Omelia (16-01-2022)
padre Antonio Rungi
Gesù a Cana compie il suo primo miracolo: l'acqua è cambiata in vino

Dopo il periodo dell'Avvento e di Natale ritorniamo nella liturgia al tempo definito ordinario. Oggi, 16 gennaio 2022, infatti, celebriamo la seconda domenica di questo tempo del Ciclo C dell'anno liturgico e al centro della nostra riflessione ci sono tre testi biblici che ascolteremo partecipando alla santa messa.

La prima lettura tratta dal profeta Isaia ci chiede di parlare con coraggio su alcune questioni importanti come quella della giustizia. "Per amore del mio popolo -scrive profeta Isaia- non tacerò". Non sarà omertoso sulle ingiustizie, sulla malvagità, sull'immoralità.

Quindi per amore del popolo bisogna avere il coraggio di denunciare, soprattutto coloro che hanno la responsabilità di guida a tutti i livelli e che non operano in modo giusto e corretto. Bisogna dire la verità ed indirizzare verso il bene il popolo di Dio e l'umanità. Coprire il male, le ingiustizie, tutto ciò che è negativo significa compromettersi con il maligno. Da qui la necessità di denunciare tutto ciò che non è retto agli occhi di Dio e che per amore della verità bisogna far uscire fuori per estirparlo in modo definitivo.


La seconda lettura, tratta dalla prima lettera di San Paolo Apostolo ai Corinzi, parla di carismi, cioè dei doni che il Signore ha fatto a ciascuno di noi, mediante i quali è possibile costruire una chiesa nell'unità, nell'armonia e nella effettiva collaborazione tutti i membri della stessa. Doni che, come ben sappiamo, ci vengono dall'alto e che dobbiamo mettere a servizio degli altri, senza alcuna presunzione di essere insostituibili e indispensabili. I nostri carismi sono in funzione del corpo mistico di Cristo, per cui dobbiamo dedicarci con tutte le nostre forze a servizio a del bene comune, portando il nostro contributo. In questo modo diamo una mano alla crescita della chiesa, dell'umanità e della socialità. D'altra parte, i carismi sono sempre finalizzati al bene e non certamente al male. Non a caso sono doni dello Spirito Santo e come tali mettono insieme le varie qualità personali per l'armonia di intenti, di progetti e di finalità da raggiungere mediante la professione dell'unica fede.


Passando al Vangelo di questa domenica, tratto da san Giovanni, esso ci informa di come, quando e come è avvenuto il primo miracolo di Gesù. Infatti Giovanni evangelista porta a nostra conoscenza quanto è successo alle nozze di Cana, dove una coppia appena sposata sta festeggiando insieme agli invitati, tra cui c'era Gesù, Maria e i discepoli del divino Maestro. Durante questo banchetto nuziale, proprio nel momento più importante del pranzo, viene a mancare il vino ai commensali.

Siamo in un pranzo di nozze e il banchetto nuziale è stato sempre interpretato come il banchetto eterno a cui partecipiamo in questo mondo con il ricevere la santa Comunione e quello eterno con l'ingresso nel regno dei cieli, con lo sperimentare la gioia e l'armonia e per tutta l'eternità. Da qui il valore eucaristico della trasformazione dell'acqua in vino.

Un ruolo importante ha la Madonna in questo miracolo. Ella intuisce con la sensibilità di donna e madre che quella coppia di sposi è in difficoltà già all'inizio del suo cammino matrimoniale. Maria vuole evitare ad essi una brutta figura, dato che i commensali sono immersi nella consumazione dei cibi e delle bevande. Ella si rivolge a Gesù e gli fa osservare che il vino è finito e gli sposi devono essere aiutati in quel momento di difficoltà. Ma Gesù invece di provvedere subito replica a sua madre con queste parole: "Donna che ci posso fare? Non è ancora giunta la mia ora". Se volessimo esaminare questa espressione potrebbe essere intesa come una presa di distanza di Gesù dalla richiesta della Madre. In realtà non è così. In questa risposta domanda c'è tutto un significato particolare che attiene al mistero e della rivelazione di Cristo all'umanità e soprattutto al mistero pasquale che verrà portato a compimento nella morte e risurrezione di Gesù.

Egli, infatti, con queste parole vuol dire che non è giunto ancora il momento della sua glorificazione.

Il primo miracolo di Gesù è chiaro invito a trasformarci in lui nel mistero della pasqua, che è passaggio alla vita nuova secondo lo spirito.

Non a caso la Madonna, più che mai certa che Gesù doveva e poteva intervenire per salvare quella famiglia, dice agli inservienti fate quello che egli vi dirà.

E infatti gli inservienti prendono sei giare, che stavano lì per le abluzioni, le riempirono d'acqua e le portano a Gesù. Dopo un attimo quell'acqua diventa vino e il miracolo della trasformazione, della modifica sostanziale diventa effettiva.

Il maestro di tavola non sapeva affatto quello che era successo, assaggiando il vino si congratula con gli sposi che, a loro volta, non erano a conoscenza di quando era successo per opera di Gesù, e quando si sentono fare i complimenti per l'ottimo vino servito alla fine del pranzo sono contenti. D'altra parte si sa e da sempre che tutti servono vino più scadente o annacquato alla fine dei pranzi, invece qui succede il contrario.

Cosicché il miracolo chiesto da Maria è ottenuto completamente e Gesù accontenta la richiesta della mamma, ben sapendo che non poteva mai dire di no a Colei che con il suo sì aveva permesso il suo ingresso, con la natura umana, nella storia dell'umanità.

Con il racconto di questo miracolo abbiamo la certezza che Maria Santissima è sempre attenta ai nostri bisogni e si fa portatrice delle nostre istanze presso il suo Figlio, ottenendo sempre da Lui ciò che è veramente necessario per noi. Sia questa la nostra preghiera oggi: "O Maria Madre dell'attenzione, Madre del discernimento dei bisogni dei tuoi devoti, presenta a Gesù le cose più intime del nostro cuore, della nostra vita, perché Egli possa concederci tutto ciò che è necessario per il nostro e altrui bene materiale e spirituale, come ha fatto alle nozze di Cana aiutando, a loro insaputa, due giovani sposi in difficoltà. Amen.