Omelia (16-01-2022) |
padre Gian Franco Scarpitta |
Novità, gioia e salvezza Da poco si è celebrato il mistero dell'incarnazione e adesso siamo edotti dal fatto che con il suo Natale Gesù viene ad instaurare un nuovo ordine di persona e di prospettiva di vita sociale. Con Gesù avviene il "nuovo", l'innovazione definitiva che tocca innanzitutto il cuore dell'uomo per trasformare la persona fino in fondo, per raggiungerla nella sua intimità, mantenendo alterata la sua dignità. Quello che Gesù apporta è infatti il Regno di Dio, che "non è questione di cibo o di bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo"(Rm 14, 17); esso persiste nelle parole e nello opere dello stesso Gesù Cristo, nel suo messaggio e nelle sue azioni. La sua efficacia è apportare una novità assoluta nella vita dell'uomo, una trasformazione radicale che riguarda innanzitutto l'individuo e che irradia la sua portata nella società intera. La novità del Regno apportata da Gesù è garante di gioia e di pace sia in virtù dell'opera dello stesso Cristo, ma anche in ragione della nostra adesione e collaborazione. Novità, gioia e pace che vengono delineate già dal profeta Isaia nella Prima Lettura di questa Domenica, che descrive il compimento tanto atteso della "giustizia", che diventa un criterio nuovo per instaurare rapporti con Dio e con il prossimo: Dio ci rende giusti e su tale percorso ci invita a perseverare con lui e fra di noi. Alla giustizia è associata la salvezza, che consiste per il popolo di Israele nella liberazione dall'oppressione della schiavitù che era stata imposta dai popoli stranieri. Si parla di una nuova Gerusalemme, restaurata, ringiovanita e paragonata anche a una sposa "adorna per il suo Sposo". Un'espressione che adombra la figura della Chiesa voluta da Cristo per la salvezza universale e che vive della gioia dell'incontro perenne con il suo Signore. Anzi, la chiesa stessa è identificata come la Sposa di Cristo, unita esistenzialmente a lui nel vincolo della comunione sponsale che genera fecondità apostolica e di salvezza. Novità e gioia si rilevano notevolmente nella descrizione di quello che Giovanni chiama "il primo di tutti i segni operati da Gesù", quello della trasformazione dell'acqua e del vino, che a detta di non pochi esegeti ha lo scopo di fungere da "archetipo" o "simbolo" di tutti i miracoli da lui compiuti. Esso infatti non riguarda la semplice soddisfazione di un'esigenza culinaria indispensabile nel pieno di una festa; non vuole elevare Gesù al rango di un grande esibizionista operatore di portenti spettacolari. Piuttosto, questo intervento risolutivo per la gioia dei commensali a una festa di nozze, delinea il "nuovo" del Regno che Gesù è venuto ad apportare, la novità di vita che instaura con le sue parole e con le sue opere, la radicale trasformazione dalla schiavitù della legge alla libertà dei figli di Dio. Con Gesù si è affrancati da tutto ciò che prima ci occludeva e ci condizionava, si è elevati a una legge di libertà (Gal 5) che ci caratterizza come apportatori di gioia. E' risaputo che il vino nella dimensione giudaica era il simbolo principale della letizia del banchetto, l'elemento indispensabile per la festa e irrinunciabile per un banchetto sponsale dalla durata di nove giorni (tale era l'usanza ivi). Che Gesù tragga il vino dall'acqua destinata alla purificazione dei Giudei significa quindi che le antiche prescrizioni sono superate e adesso è subentrato il "vino" nuovo che è il contrassegno della gioia e della pace definitiva: Gesù Cristo Figlio di Dio. Egli è il vino con il quale si fa festa perenne nella novità di vita; Gesù è il luogo dell'incontro e della comunione continua dell'uomo con Dio e di tutti gli uomini fra di loro e per ciò stesso è il motivo della gioia perenne. |