Omelia (09-01-2022)
don Maurizio Prandi
Un Dio leggero

Il vangelo di Luca ha una particolarità per quello che riguarda il battesimo del Signore: semplicemente non viene raccontato! Il popolo è stato battezzato e anche Gesù ha ricevuto il Battesimo. La sottolineatura che Luca fa non è tanto sul battesimo quanto sulla preghiera di Gesù e questo l'altra sera, durante la condivisione è stato notato subito, di più: Gesù, che spesso nei vangeli è presentato come uno che si ritira in preghiera qui è presentato come in un contesto per così dire pubblico!
In Luca, la preghiera contrassegna le tappe più importanti della vita di Gesù e qui contraddistingue l'inizio del suo ministero, cioè il primo atto pubblico di Gesù che viene raccontato è la preghiera. Mi pare bellissima questa sottolineatura che se volete avvicina ancora di più Gesù a noi perché ci viene presentato come un credente, come qualcuno che non da per scontato Dio e il suo rapporto con lui; anche Gesù come noi deve pregare, deve cercare, deve discernere la volontà di Dio!
Giovanni ha appena annunciato uno più forte di lui, che battezzerà in Spirito Santo e fuoco e invece Gesù ci rivela il volto di un Dio leggero, uno la cui unica forza è la condivisione. C'è questa scelta in Gesù: quella di condividere l'immersione nell'umanità di persone che hanno qualcosa da farsi perdonare; uno pensa che il posto del Figlio di Dio sia tra gente rispettabile ed esemplare e invece la sua è una vera immersione nelle acque. Don Angelo Casati fa notare come i vangeli sottolineino che quello di Gesù non fu un battesimo da isolato: "mentre tutto il popolo veniva battezzato" è scritto. Gesù condivide l'ansia di rinnovamento, di cose nuove, di aria nuova che aveva condotto il popolo a quelle acque nel deserto. E Gesù partecipa - non fa finta - partecipa a questa speranza che ha messo in cammino la gente. Partecipa, anzi sarà un artefice, sarà l'artefice di questa speranza (A. Casati).
Dicevo sopra un Dio leggero perché mi colpiva molto quello che veniva detto da Daniele durante la condivisione di mercoledì sera, che a proposito dei cieli aperti (Luca usa il verbo aprire e non squarciare come ad esempio fa Marco: anche qui la scelta di un verbo "leggero") si domandava che cosa è che apre il cielo nel nostro immaginario. Il cielo è aperto dal fuoco di un lampo, di un fulmine, qualcosa di violento, di molto forte, qui invece ciò che apre il cielo è lo Spirito che scende in forma di colomba. Mi piaceva molto, ci piaceva molto questo aprirsi "leggero", mite, dolce del cielo!
È bello che anche le letture oggi siano pervase da questa "leggerezza":

- la prima lettura nella sua seconda parte, tutta al femminile (non lo capiamo dalla traduzione ma si parla di annunciatrici), racconta di un Dio potente, che domina; ecco, ci viene da dire, il fulmine sta per essere scagliato da Dio e invece è un pastore che fa pascolare, che raduna con il braccio e non con il bastone (è più un abbracciare che altro), che porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente;

- e la seconda lettura ci parla ancora dell'amore di Dio che ci ama non perché siamo stati bravi o abbiamo eseguito bene il compito ma per la sua misericordia. È stato bene messo a fuoco questo sempre durante la condivisione: un padrone dà ordini, premia o punisce a seconda di come ci si comporta, ma Dio non è così, è amore gratuito. Il cielo non è più qualcosa di inaccessibile ma è aperto, ed è aperto per tutti, mica solo per Gesù che dice una volta di più che siamo amati senza condizioni, per come siamo.
Un altro segno di leggerezza o almeno io lo sento così è il luogo dove le persone si radunano e avviene il battesimo: al di là del Giordano, cioè al di là della frontiera della Giudea, al di là della frontiera dell'Impero Romano (L. Pozzoli). Doveva battezzare tutti Giovanni, ma proprio tutti e il popolo che si trova di fronte, il popolo che Luca ci dice essere in attesa, il popolo con il quale Gesù si mescola, non pare essere particolarmente scelto! È la prima apparizione di Gesù dicevamo e la scelta, a cui rimarrà fedele per sempre, è di grande leggerezza: non è Gesù, in compagnia dei potenti ma è al di là del Giordano, nel deserto, perché lì lo Spirito era sceso su Giovanni il Battista (ricordate la seconda domenica di Avvento) e non su chi aveva in mano le leve del potere. Gerusalemme è lontana e Gesù, per fare il suo ingresso in quella che chiamiamo la sua vita pubblica, non sceglie la gente che conta, la gente dei palazzi, del pretorio, del tempio ma coloro che sentono il bisogno di cambiare qualcosa nella propria vita, coloro che attendono, coloro che sono disposti ad aprirsi, a lasciarsi attraversare dalla leggerezza di Dio e del suo Spirito. Don L. Pozzoli scriveva che i Magi avvisati da un angelo non sono tornati a Gerusalemme, sembra quasi che anche a Gesù un angelo abbia suggerito di non andare là per cominciare la sua missione: non andare ora, perché il tuo posto è in un punto che, nella geografia del potere, si trova al polo opposto rispetto a Gerusalemme, si trova là dove c'è assenza di potere.
Un ultimo segno di leggerezza (ma potrebbero essere molti di più): Gesù è in preghiera, si è compiuto il movimento verso l'altro, il suo avvicinamento agli uomini e ora pubblicamente dice che c'è bisogno di un movimento verso l'alto, verso il Padre. Solidale con i peccatori ma non complice, solidale con i peccatori ma se Gesù si trova lì, è per mettere in rapporto, in relazione, quel mondo di miseria con la misericordia del Padre. E se non possiamo dire con certezza chi ode le parole: Tu sei mio Figlio, se soltanto Gesù o tutto il popolo, certamente possiamo dire che i cieli si, si sono aperti per tutti e non per uno soltanto e lo sguardo compassionevole del Padre è su tutti, non su uno solo! Da quel momento anche per ognuno di noi risuonano quelle parole nel giorno del nostro battesimo diceva Maria Stella e Maria Rosa concludeva: amati in modo speciale, singolare, irripetibile, per ognuno di noi Dio Padre ha il suo compiacimento.