Omelia (16-01-2022)
fr. Massimo Rossi
Commento su Giovanni 2,1-11

Letture "nuziali", quelle della II Domenica del Tempo Ordinario: terminate le celebrazioni natalizie, il clima della festa, tuttavia continua con il Vangelo delle nozze di Cana.
Detto tra noi, questo clima di festa dovremmo "ricrearlo" ogni volta che ci incontriamo intorno all'altare, per celebrare il sacramento di Cristo... perché il Vangelo di oggi allude proprio al sacramento del corpo e del sangue del Signore, un cibo e una bevanda che non hanno eguali quanto a qualità e quantità (proprio come a Cana di Galilea).
Ai tempi di Gesù, una festa di nozze durava circa una settimana; potete immaginare quante scorte di cibo e di bevande le famiglie degli sposi dovevano provvedere per mantenere quei morti di fame degli invitati... è verosimile che episodi spiacevoli come quello raccontato dal quarto evangelista - e soltanto da lui! - non fossero rari. Ma non tutti potevano vantare la presenza del figlio del falegname! Dobbiamo rilevare che fino ad allora Gesù non aveva ancora compiuto miracoli: quello di Cana - lo dichiara lo stesso Giovanni al termine del racconto - rappresenta l'inizio ufficiale della sua vita pubblica; più precisamente, "l'inizio dei segni compiuti da Gesù".
Beh, possiamo dire che, come inizio, non c'è male! Salvare una festa di nozze sollevando dall'imbarazzo lo sposo non era cosa da poco! Un banchetto di nozze naufragato per mancanza di vino rischiava di restare negli annali della famiglia e dell'intero paese un'onta imperdonabile...
Maria sa che suo figlio può salvare la situazione: "Figlio mio, non hanno più vino!".
Maria non sapeva che i tempi di Dio non coincidono con quelli degli uomini...
Lo capì dalla risposta tranciant e apparentemente indelicata del figlio: "Donna, che vuoi da me? non è ancora giunta la mia ora.". L'ora di Gesù sarebbe venuta, sì, ma non subito.
L'ora di Gesù è l'ora della sua passione, quando il Nazareno, sempre durante un banchetto festoso, la cena pasquale, trasformerà non più l'acqua in vino, ma il vino nel suo sangue. E come, a Cana, Gesù salva una festa di nozze, in occasione dell'ultima cena, Gesù salverà tutta l'umanità...

Nonostante la rispostaccia ricevuta, Maria non si arrende, e allerta i servi: "Qualsiasi cosa vi dica, fatela.". Più chiaro di così... Qualunque cosa ci dirà il Signore, dobbiamo farla! ...ma proprio qualunque cosa? alla luce del Vangelo di oggi, sembra proprio di sì... e senza discutere!

Un altro aspetto di non poco conto, anzi due: la qualità e la quantità del vino miracoloso...
Tanto, e tanto buono da suscitare lo stupore nel maestro di tavola, il quale conosceva bene il menù e la carta dei vini - li aveva decisi lui! -... e vede servire un vero e proprio nettare degli Dei, quando ormai gli invitati erano praticamente ubriachi... Che spreco!!
Non solo i tempi di Dio sono diversi dai nostri - vedi sopra -; ma anche i gusti!
E poi, scusate, vi sembra che un vino servito niente po' po' di meno che dal Figlio di Dio, possa essere scadente? La mediocrità non piace a Dio... ricordiamocelo!

Il tempo a nostra disposizione è quasi terminato; restano tuttavia due particolari, almeno, che lascio alla vostra riflessione; l'autore ispirato non rivela l'identità dei due sposi: in realtà gli sposi si identificano più che dalla trama del racconto, dalla teologia ivi sottesa. I veri protagonisti del Vangelo di oggi sono Gesù e la Chiesa: per lei, il Signore versa il suo sangue, non solo una goccia, ma tutto; e, con il suo sacrificio, salva la Chiesa dalla rovina alla quale andrebbe certo incontro a motivo dei suoi peccati.
E' necessario rileggere il miracolo di Cana alla luce del Venerdì Santo: vedrete che tutto torna, e per fortuna. In altre parole, siamo noi i protagonisti delle nozze di Cana.

L'altro elemento - e su questo concludo davvero! - è la fede che il gesto miracoloso suscita nei suoi discepoli: del resto, non poteva essere che così. Il discorso è assai complesso e richiederebbe strumenti e tempo che noi non abbiamo. Tuttavia almeno un particolare lo voglio sottolineare: i discepoli non credono nel miracolo in quanto tale, i discepoli credono in Gesù; la fede non si può riporre in un fatto, o in una dottrina, ma sempre e solo in una persona.
Questo miracolo, in particolare, è legato alla persona del Cristo, in quanto non si tratta di guarire il cieco di Gerico, o di richiamare in vita l'amico Lazzaro.
L'apostolo che Gesù amava, scrive che a Cana, Gesù manifestò la sua gloria: sappiamo che per lui, per Giovanni, la gloria di Cristo coincide con il suo innalzamento sulla croce.
Pochi giorni prima del suo arresto, in occasione di una cena con i Dodici a casa di Lazzaro, Marta e Maria - ecco che ritorna il tema del banchetto -, il Signore dichiara: "«E' giunta l'ora - stavolta sì! - che sia glorificato il Figlio dell'uomo (...). Ora l'anima mia è turbata; e che debbo dire? Padre, salvami da quest'ora? Ma per questo sono giunto a quest'ora! Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L'ho glorificato e di nuovo lo glorificherò!». La folla che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Rispose Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me.»" (cfr. Gv 12, 20-32).
Rendiamo grazie a Dio!