Omelia (06-01-2022)
don Alberto Brignoli
Siamo Maghi, eppure abbiamo visto la sua Stella

Noi che viviamo oltre i mille metri di altitudine siamo fortunati per molte cose. In particolare, per il cielo, che non è come nei grandi centri urbani, offuscato dallo smog, dai fumi del traffico e dal cosiddetto "inquinamento luminoso". Qui, grazie a Dio, il cielo molto spesso è limpido, e si riesce ad apprezzarne la bellezza soprattutto di notte, quando si può contemplare una splendente luna piena o il cielo stellato, se la luna si fa nuova. È curioso, perché nei luoghi in cui, come la città, le luci e le vetrine dei negozi, le persone e le loro attività in continuo movimento, e i molti mezzi che circolano lungo le strade ci danno l'impressione (e pure l'illusione) che ci sia vitalità e quindi splendore, in realtà non si riesce, pur alzando lo sguardo verso l'alto, a vedere il cielo stellato e la luna splendente. Per rivedere le stelle, chi vive in città deve uscire, andare in luoghi isolati, in montagna, in aperta campagna, in riva al mare, dove più intensi sono il buio e il silenzio e dove di certo non abbiamo sensazione di vitalità. La città, con le sue luci sfavillanti e la sua frenesia, ci dà l'illusione di tante opportunità: lavoro, soldi, svago, moda, possibilità, incontri, anche un po' di potere in più rispetto ai piccoli centri di periferia, di campagna o di montagna. Chi lascia il proprio paese per andare in cerca di un'opportunità, seguendo la buona stella del proprio istinto e delle proprie aspirazioni, subito va in un grande centro urbano, e si informa su quali siano le possibilità di successo in quel nuovo contesto.
Fecero così anche "alcuni Magi venuti da oriente a Gerusalemme": entrati in città, erano convinti di incontrare lo scopo della loro lunga ricerca, fatta scrutando gli astri, laddove era ancora possibile osservarli guardando il cielo, ovvero in luoghi deserti. Ma appena entrano in una città, non vedono più la stella, la buona stella del loro istinto e dei loro sogni. Vedono solo il palazzo del potere, e vi entrano, convinti che lì la loro stella potesse tornare a risplendere; ma invano. Non ottengono nulla, se non di riuscire a turbare il re e, con lui, tutta Gerusalemme. E già: non viene turbato solamente il re, nel quale si concentra tutto il potere, ma anche la città, centro non solo amministrativo ma anche - e soprattutto - religioso, con la presenza del Tempio, luogo per eccellenza della presenza di Dio nella storia dell'umanità. Ma né sopra il palazzo di Erode, né sopra il Tempio, brilla alcuna stella. Allora i Magi (o chissà, forse erano dei Maghi nel senso classico del termine, e allora di sicuro turbavano la città, perché la loro professione divinatoria era ritenuta impura dalla religione giudaica) capiscono che non è il caso di rimanere lì, e che è bene che cerchino altrove la loro buona stella: del resto, la città ti dà l'illusione di vedere molte luci brillare, ma non ti permette di vedere le stelle, quelle vere.
È proprio il caso di uscire dal palazzo del potere: lì dentro, nessuno è interessato a una stella che risplende, perché i capi e i sacerdoti sanno perfettamente che il luogo in cui la stella del Re dei Giudei deve brillare è Betlemme, e dire Betlemme è dire un maleodorante luogo di stalle e pastori... A Gerusalemme, un villaggio come Betlemme non è mai interessato: ma adesso che questi esseri strani e un po' immondi sono venuti a turbare la quiete del potere, Gerusalemme si preoccupa di conservare gelosamente il dominio, e allora il re chiede ai Magi di "informarsi accuratamente sul bambino", sul nuovo re dei Giudei che è nato, "per venire ad adorarlo".
Ma chi ha nel cuore un de-siderio, come dice la parola stessa, "dal cielo" cerca la propria ispirazione. E la cerca là dove il cielo riesce ancora a essere stellato sopra l'umanità, e dove la legge morale vive ancora nel cuore dell'uomo. E allora, Mago divinatore o re Magio che sia, l'uomo che de-sidera esce dalla città, dal buio interiore in cui è immerso l'illuminato palazzo del potere, e torna ad alzare lo sguardo verso il cielo. Questo sguardo verso il cielo provoca nei Maghi reietti e disprezzati "una gioia grandissima", perché il buio e il silenzio permette loro di tornare a vedere la stella, che li precede e li conduce fuori, lontano dalla città, nelle campagne, tra i greggi e in mezzo ai pascoli, fino al luogo dove incontrano lo scopo della loro ricerca. E guarda caso, si tratta proprio di Betlemme, "l'ultima delle città di Giuda", della quale a nessuno gliene frega niente finché arriva qualcuno da Oriente a dire che lì sta nascendo un re alternativo, un rivoluzionario.
Ma a chi cerca il re da una vita, poco importa dove si posi la sua stella. E ai piedi di questa Stella che ha motivato lunghi anni della sua vita, tira fuori tutto il meglio di sé, la sua grande ricchezza: non solo l'oro dei beni materiali accumulati in tanti anni di lavoro, degno di entrare, ora, nella casa del re, ma anche l'incenso dello spirito che la luce della stella ha acceso e mantenuto vivo nei Maghi e che essi - uomini senza Dio, per i Giudei - ora depongono ai piedi di Dio; e poi la mirra, segno dell'umile natura umana, destinata alla morte come ogni cosa creata, ma anche prezioso profumo usato nella prima notte di nozze dalla sposa del Cantico dei Cantici, perché si giunge a scoprire Dio-Amore camminando, amore dopo amore, anche nel buio della notte.
E la storiella dei Maghi potrebbe terminare qui, una volta raggiunto lo scopo della loro ricerca: invece la vita continua, il cammino prosegue, e "per un'altra strada fecero ritorno al loro paese". "Per un'altra strada", sì: perché l'incontro con il Re-Dio-Sposo ti cambia la vita, e non puoi più tornare sui tuoi passi. Ti apre a un mondo nuovo, ti apre a qualcosa che Lui ha voluto e sognato per te, ti apre a una nuova missione.
Tutto questo può capitare a ognuno di noi, può capitare anche a te, se accetti di cercare Dio laddove il cielo sa ancora far risplendere la luce vera: non nell'illusione dei luoghi di potere, dove le luci sfavillanti del denaro, del successo, della moda, del piacere e del divertimento attraggono tutti per poi spegnersi e lasciare nel cuore dell'uomo una noia esistenziale, ma nel silenzio, nel nascondimento e nel buio dei luoghi isolati, laddove nessuno vuole andare, laddove spesso vive un'umanità che nessuno vuole incontrare, laddove non esiste gente che fa teorie e studi sul luogo della nascita del Messia, ma solo si preoccupa di ascoltare le voci degli angeli che annunciano la salvezza, e corrono a incontrarla. E chissà come mai, questo Messia si lascia trovare dai Maghi, da gente che - secondo i canoni della fede ufficiale - nel Messia non può affatto credere.
Dio - non ce lo dimentichiamo - non accetterà mai di abitare laddove c'è la luce del successo e del potere: sarebbe inutile, la sua luce non potrebbe risplendere, non sarebbe vista e contemplata da nessuno. La sua gloria, come ci ha detto Isaia, risplende dove "la tenebra ricopre la terra e nebbia fitta avvolge i popoli... Allora guarderai e sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore".