua stessa vita: Dio può così compiacersi di lui, amarlo e adottarlo come figlio. Il cristiano può davvero vantarsi di essere figlio di Dio: figlio adottivo, ma pur sempre figlio, e come tale amato e invitato a condividere un giorno la vita stessa del Padre.
Figli di Dio! Se noi cristiani ricordessimo la dignità ricevuta con il battesimo, forse avremmo non poco da cambiare nella nostra vita.